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martedì 18 giugno 2013

Arriva la superluna rosa, sabato e domenica occhi al cielo

ROMA - E 'a luna rosa mme parla 'e te.
La notte tra sabato 22 e domenica 23 riserverà uno spettacolo unico, quello della SuperLuna Rosa. Il fenomeno del Perigeo, ossia della minima distanza del nostro satellite – la Luna – dalla Terra, consentirà appassionati e non di osservare ad occhio nudo una luna più grande del solito, dotata di una maggiore luminosità e di uno straordinario colore che virerà nelle tonalità del rosa.
 Nella notte di sabato la Luna sarà quasi al culmine del suo ciclico avvicinamento alla Terra e sarà in piena illuminazione, secondo una combinazione che si ripete circa una volta l’anno, e che per l’ultima volta è avvenuta tra il 5 ed 6 Maggio 2012. La distanza minima dalla Terra sarà raggiunta alle 7 del mattino, e corrisponderà a 356.991 chilometri.
 Tuttavia, l'evento di questo fine settimana non corrisponde ad un record assoluto: la SuperLuna osservata il 19 marzo 2011 era ancora più prossima al nostro pianeta; infatti, allora il nostro satellite si trovò a circa 356.577 chilometri di distanza dalla Terra.
Diversamente, l’ultimo perigeo notevole si verificò nel 1993, quando la distanza tra noi e la Luna fu di soli 357.210 km.
 Il termine SuperLuna deriva dall’astrologia più che dall’astronomia, coniato dall’astrologo Richard Nolle nel 1979, e sta ad indicare il fenomeno per cui il satellite della Terra dista non più del 10 per cento dal punto più vicino alla Terra lungo l’orbita percorsa. Ciò avviene dal momento che l'orbita della luna è ellittica e il suo centro non corrisponde al centro della Terra.
 La frequenza con cui assistiamo ad una SuperLuna varia dai 15, ai 16, 17 o 18 anni. La prossima SuperLuna sarà nel 2028 o 2029, sebbene avremo un fenomeno parziale anche nell'agosto 2014, che sarà molto simile a quello a cui ci apprestiamo ad assistere nei prossimi giorni. (Il Messaggero)

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venerdì 19 aprile 2013

Scoperti due nuovi pianeti fratelli della Terra


Si chiamano Kepler-62e e Kepler-62f e potrebbero offrire condizioni adatte alla vita.


Erano già alcuni mesi che non si sentiva parlare della scoperta di qualche nuovo "pianeta gemello della Terra", dopo l'individuazione di HD 40307g, nel novembre dello scorso anno.
Questa volta sono ben due i candidati e ancora una volta sono stati scoperti dal telescopio spaziale Kepler, il quale si sta rivelando uno strumento prezioso.
Gli ultimi "sosia" - in ordine di tempo - della Terra sono quindi stati battezzati Kepler-62e e Kepler-62f (si trovano infatti nel sistema chiamato Kepler-62 e sono rispettivamente il quinto e il sesto pianeta dal loro sole) ma, nonostante già qualcuno si sia lanciato nell'affermare che certamente ospitano acqua allo stato liquido e fors'anche la vita, la NASA è molto più cauta.
Entrambi si trovano infatti nella cosiddetta "zona abitabile", ossia a una distanza tale dalla propria stella da rendere possibile la presenza di acqua liquida e una temperatura compatibile con la vita.
Kepler-62f è il 40% più grande della Terra ed è probabile che sia fatto di roccia; Kepler-62e, invece, è il 60% più grande della Terra.
John Grunsfeld, della NASA, spiega: «La scoperta di questi pianeti rocciosi nella zona abitabile ci porta un po' più vicini a scoprire un posto simile a casa nostra. È solo una questione di tempo prima che scopriamo se la galassia ospiti una moltitudine di pianeti come la Terra o se siamo una rarità».
Kepler-62e completa un'orbita in 122 giorni, mentre il fratello impiega 267 giorni; di quest'ultimo gli scienziati sono riusciti a calcolare le dimensioni, ma massa e composizione ancora non sono noti.
Per individuare i pianeti e permettere di trarre conclusioni circa le loro dimensioni e composizione, Kepler analizza le variazioni nella luminosità di una stella di riferimento quando un "pianeta candidato" le passa davanti; in base a questi dati, tramite varie tecniche di analisi, è possibile fare ipotesi sui dati più interessanti (massa, dimensioni, temperatura e via dicendo).
«Conosciamo una sola stella intorno alla quale orbiti un pianeta che ospita la vita, il Sole. Trovare un pianeta nella zona abitabile di una stella simile al nostro sole è una pietra miliare importante verso la scoperta di pianeti davvero simili alla Terra» 
spiega Thomas Barclay, scienziato che si occupa della missione Kepler al Bay Area Environmental Research Institute diSonoma, in California (USA).(ZeusNews)

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