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martedì 30 aprile 2013

La password più sicura sta per arrivare: si attiva con il pensiero


Analizziamo la forma composta passthought, dove pass sta per passaggio, accesso e thought corrisponde a pensiero. Richiama la parola password con cui in realtà ha attinenza. E’ una novità della tecnologia: attraverso un dispositivo (connesso tramite Bluetooth) si potrà semplicemente pensare una combinazione alfanumerica, passthought, che sarà decifrata leggendo le nostre onde cerebrali. In tal modo si potranno attivare procedure come per esempio l’uso del cellulare o altri strumenti ma soprattutto non ci sarà pericolo che occhi indiscreti o altri sistemi possano carpirla. In futuro è probabile che invece di digitare il nostro PIN (personal identification number) nel prelevare denaro al bancomat potremmo sfruttare questo mezzo per sconfiggere i c.d. shoulder surfer, dove shoulder sta per spalla e surfer chi naviga, va in surf, ossia chi, alle spalle della vittima, intenta ad utilizzare uno sportello automatico, ruba i dati composti sulla tastiera. (IlMessaggero.it)

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domenica 22 gennaio 2012

Scambiarsi la password è un pericoloso pegno d'amore

È diventato di moda tra i giovani testimoniare il proprio amore, condividendo la password della posta elettronica, di Facebook o di altri account.
Fidanzati e fidanzate a volte creano pure una password identica, in modo che possano leggere le e-mail private e i testi dell’altro.
Per Rosalind Wiseman, autrice di “Queen Bees and Wannabes”, scambiarsi le password è in molti casi un modo metaforico di fare sesso.
Questo però può essere rischioso quando un rapporto non funziona più.
Da un recente studio di Pew Internet and American Life Project, riportato dal New York Times, è emerso che un adolescente su tre condivide la password con un amico, un fidanzato o una fidanzata.
Lo studio ha analizzato i dati di un sondaggio telefonico fatto su 799 ragazzi dai 12 ai 17 anni e condotto tra il 19 aprile e il 14 luglio 2011.
E' emerso che le ragazze sono molto più disponibili a dare la propria password ai loro ragazzi, col 38 per cento delle ragazze contro il 23 per cento dei ragazzi, mentre la condivisione è più alta fra ragazzi e le ragazze di età compresa tra i 15 e i 17 anni ( 41 - 43 per cento).
Il Times ha analizzato alcuni lati negativi di questa usanza, che vanno dalla ricerca ossessiva dell’infedeltà alle conseguenze che possono sopraggiungere quando un rapporto finisce.
Non è detto, inoltre, che, anche in buona fede, il partner non possa condividere la posta o le informazioni riservate dell’innamorata o dell’innamorato con gli amici, la famiglia o con uno sconosciuto seduto per caso vicino sul bus…
C'è qualcosa di puro e romantico nell'idea di condividere tutto e di non avere segreti l'uno dall'altro, ma essere riservati è meglio.
Se la fiducia è importante per qualsiasi rapporto, non bisogna ignorare che un minimo di privacy è sempre indispensabile, affinché un rapporto funzioni.
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