giovedì 28 maggio 2015

Periscope, l'app per trasmettere in diretta debutta anche su Android

Periscope, l'applicazione di Twitter per il live streaming dallo smartphone, debutta a livello globale anche su Android. L'app era inizialmente disponibile solo per iPhone, mentre ora punta a conquistare la consistente fetta degli utenti del sistema operativo mobile di Google. 

Le funzioni sono per lo più le stesse anche se gli utenti di Android hanno a disposizione opzioni aggiuntive, a cominciare da un maggiore controllo sulle notifiche. Lanciata a fine marzo solo per iOS, Periscope è ora disponibile anche per dispositivi con sistema operativo Android 4.4 Kitkat o versioni successive. L'applicazione, spiega Twitter in una nota, potrà essere scaricata a breve dal Google Play Store e permette di condividere esperienze ed eventi in diretta streaming da qualsiasi luogo.

La versione per Android supporta tutte le funzioni già a disposizione degli utenti iOS, come la possibilità di attivare trasmissioni pubbliche o riservate a utenti specifici oppure la possibilità di commentare solo a chi si segue. Ci sono tuttavia caratteristiche in esclusiva per Android, a cominciare da un maggiore controllo sulle notifiche di Periscope, come ad esempio le «First Time Broadcast notifications» (quando un utente che già si segue su Twitter trasmette su Periscope per la prima volta) e le «Share notifications» (quando qualcuno che si segue su Periscope condivide il live streaming di qualcun altro). Ma non solo. Periscope per Android offre anche la «Resume notification» che permette all'utente di tornare a seguire un live streaming che ha dovuto interrompere (a causa di una telefonata o di un messaggio).
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martedì 28 aprile 2015

La pasta in 3D, il futuro è ormai alle porte

Un bel piatto di pasta fatto in casa e pronto in soli due minuti. È questa la scommessa di Barilla, la nota marca di pasta italiana, che, nel suo stabilimento di Parma, è alle prese con il futuro e con le strabilianti meraviglie delle stampanti in 3D.

Michela Petronio, vice presidente del settore ricerca e sviluppo della Barilla, in una recente intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica, ha detto che "l'idea è nata 3 anni fa in un meeting con dei ricercatori olandesi del Tno. Loro volevano esportare la tecnologia della stampa 3D al settore alimentare e la pasta è sembrata il prodotto ideale: è liquida, semplice, fatta solo di acqua e semola".

L'intenzione è semplice: permettere a tutti, semplici consumatori e ristoratori, di 'fabbricarsi' la pasta nella propria cucina. Scegliere il tipo di farina e gli ingredienti, dalle uova alle verdure, e, perché no, il formato dopo averlo disegnato al computer.stampante_3d_pasta.jpg  Una vera e propria sfida con la propria fantasia.


I tempi sembrano essere ormai maturi. "La prima volta ci abbiamo messo 20 minuti per stampare un singolo pezzo di pasta, ha spiegato ancora Petronio, dopo due anni ci mettevamo due minuti a farne quattro, adesso siamo vicini a stampare un piatto di pasta in due minuti". Nuovi formati di pasta hanno, intanto, già fatto capolino tra gli scaffali e lo scorso anno, nel corso di un concorso di design che ha visto partecipare ben 216 progetti, sono stati premiati le rose, i vortici e le lune. Oltre che buoni anche un nuovo piacere da gustare tutto con gli occhi. 
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martedì 7 aprile 2015

La stampa 3D diventa fashion

Anche il mondo della calzatura sta guardando con interesse alla stampa additiva. Il Gruppo Meccaniche Luciani, per esempio, ha scelto la tecnologia Objet500 Connex3 a triplo getto di Stratasys per combinare colori e materiali in una collezione che comprende tre paia di scarpe, una borsa e un top con bracciale dai dettagli estetici molto curati. Ogni singolo pezzo è realizzato in un solo processo con una complessa combinazione di materiali morbidi e rigidi, in colori luminosi che sfumano dal rosa brillante ai contasti tra il bianco e il nero.
Precisione con rapidità
Le calzature hanno linee sinuose, complesse e ben delineate, tanto che durante la fase di design, spiega Elisa Luciani, responsabile vendite per il Gruppo Meccaniche Luciani«Eravamo preoccupati per la rigidità e la resistenza dei tacchi. Comunque, grazie alle caratteristiche della stampa 3D, che consentono di combinare contemporaneamente densità differenti di materiali rigidi e morbidi, siamo riusciti a produrre l’intera scarpa con un solo processo di stampa. In passato, non siamo mai riusciti a realizzare parti di prototipi, quali stivali e borse, rapidamente senza preparare uno stampo campione, oggi invece siamo in grado di produrre prototipi con un elevato livello di precisione più rapidamente rispetto alla prototipazione tradizionale» aggiunge Luciani.
Capi indossabili e a lunga durata
Nella stessa collezione sono stati presentati un bracciale e un top elaborato con contasti in bianco e nero. Prodotto sfruttando una combinazione di materiali avanzati, il corpetto presenta contrasti di colore di grande effetto che enfatizzano le linee curve sofisticate al centro. Per evitare la scomoda rigidità tipica della plastica tradizionale, l’azienda ha scelto come alternativa i materiali simil-gomma. Come spiega Luciani, «Il nostro obiettivo principale era la realizzazione di un capo indossabile ed estremamente accurato e realistico. Grazie ai materiali Stratasys, abbiamo potuto stampare in 3D un top con diversi gradi di morbidezza indossabile a diretto contatto con la pelle. La possibilità di combinare contemporaneamente materiali rigidi e morbidi è unica, seguendo un processo diverso, avremmo dovuto produrre manualmente ciascun materiale e quindi assemblarlo individualmente».
Una borsa ispirata ai fiori completa la collezione. Realizzata con una combinazione di strati dalle forme triangolari ben definite che si sviluppano in linee curve futuristiche, affronta perfettamente l’usura quotidiana grazie alla resistenza del materiale opaco rigido VeroBlack di Stratasys.
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giovedì 2 aprile 2015

WhatsApp, chiamate vocali disponibili su Android

Dopo mesi di test, il servizio va a regime. Presto anche su iPhone

DOPO MESI in cui ha funzionato solo su invito, la possibilità di fare chiamate vocali tramite Whatsapp - sfruttando il Voip, come già fanno Skype e Viber - comincia ad essere disponibile a tutti. La novità, attesa da tempo, riguarda per ora gli utenti di dispositivi Android. Per quelli iOS, come l'iPhone, potrebbe arrivare a breve. "Entro un paio di settimane", come annunciato pochi giorni fa dal cofondatore della chat durante la conferenza di Facebook per gli sviluppatori.

La possibilità di fare chiamate vocali tramite WhatsApp era stata annunciata in pompa magna un anno fa in occasione del Mobile World Congress di Barcellona dal ceo Jan Koum. Ora il servizio comincia a diventare realtà, a cominciare dagli utenti Android, e potrebbe contribuire ad aumentare la popolarità della piattaforma, acquistata da Facebook a febbraio scorso, sulla quale ogni giorno passano oltre 30 miliardi di messaggi. Gli utenti Android che vogliono cominciare a usare il servizio devono installare la versione 2.12.19 dell'applicazione (aggiornamento che potrebbe anche arrivare in automatico).


Quindi, aprendo l'app compare in alto un nuovo menù che oltre a Chat e Contatti annovera anche il pulsante Chiamate. Quando parte la telefonata si possono utilizzare alcune funzioni di base. Gli utenti iPhone dovranno aspettare ancora un pò, ma non molto, "un paio di settimane" secondo quanto annunciato dallo stesso cofondatore della chat Brian Acton la settimana scorsa durante la conferenza F8. A seguire la nuova funzione sarà disponibile per gli utenti di Windows Phone e BlackBerry.
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mercoledì 18 marzo 2015

L’elettronica indossabile porta nuove opportunità per i sensori, dopo smartphone e tablet

L’ambito dei dispositivi indossabili è visto come la prossima miniera d’oro di opportunità per i produttori di sensori, ora che i profitti nei segmenti di smartphone e tablet diminuiscono. Inoltre, il panorama dei sensori per i dispositivi indossabili guadagnerà una nuova dimensione grazie all’ingresso di giganti del software e dell’hardware quali Google, Apple, Samsung e Intel.  Una nuova analisi di Frost & Sullivan, intitolata “Wearable Electronics Enabled by Sensors”, rileva che il mercato dei sensori ha prodotto entrate per 108 milioni di dollari nel 2014 e stima che questa cifra raggiungerà quota 800 milioni di dollari nel 2020.  “La crescente aspettativa di vita e la sempre maggiore consapevolezza riguardo all’importanza del monitoraggio della salute e del benessere fisico alimentano lla diffusione dei dispositivi indossabili, – afferma Sankara Narayanan, analista di Frost & Sullivan. – In aggiunta alle applicazioni per la salute, mediche, per il fitness e il benessere, il mercato dei dispositivi indossabili sta assistendo a una serie di nuovi lanci di prodotto, tra cui heads-up display, smart watch, tessuti intelligenti, bracciali e occhiali utilizzati in vari segmenti consumer, industriali e altri. Con l’aumento della necessità di raccogliere diversi dati fisiologici e l’affermazione del movimento Quantified Self, i dispositivi indossabili incorporeranno sempre più sensori e componenti elettronici complessi.”  Data la complessità dell’ecosistema dell’elettronica indossabile, è necessaria una combinazione di conoscenze sia hardware che software perché le aziende possano avere successo nel settore. Molte aziende non hanno le competenze per progettare prodotti da zero. In aggiunta, la necessità di integrare un gran numero di sensori in un dispositivo indossabile pone seri problemi in termini di durata della batteria e tempi di commercializzazione. Le piattaforme di sensori, più che i componenti, avranno un ruolo cruciale nell’innovazione dei dispositivi indossabili e nella riduzione dei tempi di commercializzazione. Le aziende produttrici di piattaforme di sensori, con esperienza nell’ambito dei sensori, dell’elaborazione a basso consumo e della connettività wireless, possono progettare soluzioni con il numero di sensori desiderato, assicurando allo stesso tempo una buona durata della batteria e un ridotto consumo energetico.  “Le piattaforme di sensori colmano il divario tra competenze hardware e software, consentendo la prototipazione rapida degli indossabili e aiutando i progettisti di dispositivi indossabili a completare la propria progettazione hardware”, aggiunge Narayanan.  Lo studio “Wearable Electronics Enabled by Sensors” fa parte del programma Sensors & Instrumentation Growth Partnership Service. Altri studi di Frost & Sullivan collegati a questo sono: “Global Pressure Sensors and Transmitters Market”, “Sensors Market in Shale Gas Industry” e “Global Wireless Sensor Networks Market”. Tutte le analisi comprese nel servizio in abbonamento forniscono dettagliate opportunità di mercato e tendenze del settore, valutate in seguito ad esaurienti colloqui con gli operatori del mercato.
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mercoledì 11 marzo 2015

Realizzato a Londra il rubinetto salva-acqua che evita gli sprechi con getti "artistici"

Il dispositivo hi-tech è stato messo a punto da uno studente del Royal College of Art di Londra e consente di risparmiare il 15% circa sulla bolletta.
Risparmiare è un'arte e alle volte può produrre delle "opere" davvero spettacolari. Lo sa bene Simin Qiu, uno studente di design nel Royal College of Art di Londra che ha messo a punto un rubinetto speciale in grado di "salvare" l'acqua evitando gli sprechi. Ma oltre a dare un taglio del 15% alla bolletta, il dispositivo trasforma il getto in uscita in spirali artistiche talmente belle da sembrare decorazioni di cristallo.

Le trame "geometriche" dei getti d'acqua che finiscono nel lavandino sono il risultato di tanti micro-spruzzi incrociati, che lasciano "vuoto" il centro del cilindro evitando così gli sprechi. Il meccanismo è reso possibile grazie a una doppia turbina installata nel "becco" del rubinetto che limita il flusso di acqua.
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martedì 10 marzo 2015

Shazam vuole riconoscere anche gli oggetti

Il popolare pulsante blu di Shazam scommette sul riconoscimento degli oggetti. Il futuro dell’app che ha superato i 100 milioni di utenti attivi e vale più di un miliardo di dollari
La startup Shazam, valutata un miliardo di dollari, da tempo cerca di ampliare il suo raggio d’azione, espandendosi in nuovi mercati e introducendo nuove funzionalità. Già “to shazam” è diventato un verbo, ma ora vuole andare oltre la sua app musicale. In futuro vuole riconoscere gli oggetti, come i prodotti in commercio. Lo ha spiegato lo Chief Executive Rich Riley a Reuters in occasione della fiera Mobile World Congress (Mwc 2015) di Barcellona.
Presto Shazam permetterà il riconoscimento degli oggetti nei negozi
L’azienda conta oltre 100 milioni di utenti attivi mensili sui dispositivi mobili. La tecnologia di Shazam oggi consente agli utenti di riconoscere brani musicali e programmi Tv attraverso smartphone e tablet, aiutando gli utenti ad acquisire tracce o vedere quale musica è di tendenza in una certa area. Ma in futuro “il famoso pulsante blu che i nostri utenti amano rimarrà tale, ma permetterà loro di fare molto di più” ha concluso Riley.
In futuro l’app permetterà di riconoscere un pacchetto di cereali in un negozio per accedere ad ulteriori informazioni sugli elementi nutrizionali; oppure dalla copertina di un DVD, sarà possibile acquistare la colonna sonora di un film.
Già oggi l’applicazione della startup non solo permette di risalire a titolo e autore di un brano semplicemente ascoltandolo, ma permette anche di ascoltare la canzone individuata, accedendo a servizi di  streaming musicale come Spotify e Deezer.
Shazam è stata per anni fra le 25 apps più scaricate. Di recente ha introdotto strumenti di marketing basati sulla localizzazione.
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lunedì 9 febbraio 2015

Dagli Usa l'elisir di giovinezza: la pillola miracolo dei Nobel

L’elisir di giovinezza in una pillola? Secondo la Elysium Health, società di Leonard Guarente, ex professore al Mit di Boston, il segreto è l’integratore Basis, per ora testato solo sui topi, che avrebbe gli stessi effetti di una dieta povera di calorie, la chiave per una vita lunga. Il lavoro ha visto il coinvolgimento di cinque premi Nobel tra cui Martin Karplus, premiato per la chimica nel 2013.
Gli scienziati hanno dimostrato di poterestendere la vita dei topi di laboratorioalimentandoli di meno. Il processo, noto come ‘restrizione calorica’, è mediato da molecole biologiche chiamate sirtuine, a loro volta dipendenti dal livello del Nad+ (nicotinamide adenina dinucleotide), che tende a scendere con l’età. L’idea di base è quindi quella di intervenire incrementando la quantità di questa molecola nelle cellule.
Basis, dunque, oltre a contenere pterostilbene, un antiossidante che stimola le sirtuine, include anche un precursore del Nad+, il riboside nicotinamide, che l’organismo può metabolizzare, avviando il processo di allungamento della vita. Questo idealmente. L’integratore infatti, testato solo sui topi, non garantisce affatto un meccanismo analogo sull’uomo.
Il problema, come lo stesso Guarente ha precisato, risiede nella quasi impossibilità di dimostrare, in un tempo ragionevole, che i farmaci che estendono la durata della vita degli animali possono fare lo stesso nelle persone: un tale esperimento potrebbe infatti richiederedecenni, vista l’attuale durata media della vita umana.
Ecco perché, attualmente, l’azienda ha deciso di fermare la pillola allo status di integratore, che negli Stati Uniti non richiede sperimentazione umana e controllo dell’Fda, l’organo preposto all’autorizzazione al commercio dei farmaci. L’indagine dunque proseguirà con una fase detta di post-marketing, ovvero di verifiche dopo la commercializzazione, già in corso.

Nonostante ciò, Elysium Health si è impegnata a seguire i severi standard di qualità della produzione farmaceutica. Le pillole sono disponibili unicamente attraverso il sito web, al prezzo fissato di 60 dollari (53 euro) per una fornitura di 30 giorni o di 50 dollari al mese (44 euro), tramite abbonamento.

Se l’uomo funzionasse come un topo sembreremmo dunque vicini all’elisir di eterna giovinezza tanto sognato. Ma sarà così?
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In arrivo pneumatici ricavati dagli scarti del riso

Il fatto di parlare una lingua piuttosto complessa e ricca di sfumature come la nostra, comporta la presenza di anomalie e di infinite discussione riguardo al corretto impiego di aggettivi, sostantivi e articoli: non molto tempo fa, ad esempio, aveva tenuto banco sui maggiori quotidiani un'annosa diatriba relativa all'aggettivo plurale da associare alla parola pneumatici.
Tralasciando per un attimo il fatto che la dicitura corretta sia “gli pneumatici” e non “i pneumatici”, quello che preme realmente ai milioni di acquirenti presenti sul nostro territorio è che le coperture possano un giorno diventare magicamente economiche e magari funzionali ad uno sviluppo industriale meno arrogante e basato sui derivati del petrolio.
Un team di ricerca interno all'azienda americana Goodyear, ubicata in un paese dove l'articolo da impiegare è sempre “the”, per cui si perde meno tempo in quisquilie grammaticali, è a tal proposito quasi riuscito a mettere a punto un innovativa tipologia di pneumatici ottenuti a partire dagli scarti del riso, in modo economico, ecologico e perfettamente funzionale allo scopo prefisso.
Dopo anni di studi, ricerche e tentativi falliti, lo scorso mese di settembre i responsabili della Goodyear hanno fieramente annunciato di aver quasi trovato la quadratura del cerchio (in senso quanto mai letterale) e di essere riusciti a dare vita a coperture ottenute mediante il riciclo della lolla di riso, particolare componente che si ottenere dalla comune lavorazione dei cereali e che, una volta bruciato, dà origine ad ingenti quantità di ossido di silicio, componente funzionale alla realizzazione di pneumatici adibiti al normale utilizzo stradale.
Oltre fornire un notevole implemento in chiave di risparmio alle aziende produttrici, il ricorso ad una fonte alternativa di silicio potrebbe consentire in tempi brevi un'autentica rivoluzione all'interno del settore, derivante dal reimpiego di materiali altrimenti destinati allo scarto e dal fatto che, stando a quanto dichiarano i tecnici Goodyear, le nuove coperture paiono in grado di offrire un ulteriore risparmio in chiave di consumo di carburante.
I pneumatici ricavati a partire dalla buccia di riso dovrebbero garantire infatti una maggiore tenuta di strada ed un implemento di funzionalità, in termini di attrito con l'asfalto, utile a ridurre i consumi della autovetture (se avete provato a partire per le vacanze senza prima aver fatto controllare le coperture, sapete perfettamente cosa intendiamo), andando dunque a costituire una risorsa ecologica ed economica su un duplice versante.

Mentre anche Pirelli sta lavorando ad esprimenti analoghi dall'interno dei suoi stabilimenti in Brasile, auspichiamo dunque un rapido avvento sui mercati delle nuove coperture in grado di ottimizzare durata e consumi: in caso vi troviate a dovere (si spera presto) richiedere i nuovi eco-penumatici al vostro gommista di fiducia e veniste colti da quell'atavico dubbio linguistico, suggeriamo l'impiego del termine “gomme” in sostituzione; la sostanza non cambia e nemmeno il risparmio.
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