venerdì 2 settembre 2011

'Fidel è morto', virus e paure tra i fili della rete Web


Roma, 1 set. (Adnkronos) - Frasi d'amore, bachi, cavalli di Troia e adesso l'annuncio della morte del 'Leader maximo'. La fantasia dei creatori di virus informatici continua a partorire nuove minacce che si dipanano tra i 'fili' della rete del web. 'Fidel Castro is dead' è solo l'ultima trovata dei pirati informatici pronti a mettere in crisi i computer di tutto il mondo. L'informatizzazione di sempre più aspetti della nostra vita, sia che questi coinvolgano il lavoro, il tempo libero, oppure l'archiviazione di ricordi della nostra vita, come foto, messaggi o pensieri, aumenta le preoccupazioni che queste si possano cancellare per mano di un qualsiasi 'malware'. Nonostante il picco di preoccupazione sia stato raggiunto la notte del 31 dicembre 1999, quando la paura per il cosiddetto 'Millennium bug' (non un virus ma un potenziale difetto informatico) gettò nel panico informatici, agenti di borsa e comuni cittadini, il livello di attenzione continua ad essere alto e il timore di contagio elevato.
Tutto ebbe inizio con Elk Cloner, creato nel 1982 dal programmatore americano Rich Skrenta allora quindicenne, che gettò scompiglio per la prima volta nel mondo degli informatici. Questa invenzione impiegò circa sei anni per invadere tutti gli Stati Uniti via floppy disk. Tempi 'biblici' rispetto alla velocità di diffusione a cui siamo abituati ora, almeno da quando internet riesce a connettere contemporaneamente una quantità tendenzialmente infinita di apparecchi.
E' stata proprio la rete ad avere permesso la rapida propagazione di 'I love you', il primo 'script' virus che, propagatosi tramite posta elettronica, mise fuori uso migliaia di computer in tutto il mondo. Ma fu il 2001 l'annus horribilis per la rete: 'SQL/Slammer' da solo infatti rese inutilizzabili quasi la metà dei server che reggevano la rete in quegli anni. Furono messi fuori uso i bancomat della Bank of America, e resi inutilizzabili sia il servizio di emergenza 911 a Seattle che le biglietterie e i sistemi per il check-in in numerosi aeroporti statunitensi.
Per quanto tutti i software infettivi vengano chiamati dai non addetti ai lavori virus, in realtà esistono notevoli differenza tra i veri e propri virus e altre tipologie di malware, come trojan, worm, dialer o spyware. A cambiare non è solamente la portata dei danni e dei problemi ma soprattutto il modo in cui essi si propagano e disturbano il normale lavoro del computer. Se infatti i 'worm' utilizzano preferibilmente la posta e creano rallentamenti al sistema, gli 'spywere' non sono altro che programmi che si annidano nei computer in maniera nascosta durante l'istallazione di programmi contaminati e che trasmettono informazioni private di navigazione facendole pervenire tramite Internet ad un'organizzazione che le utilizzerà per trarne profitto.
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giovedì 1 settembre 2011

Un’iniezione di virus per uccidere i tumori


Per la prima volta al mondo ricercatori canadesi hanno dimostrato che alcuni virus «oncolitici» aggrediscono le cellule malate ma non quelle sane
MILANO - I virus sono capaci di uccidere i tumori. Una ricerca, appena pubblicata su Nature, dimostra, per la prima volta al mondo, che un’iniezione di virus cosiddetti “oncolitici” provoca la distruzione delle cellule tumorali, senza “infettare” i tessuti sani. L’idea di sfruttare i virus per combattere il cancro non è nuova. Anni fa si era pensato di utilizzarli per stimolare il sistema immunitario ad aggredire le cellule cancerose. Poi i progressi della genetica hanno aperto una nuova prospettiva: modificare i virus in modo da spedirli direttamente sul tumore. È il caso dell'OncoVex, (un preparato costituito da virus dell'Herpes labiale) che ha dimostrato una certa efficacia nel melanoma, quando è iniettato all’interno della massa neoplastica.
POCHI EFFETTI COLLATERALI - I ricercatori dell’Università di Ottawa, autori del lavoro di Nature, invece, hanno pensato di somministrare i virus per via endovenosa, con l’obiettivo di raggiungere tumori diffusi in diversi organi. Lo studio ha coinvolto 23 pazienti, tutti con forme di cancro avanzato e diffuso, insensibili alle terapie standard. Ai pazienti è stata somministrata una singola infusione endovenosa di virus, chiamati JX-594, a cinque differenti dosi. L’obiettivo, in questo studio, era quello di verificare la sicurezza della cura, ma parallelamente sono stati valutati anche gli effetti terapeutici. I ricercatori hanno osservato che i virus si replicavano nei tessuti tumorali, ma non in quelli sani, e nei pazienti, che hanno ricevuto le dosi più alte, hanno visto anche una riduzione o una stabilizzazione della massa tumorale. La terapia era ben tollerata e gli effetti collaterali limitati a sintomi simili a quelli dell’influenza, che duravano meno di un giorno.
CONTRO IL VAIOLO - «È la prima volta nella storia medica – ha commentato John Bell dell’Ottawa Hospital Research Institute – che i virus, somministrati per endovena, si replicano in maniera consistente e selettiva nei tessuti neoplastici. Non solo, ma i tumori, infettati dai virus, esprimono anche geni estranei, veicolati da questi ultimi, che possono rappresentare un bersaglio di nuove terapie». Il virus JX-594 è derivato da un ceppo di virus del vaccino, quello utilizzato per la vaccinazione antivaiolosa, ha una naturale capacità di replicarsi nelle cellule tumorali e può essere manipolato geneticamente in modo da aumentare le sue proprietà anti-cancro. «I virus oncolitici sono unici – ha aggiunto Bell – perché possono aggredire il tumore in molti modi, hanno pochi effetti collaterali, a confronto con altri trattamenti, e possono essere “personalizzati” e adattati a diversi tipi di cancro». 
Fonte:
 Adriana Bazzi 
abazzi@corriere.it
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Ecco l'hamburger artificiale ma per ora costa 250 euro


Un team di studiosi olandesi sperimenta una carne "in vitro" prodotta a partire da cellule staminali di suini. Nelle intenzioni potrebbe sostituire gli allevamenti tradizionali contribuendo a ridurre le emissioni di gas serra. Ma c'è ancora tanto lavoro da fare, per ora l'aspetto non è dei migliori...

CARNE croccante, saporita, stretta tra due fette di pane e accompagnata da insalata, pomodori e patatine. Nell'immaginario collettivo un hamburger si presenta più o meno così. Per molti un piatto alla base di una cena in stile British, alternativa alla classica dieta mediterranea. Bene, tra qualche mese tutto ciò potrebbe costare caro: la somma da sborsare si aggira intorno ai 250 euro, circa 200 sterline. E' il prezzo che i ricercatori dell'Università di Maastricht, in Olanda, prevedono per il primo hamburger prodotto interamente in laboratorio. Potrebbe sbarcare sulle tavole mondiali tra meno di sei mesi e si appresta, secondo quanto scrive Mark Post 1, capo del team di studiosi olandesi, sul News Scientist magazine, "a diventare l'unica scelta per i consumatori".

Ma l'aspetto non è dei migliori. La "carne in vitro" è prodotta a partire da cellule staminali di suini alimentate con siero proveniente dai feti dei cavalli. Le strisce di muscoli create sono poi attaccate a fasce di velcro che le allungano per garantirgli la stessa costituzione ed elasticità della carne vera. Al momento, però, gli esperimenti non sembrano dare i frutti sperati e la carne artificiale appare ben diversa da quella tradizionale derivata da un normale processo di allevamento e macellazione: il tessuto è lungo circa 2 centimetri e mezzo e largo meno di uno, è di colore biancastro e tutt'altro che croccante. "Il colore chiaro è dovuto alla mancanza di sangue e alla scarsità di mioglobina, proteina che contiene ferro", si sfoga Post. E aggiunge: "Stiamo cercando dei modi per aumentare il livello di mioglobina per far sì che la carne in vitro assuma un colore naturale".

Dodici mesi per migliorare. L'obiettivo del professore è arrivare al primo hamburger creato in laboratorio al massimo tra un anno. Una volta avviata una linea di produzione stabile, infatti, i vantaggi potrebbero essere cospicui: a parte costi e tempistiche minori, il taglio degli allevamenti porterebbe a una diminuzione di miliardi di tonnellate di gas serra e un consumo di terra inferiore di quasi il 99 per cento. Per non parlare poi del fatto che l'aumento popolazione mondiale metterebbe a rischio la capacità delle fattorie di produrre una quantità di carne sufficiente per il fabbisogno delle persone, rischio potenzialmente evitabile proprio grazie allo sviluppo di un mercato artificiale di carne di vitello, suino, pollo e tacchino.

Gusto misterioso. A parte l'aspetto, poco o nulla si sa del gusto della carne: regolamenti molto rigidi impediscono di consumare tessuti sviluppati artificialmente a partire da prodotti animali. Esperti dell'Università di Amsterdam auspicano di risolvere il problema creando un nutrimento sintetico, capace di garantire alle cellule staminali tutto ciò di cui hanno bisogno per crescere. Per Helen Ferrier, dell'Unione Nazionale degli allevatori inglesi, "l'allevamento tradizionale è sostenibile ed efficiente, in grado di soddisfare i bisogni della popolazione e offrire benefici all'ambiente, al paesaggio e all'economia rurale". Ma Post insiste: "Nulla fa sperare che le vecchie tecniche di allevamento possano sopravvivere nei prossimi anni". E intanto nel 2012 scade il premio di un milione di dollari offerto dalla Peta, associazione per il trattamento etico degli animali, al primo ricercatore che avesse immesso sul mercato carne artificiale. Resterà senza vincitore?
( La Repubblica )
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Sky Go, dal satellite al tablet

La programmazione Sky sdoppia i propri canali di trasmissione affiancando l’offerta satellitare a quella online su tablet. La novità prende il nome di Sky Go e l’offerta è riservata unicamente a chi è già un abbonato Sky. Il che, per certi versi, sembra essere una soluzione in grado di aggirare con agilità i limiti che l’App Store impone a livello di acquisti in-app.
Sky Go è una applicazione messa a disposizione da Sky Italia per accedere a 19 canali specifici: SkyTg24, SkySport24, SkyUno, SkySport1, SkySport2, SkySport3, SkySportExtra, EuroSport, SkySuperCalcio e l’insieme dei canali SkyCalcio («Gli incontri in diretta di tutta la Serie A e del Calcio Internazionale con il meglio di Premier League, Liga Spagnola e Bundesliga»). L’attivazione è semplice: è sufficiente scaricare l’app da App Store e quindi attivare il servizio dal proprio account Sky per ottenere l’autorizzazione all’accesso.
Il prezzo di Sky Go è pari a 7 euro/mese, ridotti a 3 euro per le utenze Multivision o Home Pack. Fino al 31/12 il servizio è offerto a titolo gratuito. Il pagamento del servizio non è però assoggettato, almeno in teoria, all’obolo del 30% dovuto ad Apple per gli acquisti contratti su App Store. Questo poiché il download dell’applicazione è gratuito, mentre l’attivazione del servizio è qualcosa che viene operato all’esterno del marketplace ed in completa autonomia rispetto a quanto presente sull’applicazione stessa (inutile ai fini dell’accesso finché il tutto non è attivato dal pannello di gestione su Sky.it).
L’applicazione è al momento disponibile soltanto su App Store e soltanto per iPad, offrendo così al tablet Apple l’esclusiva momentanea sul servizio.( Fonte SKY )
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Gravi rischi per ambiente polare da trivellazioni nell'Artico


Roma, 31 ago. (Adnkronos)- Teme "gravi rischi per i ghiacci e per l'ambiente polare" dalle trivellazioni per la ricerca del petrolio in Artico il direttore del Dipartimento Terra e Ambiente del Cnr, Enrico Brugnoli, che, raggiunto telefonicamente dall'ADNKRONOS nella base del Consiglio nazionale delle ricerche 'Dirigibile Italia' di Ny-Alesund, nelle isole Svalbard, nel Circolo polare artico, commenta così la notizia dell'accordo tra il gigante petrolifero russo Rosneft e il colosso americano Exxon che apre alla ricerca di nuovi giacimenti di petrolio anche al Polo Nord.
"Già il particolato è causa dello scioglimento dei ghiacci artici, figuriamoci quali danni potrebbero avvenire da versamenti di petrolio" afferma lo scienziato del Cnr. "Comprendo pienamente l'esigenza di approvvigionamento energetico ma -aggiunge Brugnoli- le trivellazioni, che rappresentano interessi economici e politici, possono rappresentare anche un pericolo forte per quest'area".
"Qui -sottolinea lo scienziato- ci sono iceberg importanti, l'Artico, i ghiacci polari sono una grande risorsa d'acqua per il pianeta. Non è la stessa cosa trivellare in Artico rispetto alle attività petrolifere fatte in oceano aperto o in Adriatico".
"Si sa che qui in Artico -continua Brugnoli- possono esserci riserve petrolifere importanti ma le piattaforme e le attività petrolifere vanno fatte in estrema sicurezza, nella piena tutela dell'ambiente, e le ultime sciagure lasciano pensare sulla sicurezza delle tecnologie attuali".
"I Poli -ricorda Brugnoli- sono la cartina al tornasole dei cambiamenti climatici, noi siamo qui per studiare come evitare lo scioglimento dei ghiacci, come tutelare questi ambienti".
"Il Cnr -afferma ancora Brugnoli- è qui in Artico per finalità di ricerca scientifica e tenere alta la presenza italiana nel Consiglio Artico come membro. I ghiacci si sciolgono e aprono così nuovi interessi sul fronte dei trasporti e sul fronte energetico".
"I ghiacci -ribadisce lo scienziato del Cnr- si stanno sciogliendo e su questo non c'è dubbio. Ora tutta la comunita' internazionale, tranne gli Usa, sta studiando questi fenomeni e le loro conseguenze per la vita sulla Terra".
Brugnoli riferisce quindi la recente "installazione di una nuova torre italiana di ricerca in Artico". "Ci sono 20 Paesi presenti in quest'area e l'Italia -continua ancora- ha forti rapporti con Norvegia, Corea, Inghilterra e Francia" nel campo della ricerca scientifica". "Va bene la ricerca petrolifera ma -sottolinea ancora- va tutelato l'ambiente". Proprio in questi giorni l'Ambasciatore italiano in Norvegia, Antonio Bandini, è in visita presso la base del Consiglio nazionale delle ricerche nelle isole Svalbard, nel Circolo polare artico.
Una visita voluta per ribadire che per l'Italia, ha detto Bandini, "è essenziale essere presenti nell'Artico nel momento in cui il grande Nord è al centro dell'attenzione politica internazionale su temi fondamentali quali i trasporti marittimi, la tutela ambientale, lo sfruttamento delle risorse energetiche". E, "in conseguenza dei rapidi cambiamenti climatici e ambientali, -conclude Brugnoli- la necessità di studiare in particolare il sistema Artico con un approccio integrato multidisciplinare è sempre più stringente".
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I vip si mobilitano per la Rainbow Warrior

Roma, 1 set. - (Adnkronos) - Abiti, biglietti riservati per i concerti, oggetti autografati, opere d'arte e anche una cena con il tuo beniamino: i personaggi famosi di tutto il mondo si mobilitano per salvaguardare il pianeta. Con un'asta on line i vip contribuiscono alla costruzione della Rainbow Warrior III, la nuova nave ammiraglia di Greenpeace, che sarà varata ufficialmente ad ottobre, in concomitanza con il 40esimo anniversario dell'Organizzazione. (FOTO)
In partnership con CharityBuzz, una casa d'aste specializzata nel no-profit, l'asta rimarrà online fino alla fine di settembre su http://www.charitybuzz.com/greenpeace. Tra gli oggetti per i quali si può fare un'offerta anche la possibilità di incontrare dal vivo il calciatore Leo Messi allo stadio di Barcellona, due biglietti vip per il concerto di Paul McCartney negli Stati Uniti, opere d'arte di Picasso e Damien Hirst, una cena con l'attrice Lucy Lawless e vari oggetti autografati appartenuti a Helena Bonham Carter, Jake Gyllenhaal, Helen Mirren e molti altri.
Tra le celebrities italiane coinvolte nell'iniziativa ci sono Laura Pausini, Claudia Gerini, Sandra Ceccarelli, Andrea DeCarlo, Beppe Grillo e Giovanni Soldini che hanno donato capi di abbigliamento firmati, oggetti autografati e premi vinti.
La Rainbow Warrior III è la prima nave della flotta di Greenpeace ad essere costruita specificamente per venire incontro alle particolari esigenze dell'organizzazione ambientalista e avrà un ruolo essenziale nella lotta e nella prevenzione dei crimini contro l'ambiente.
La nave è dotata delle più avanzate tecnologie per minimizzare il suo impatto ambientale e di un rivoluzionario sistema di velatura che le permetterà di contenere al minimo l'utilizzo di carburanti e quindi la sua impronta energetica.
"Contribuire alla costruzione della Rainbow Warrior III è un'occasione per ciascuno di noi di essere parte della storia e di decidere che genere di futuro vogliamo lasciare in eredita' ai nostri figli. Sono orgogliosa di far parte dell'equipaggio che contribuisce alla costruzione della nave" commenta Lucy Lawless a nome di tutte le celebrities coinvolte nel progetto.
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mercoledì 31 agosto 2011

Dal corallo la pillola che protegge dai raggi UV


Milano, 31 ago. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Liberi dalla schiavitù della crema solare, da spalmare a più riprese, per una tintarella sicura. Il sogno di ogni 'sun addicted' potrebbe presto diventare una realtà. In formato pillola. Un gruppo di scienziati britannici ha infatti carpito il segreto del corallo e il modo in cui si protegge dai raggi ultravioletti. E queste informazioni potrebbero essere cruciali per inventare una 'pillola schermo' miracolosa: una compressa garantirebbe una protezione lunga settimane, mandando in soffitta non solo la crema solare, ma anche gli occhiali da sole, perché a beneficiare dello scudo sarebbero pelle e occhi. La pillola, ipotizzano gli scienziati del King's College di Londra, impegnati su questo fronte, sarebbe in grado di tagliare il rischio di cancro e di tenere a bada le rughe. Nel giro di 5 anni potrebbe essere testata sull'uomo ed entro un decennio sbarcare sul mercato a prezzi anche economici.
I ricercatori si sono ispirati a campioni di corallo raccolti nella Grande barriera corallina australiana. E' infatti noto, spiegano gli esperti, che gli organismi marini che vivono in acque poco profonde hanno dei meccanismi di difesa dai raggi solari e si ipotizza che questa protezione derivi da un composto di alghe che abita al loro interno.
Gli scienziati hanno raccolto corallo durante immersioni notturne e poi l'hanno esposto al sole e hanno osservato il meccanismo di costruzione della protezione solare al lavoro, scoprendo che il corallo si crea il suo scudo, la propria 'crema solare' a base di alghe.
"In pratica abbiamo visto che il composto di alghe viene trasportato al corallo, il quale lo modifica trasformandolo in un filtro a beneficio sia del corallo stesso che delle alghe", spiega Paul Long, uno dei ricercatori che ha condotto lo studio. Gli scienziati hanno infine notato che il corallo non è l'unico a mettersi al riparo dai danni dei raggi ultravioletti. "Anche i pesci che si nutrono del corallo - assicura Long - beneficiano di questa protezione solare".Quando i pesci 'banchettano' con il corallo, l'amminoacido con le proprietà di filtro solare entra nella struttura della pelle e degli occhi proteggendoli.
Ora i ricercatori sono vicini a riprodurre questo amminoacido in laboratorio. "Ed è plausibile che assumendolo in versione pillola arrivi alla pelle e agli occhi esercitando la sua capacità protettiva", ragiona Long. "Nulla di simile esiste in questo momento".
Prima che la compressa sbarchi sul mercato, si dovrà procedere con una lunga serie di esami tossicologici, ma 5 anni dovrebbero bastare. Poi potrebbe essere messa in commercio. Lo studio, finanziato attraverso il Biotechnology and Biological Sciences Research Council, è stato condotto con ricercatori australiani e statunitensi e potrebbe avere anche altre applicazioni: potrebbe per esempio essere utile per creare grano e patate con 'scudo anti-sole' incorporato, in grado di crescere anche in Paesi moto caldi.
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L”iPhone” cinese dal prezzo accessibile


Shangai - Il nuovo smartphone lanciato dalla cinese Xiaomi Technologysi prepara a fare concorrenza all’iPhone di Apple. La Xiaomi ha indetto una conferenza stampa riprendendo lo stile di Steve Job per la presentazione dei prodotti della Apple. La forma ed il design scelti dalla casa cinese assomigliano molto al famoso “melafonino” della Apple .
Il telefono costerà 2000 yuan (circa 200 euro) contro i 5000 yuan (circa 500 euro) dell’iPhone 4. Lo smartphone cinese ha come sistema operativo MIUI, versione modificata e personalizzata di Android 2.3 creato da Google. 
L’ultimo prodotto lanciato dalla Xiaomi è caratterizzato da un processore dual core da 1.5 ghz, un giga di ram, un display multitouch da quattro pollici, fotocamera da otto megapixel, batteria da 1930 mAh ed un peso di 150 grammi.
Gli unici due prodotti sul mercato che vantano caratteristiche simili sono il Samsung Galaxy S II e l’LG Optimus Dual, che però hanno un prezzo che si aggira intorno ai 500 euro.
La presentazione del cellulare della Xiaomi in stile Apple : 

Secondo alcuni dati resi noti dall’azienda di consulenza Analysis International, in Cina, solo nel secondo trimestre dell’anno, sono stati venduti oltre 16 milioni di smartphone, registrando un aumento del 7,5% rispetto ai tre mesi precedenti. Secondo le previsioni il numero degli smartphone venduti per la fine dell’anno potrebbe raggiungere i 95 milioni. 
Il video illustra le caratteristiche dello smatphone Xiaomi:

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martedì 30 agosto 2011

Voglia di bunker. Tra guerre e Maya verso la fine del mondo


Roma, 29 ago. (Adnkronos) - Mentre le foto dei bunker di Gheddafi stanno facendo il giro del mondo, in Italia c'è chi il suo bunker se lo sta costruendo, in gran segreto e pagandolo profumatamente. Certo che la situazione politica della Libia non è delle più tranquille e il raìs ha voluto correre ai ripari, ma anche gli italiani hanno le loro preoccupazioni tra cui, secondo gli addetti ai lavori, l'imminente fine del mondo fissata, secondo il calendario Maya, al 21 dicembre 2012.
Cosa accadrà allora, lo sapremo tra circa 480 giorni, ma nel frattempo la profezia si sta già traducendo in un affare colossale per i costruttori di bunker e rifugi di tutto il mondo. In barba alla crisi generalizzata. La Matex Security di Pontedera, azienda attiva nel settore da 20 anni, ha visto addirittura "triplicare le richieste rispetto al 2009, e la profezia Maya c'entra eccome", dichiara all'Adnkronos il titolare, Leonardo Remorini. I suoi clienti "sono commercianti, industriali e anche parlamentari - aggiunge - al momento stiamo costruendo un rifugio sull'Appennino, uno in Toscana, uno nella zona delle colline di Asti e uno per un industriale romano che ha venduto casa al mare per farsi il bunker in montagna".
Di più non è dato sapere, perché la collocazione dei bunker è top secret, ma normalmente vengono costruiti in collina o in montagna. La sicurezza, poi, non ha prezzo, nel vero senso della parola. "Noi lavoriamo come i sarti, su misura - aggiunge Remorini - Il prezzo finale dipende quindi esclusivamente dalle disponibilità e dalle richieste del cliente. Possiamo fornirgli qualsiasi tipo di comodità perché là dentro ci potrà stare anche 50 anni".
Invece, secondo Nello Di Savio, consulente ed esperto in tecnologie investigative, non è la profezia dei Maya a far paura agli italiani, ma minacce più concrete. "Gli italiani - dice - vogliono costruirsi il bunker perché sono convinti che tanto prima o poi qualcosa succede", spiega all'Adnkronos. Sarà, ma l'azienda per cui lavora ha il nome evocativo di Bunker2012, e sul sito campeggia il countdown di "quanto ci resta" che calcola puntualmente quanto manca alla fatidica data predetta dai Maya. Forse è anche per questo che ricevono dieci richieste a settimana.
Qualsiasi sia la motivazione a spingere i clienti, per un loro bunker si deve essere pronti a sborsare dai 300 ai 700.000 euro. Le dimensioni variano da 40 ad 80 metri quadrati, rigorosamente sottoterra e con due ingressi camuffati. E per non farsi cogliere impreparati dalla fine del mondo o dall'attacco batteriologico, c'è anche la più economica versione portatile: circa 18mila euro per un bunker-tenda che può ospitare fino a sei persone, comodamente impacchettato in una valigia da portarsi sempre dietro.
Insomma, il bunker sembra essere tornato auge, ma non solo in Italia. La californiana Vivos ha visto le proprie richieste di prenotazioni volare del 1.000% dopo lo tsunami in Giappone e sta lavorando alla realizzazione di un bunker nel Nebraska che, una volta terminato, ospiterà fino a 950 persone per un anno. Poi c'è la Northwest Shelter System nell'Idaho che ha registrato un aumento delle vendite del 70% da quando hanno avuto inizio le rivolte in Medio Oriente. La UndergroundBombShelter, specializzata nella vendita di rifugi portatili, antiaereo e bunker sotterranei, ha visto le richieste aumentare del 400% dall'11 marzo.
La moda del bunker in Italia, affonda forse le sue radici nella storia di un Paese il cui sottosuolo è letteralmente scavato da bunker e rifugi antiaerei. A costruire i primi furono gli eserciti e soprattutto i tedeschi, come nel caso dei bunker Recoaro, mentre la protezione antiaerea della popolazione venne stabilita in un documento del Ministero della Guerra del 1934 secondo il quale per la ''Protezione collettiva contro le bombe scoppianti ed i gas'' dovevano essere approntati ricoveri pubblici. Gallerie, cantine, sotterranei e pozzi divennero rifugi antiaerei, indicati all'esterno da una R, ancora visibile sui muri di molte città.
Celebri quelli di Colleferro: 6 km di tunnel che dopo l'armistizio si trasformarono in una vera e propria "Colleferro sotterranea" in cui si svolsero 159 cresime, 14 matrimoni e anche 8 nascite. Tra i bunker più suggestivi e ben conservati, invece, quello antiaereo e antigas voluto da Benito Mussolini a Villa Torlonia, a Roma, sotto il Casino Nobile. Posto a 6,5 metri sotto terra, questo bunker di forma cilindrica è dotato di una muratura in cemento armato spessa quattro metri circa, e si compone di più bracci disposti a croce con due uscite di sicurezza, una delle quali conduce alla misteriosa sala ipogea, con tanto di finta tomba etrusca, fatta costruire dal principe di Torlonia per i suoi consessi massonici.
Tanti i bunker nel Moncenisio, costruiti tra il 1932 e il 1941 a difesa del tratto di confine Italia-Francia; molti in Alto Adige. Alcuni sono abbandonati, altri sono stati adibiti agli usi più diversi: c'e' chi nel bunker ci stagiona il formaggi, chi ci ha aperto un'enoteca, alcuni invece sono stato trasformati in musei, come il Bunker Mooseum a Passo del Rombo o la Gampen Gallery a Passo Palade.
Mille e non più mille, si diceva temendo l'avvento del fatidico anno che avrebbe segnato la fine del mondo. E invece eccoci qui, con il 2000 già alle spalle da ben undici anni. Il pianeta Terra è uscito indenne dal 1260 e dal 1836, anni in cui si sarebbe compiuta l'Apocalisse rispettivamente secondo i calcoli del beato Giaocchino da Fiore e del reverendo John Wesley, mentre per Sun Myung Moon, capo della Chiesa dell'Unificazione, nel 1967 si sarebbe compiuta la "grande catastrofe mondiale".
Secondo Nostradamus nel 1999 sarebbe arrivato dal cielo il "re del terrore", mentre il Giudizio Universale predetto da Harold Camping per il mese di maggio 2011 non si è compiuto. Non c'è stato tempo per tirare un sospiro di sollievo che già la specie umana deve far fronte alla prossima temibile profezia, quella che fissa la fine del mondo al 21 dicembre 2012, in coincidenza con la fine di uno dei cicli del calendario Maya.
In questa data, secondo le varie interpretazioni, avrà luogo un evento di portata planetaria che produrrà una significativa discontinuità con il passato. In molti indicano le tempeste solari che dovrebbero verificarsi nel 2012 come la causa di tutto ciò.
Il Sole varia il suo campo magnetico ogni 11 anni e ogni tanto raggiunge un picco dei fenomeni che provocano una grande quantità di radiazioni ed energia. Secondo la Nasa e la National Academy of Sciences, tra il 2012 e il 2013 si avrà uno di questi picchi provocando tempeste solari come quella che nel 1921 mise fuori uso linee elettriche e telefoniche.
In un mondo fondato sull'energia questo significherebbe, secondo i catastrofisti, devastazione sociale ed economica. Tranne che per Bugarach, paesino sudorientale della Francia, che pare rimarrà indenne alla fine del mondo. A causa del magnetismo della montagna Pech, che forse conterrebbe l'Arca dell'Alleanza, il sepolcro della Maddalena o una città catara. Comunque, probabilmente grazie al suo legame col mistero di Rennes-le-Chateau, situato poco distante.
Fine del mondo a parte, la storia delle profezie è lunga e piena di sorprese. C'è la Monaca di Dresda che non solo predisse i nomi dei papi (come nella Profezia di Malachia), ma anche il futuro di Casa Savoia (compreso in che modo sarebbero morti tutti i re) in una lunga lettera a Vittorio Amedeo II, stando alla quale dopo questo periodo di pausa, tornerà a guidare il Paese un quinto re d'Italia, dodicesimo e ultimo di casa Savoia.
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