mercoledì 18 gennaio 2012

Batterie litio-aria: 800 km con una carica, addio benzina?

IBM sta lavorando sulle batterie litio-aria, una soluzione davvero promettente da applicare soprattutto nel campo delle auto elettriche. Secondo l'azienda nel 2020 potremmo avere veicoli in grado di compiere 800 chilometri con una singola carica.
IBM mette nel mirino le batterie litio-aria e si dice pronta a spianare la strada di questa promettente tecnologia. Tale soluzione, su cui si stanno concentrando numerosi atenei tra cui il MIT di Boston, potrebbe far segnare un punto di svolta in numerosi settori, specie in quello delle automobili elettriche. Le attuali batterie agli ioni di litio non offrono un'autonomia elevata o almeno non tale da consentire alle auto a impatto zero di imporsi sulle tradizionali soluzioni a benzina/gasolio (che ci piacerebbe mandare in pensione, dati i prezzi dei carburanti). Si parla di 160 chilometri.
Secondo IBM il 2020 potrebbe essere l'anno della svolta. L'azienda, nell'ambito del Battery500 Project, avrebbe trovato la chiave per rendere le batterie litio-aria finalmente competitive. IBM dice di aver inquadrato e risolto un problema fondamentale di questa tecnologia, aprendo la possibilità alla creazione di batterie in grado di offrire un'autonomia di 800 chilometri.

Con le batterie litio-aria, il caro benzina diventerà un ricordo?
Le soluzioni litio-aria offrono una densità energetica che teoricamente è almeno 1000 volte superiore rispetto a quelle agli ioni di litio. Anziché usare ossidi di metallo per l'elettrodo positivo, le celle litio-aria usano il carbonio, più leggero e in grado di reagire con l'ossigeno dall'aria che lo circonda per produrre energia elettrica.
Il problema principale è l'instabilità chimica, che impatta sulla durata di vita di queste soluzioni durante la ricarica, rendendole di fatto non usabili in ambiti reali. Il fisico Winfried Wilcke, dei laboratori IBM Almaden, ha studiato i processi elettrochimici di queste celle riscontrando che l'ossigeno reagisce non solo con l'elettrodo di carbonio, ma anche con il solvente elettrolitico, che serve a trasportare gli ioni di litio tra i due elettrodi.
Così, se il solvente elettrolitico reagisce con l'ossigeno quando la macchina è in funzione, finirà per esaurirsi. Insieme al collega Alessandro Curioni del laboratorio di ricerca IBM di Zurigo, Wilcke ha usato un supercomputer Blue Gene per realizzare modelli estremamente dettagliati delle reazioni, in cerca di un nuovo solvente elettrolitico. "Ne abbiamo trovato uno davvero promettente", ha dichiarato Wilcke. Il materiale "magico" non è stato svelato, ma un prototipo di batteria potrebbe essere pronto nel 2013, mentre il debutto commerciale potrebbe avvenire proprio per il 2020.
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martedì 17 gennaio 2012

Vuoi dimagrire? Colora il piatto

Nelle stoviglie rosse si mangia meno


Che i colori siano importanti nella nostra vita era assodato, almeno a livello emozionale. Basti pensare come il rosso sia sconsigliato nelle camere dei bambini proprio perchè eccitante e come invece è ideale nelle attività amorose per gli adulti. Oggi vediamo come questo colore sia legato anche al perdere peso.
Non parleremo però del colore degli alimenti, ma di quello dei piatti da portata e di come allestiamo la tavola su cui mangiare. Sembra infatti che chi mangia con piatti e stoviglie rossi, sia portato a mangiare meno e in quantità ridotte rispetto al normale. Ci svela questa proprietà del rosso a tavola il gruppo di ricercatori svizzeri dell'Università di Basilea.
Effettivamente questo colore lo ritroviamo anche nella segnaletica che ci avvisa di situazioni di pericolo e di stop. Allo stesso modo i piatti rossi danno lo stop al mangiare, come anche al bere.
Lo conferma il gruppo di ricerca guidato da Oliver Genschow dell'Istituto di Psicologia dell'Ateneo Basilese che ha fatto indagini dapprima sul consumo di bevande. Al gruppo di test composto da 41 elementi, è stata offerta acqua fino a dissetarsi, poi sono state proposte bibite dolci servite in bicchieri dim plastica con etichette rosse o blu.

Chi ha usato i bicchieri con il rosso, ha bevuto il 40% in meno rispetto agli altri. Interessante vedere però come il colore non abbia influito sulla valutazione della bevanda stessa.

La stessa indagine è stata poi spostata sugli alimenti solidi, coinvolgendo questa volta 109 persone a cui è stato sottoposto un questionario. durante questa fase di test è stato offerto a tutti i partecipanti, un piatto di colore bianco, blu o rosso, con dieci ciambelle salate. Ognuno poteva consumare quello che preferiva. Si è visto che chi mangiava dal piatto rosso, consumava poco più del 50% rispetto a chi mangiava dagli altri piatti. Anche in questo caso, il colore dei piatti non ha influito sulla valutazione delle pietanze assaggiate.

Non male quindi associare questo colore alle nostre diete, un aiutino in più fa sempre bene per perdere peso... e colorare le nostre tavole!
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domenica 15 gennaio 2012

Buona l'idea: tassa di scopo sul cibo spazzatura

Roma, 14 gen. - (Adnkronos) - ''L'ipotesi allo studio del governo e delle Regioni che prevede una tassa di scopo sul cibo spazzatura (junk food) trova il consenso di più di otto italiani su dieci (81 per cento), a patto che le risorse siano destinate al sostegno dei cibi genuini del territorio''. E' quanto emerge da un sondaggio online condotto dal sito www.coldiretti.it, in riferimento ai contenuti della bozza di lavoro inviata dal ministro della Salute Renato Balduzzi alla conferenza delle Regioni, per discutere di un nuovo patto sulla salute.
''Di fronte alla dilagante obesità giovanile - sottolinea la Coldiretti, ricordando che ben il 7% dei costi sanitari dell'Ue sono assorbiti dalla cura di malattie legate al fenomeno - sono già intervenuti molti altri Paesi. Dal primo gennaio 2012 è entrata in vigore in Francia la 'taxe soda', che pesa 2 centesimi di euro a lattina di bevanda gassata. In totale, evidenzia l'organizzazione dei coltivatori, essa "dovrebbe portare 280 milioni di euro nelle casse dello Stato", che andranno a tutto vantaggio dell'attività di produzione agricola, essendo destinati a ridurre il costo del lavoro di raccolta in agricoltura e sostenere così' il settore ortofrutticolo.
''L'iniziativa francese - continua la Coldiretti - segue di qualche mese quella della Danimarca, che ha introdotto una tassa sul cibo spazzatura ricco di grassi saturi come merendine, patatine e snack con un aumento di 16 corone, 2,15 euro, al chilo''. ''Non c'è tempo da perdere nell'affrontare una emergenza che sta mettendo a rischio il futuro delle nuove generazioni'', ha affermato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, nell'esprimere un ''forte sostegno per scoraggiare il consumo di questo genere di alimenti, che deve essere però individuato con criteri oggettivi e seri mentre deve essere contestualmente sostenuto il cibo genuino e del territorio anche a scuola. Una opportunità - ha precisato Marini - per un paese come l'Italia che p leader europeo nella produzione di frutta e verdura e degli altri alimenti base della dieta mediterranea, che sono stati riconosciuti scientificamente come 'elisir' di lunga vita''.
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venerdì 13 gennaio 2012

L'8% dei minori invia proprie foto in pose sexy sul web

Roma, 13 gen. - (Adnkronos) - Il 4% di ragazzini e ragazzine italiani fra i 12 e i 14 anni dichiara esplicitamente di inviare spesso fotografie di sé nudi o in pose sexy. Percentuale che sale all'8% fra i minori di età compresa tra i 15 e i 17 anni.
E' quanto emerge da una ricerca di Save the Children 'Sessualità e Internet: i comportamenti dei teenager italiani'. Ma il dato è probabilmente sottostimato: il 22% ammette che è una pratica diffusa inviare video o immagini di sé nudi o semi-svestiti. Se poi si chiede a che età si è inviato il primo messaggio un po' osé, con sottintesi e riferimenti sessuali, le conferme fioccano e le percentuali salgono: ben il 47% dice di averlo fatto tra i 10 e 14 anni, gli altri dai 15 in su.
In particolare tra i comportamenti che gli intervistati dichiarano diffusi tra la propria cerchia di amici, molto presente inviare messaggi con riferimento al sesso (43%), inviare dati personali a qualcuno conosciuto in Internet (43%), guardare video o immagini a sfondo sessuale su Internet (41%), ricevere messaggi con riferimento al sesso (41%), dare il proprio numero di telefono a qualcuno conosciuto in Internet (40%) e, non ultimo, tra i più diffusi, avere rapporti intimi con qualcuno conosciuto solo in rete (22%).
Anche lo scambio di immagini o video personali a contenuto sessuale, sottolinea la ricerca di Save the Children, sembra essere un fenomeno piuttosto diffuso (fra gli amici) secondo il 22% degli intervistati, percentuale che scende al 17% per i giovanissimi (12-14 anni), ma risale al 25% per i 15-17enni e al 26% per gli over 17. La percentuale di diffusione è pari al 14% per lo scambio di immagini proprie di nudo al fine di ricevere regali come ricariche e ricompense in denaro. E percentuali analoghe emergono laddove i ragazzi vengono interpellati sui loro comportamenti e non su quelli degli amici: il 45% dichiara di ricevere messaggi con riferimento al sesso, il 37% dà il suo numero di cellulare online, il 24% riceve immagini o video di persone conosciute solo online seminude o nude, il 19% ammette di avere rapporti intimi con qualcuno conosciuto in rete. Quanto alla gestione dei propri dati personali, i ragazzi non sembrano curarsi molto di che fine facciano e li consegnano alla rete spesso e facilmente: il 44% degli intervistati dichiara infatti di postare proprie foto e il 34% di pubblicare video su di sé. ''Quello che colpisce - spiega ancora Raffaela Milano - è che questi giovani si dichiarano consapevoli dei rischi e dei pericoli nei quali rischiano di incappare. Le molestie via cellulare o e-mail vengono segnalate come un problema all'ordine del giorno da circa un terzo degli intervistati (29%), così come l'alta probabilità, dichiarata dal 37%, di imbattersi in maniaci o squilibrati in caso di scambio di immagini a contenuto sessuale. Tuttavia, anche se sono razionalmente consapevoli che prevalgono i rischi (76%) sui vantaggi (7%) questo non sembra essere un deterrente''.
D'altra parte, segnala lo studio di Save the Children, il modo con cui i ragazzi vivono la sessualità online sembra il riflesso di una serie di comportamenti 'off line' particolarmente a rischio. Il 40% degli intervistati segnala come diffuso tra i propri amici, l'avere rapporti sessuali completi (il 15% tra coloro che hanno 12-14 anni), il 30% il consumo di droghe leggere, (13% tra i più giovani; 40% tra i 15-17enni).
Il 24% segnala invece atteggiamenti di disprezzo verso stranieri o disabili, il 19% segnala come diffuso il partecipare attivamente ad episodi di bullismo (ed il 22% dichiara diffuso tra i propri amici il subirlo), il 15% il furto nei negozi, il 13% la guida senza patente ed 12% l'uso di droghe pesanti (il 7% tra i 12-14enni).
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giovedì 12 gennaio 2012

Quando il web diventa una droga

Roma, 12 gen. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Internet può essere una droga. Lo sanno bene i maniaci del web, che accumulano ore incollati a pc e smartphone, tra siti, chat e social network e non sanno staccarsi da giochi online, scommesse, blog e speed-date. Ora si scopre che i dipendenti dal web presentano alterazioni cerebrali simili a quelle degli 'schiavi' di droga o alcool. Un gruppo di ricercatori cinesi ha infatti scansionato il cervello di 17 giovani 'web addicted', scoprendo l'alterazione. Secondo i ricercatori, che hanno pubblicato la scoperta su 'Plos One', questo studio potrebbe portare a nuovi trattamenti per contrastare le dipendenze. Il team, diretto da Hao Lei dell'Accademia cinese delle scienze di Wuhan, ha 'mappato' il cervello di 35 giovani di entrambi i sessi, tra i 14 e i 21 anni. Diciassette sono stati classificati come affetti da Iad, Internet addiction disorder.
Dopodiché, grazie a una speciale risonanza magnetica, gli studiosi hanno rilevato alcuni cambiamenti nella materia bianca del cervello (la parte che contiene le fibre nervose) solo nei ragazzi considerati web dipendenti. C'erano, in particolare, segni di un'interruzione nelle connessioni delle fibre nervose che collegano aree cerebrali coinvolte in emozioni, processo decisionale e autocontrollo. "Nel complesso - spiega Hao Lei - i nostri risultati indicano che l'Internet dipendenza e' legata ad anomalie della sostanza bianca nelle regioni del cervello che coinvolgono la nascita e l'elaborazione delle emozioni, l'attenzione, il processo decisionale e il controllo cognitivo". I risultati suggeriscono inoltre che questa modernissima forma di dipendenza puo' condividere meccanismi psicologici e neurali con altri tipi di dipendenza da sostanze e con i disturbi del controllo degli impulsi.
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mercoledì 11 gennaio 2012

Se arrivate in mutande, ve ne andrete vestiti

Parigi, 11 gen. (Adnkronos) - L'invito, del resto, parlava chiaro: "Se arrivate in mutande, ve ne andrete vestiti". E' per questo che un centinaio di persone, vestite solamente di biancheria intima, hanno preso d'assalto a Lione il negozio della catena di abbigliamento spagnola Desigual. La sfida, lanciata dai responsabili del negozio in occasione della prima giornata dei saldi di gennaio, era appunto quella di accogliere i primi 100 coraggiosi clienti che si fossero presentati "in mutande" e di offrire loro, gratuitamente, due capi a scelta.
Saranno i morsi della crisi, o il gusto della sfida, tant'e' che l'invito e' stato preso sul serio e la risposta, come ha riferito uno degli addetti al negozio, e' stata "entusiastica". Desigual aveva gia' lanciato analoghe iniziative negli Stati Uniti, in Spagna e in Gran Bretagna.
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Il DNA: 1000 dollari per la lettura in 24 ore

Riuscire a leggere il proprio genoma per intero è una cosa utile e interessante. Il vantaggio di leggere le tre miliardi di lettere che compongono il Dna potrebbe risiedere nella possibilità di sviluppare terapie individuali tarate sui geni di una persona. Ora è possibile ad un costo accessibile, circa 1000 dollari, problemi etici all'orizzonte.
L'apparecchio utilizzato si chiama Ion Proton, è un sequenziatore prodotto da una società di biotecnologie del Connecticut, la Life Technologies. Costa intorno ai 150 mila dollari ed è capace di leggere il Dna di una persona in sole 24 ore, mentre finora la lettura richiedeva non meno di una settimana e costava anche 10 mila dollari.
A giudicare dalla fatto che il Wall Street Journal e il Financial Times, due dei più importanti giornali economici, gli hanno dedicato addirittura la prima pagina, la notizia probabilmente solletica l'entusiasmo della comunità scientifica, ma anche del business legato alla salute.
Ma non tutti sono così eccitati, a cominciare da chi si occupa di etica per finire alle autorità sanitarie. E' infatti vero che il costo limitato della macchina ne consente agli ospedali l'acquisto (costa meno di una Tac), ma gli entusiasmi si spengono quando si pensa al possibile utilizzo non sanitario.
Si pensa alle aziende o alle assicurazioni mediche. Queste potrebbero accedere ai dati del Dna di una persona prima di assumerla o di assicurarla. Così assicurazioni e datori di lavoro potrebbero operare delle vere e proprie discriminazioni selezionando in base alla predisposizione ad alcune malattie.
Se dalla lettura del Dna la variante di un gene indica la predisposizione ad una malattia, ciò non vuol dire che l'individuo si ammali con certezza.
Quindi il problema sta su come è trattata l'informazione, la mancanza di privacy potrebbe essere nefasta per una persona. (vitadidonna.org)
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La rivoluzione infinita dello schermo tv

Cornici che scompaiono e spessori sottili anche 4 millimetri. I nuovi Oled con colori più veri e contrasti più elevati di quanto vediamo nella realtà. Superfici che crescono fino a occupare un’intera parete. E tv sempre più smart, connesse alla Rete e da controllare con i movimenti del corpo e la voce, capaci di riconoscere il viso dello spettatore. E ancora: schermi da condividere ma che rimangono interi (bastano due paia di occhiali). La “vecchia” televisione non si ferma ed è anzi l’elettrodomestico casalingo che più sta conoscendo innovazione negli ultimi mesi. Tanto da essere la protagonista indiscussa del Consumer Electronic Show di Las Vegas targato 2012 (qui tutti gli articoli di Vita Digitale). Risolto o quasi il dubbio dei contenuti – molti sono arrivati, ancora di più stanno arrivando -, ne rimane un altro: le famiglie potranno davvero permettersi di provare a tenere il passo con quanto di nuovo, ogni mese, propone il mercato?
La rivoluzione del full HD risale a pochi anni fa, poi c’è stata – si parla di mesi fa – il lancio delle tv 3D. Oggi tra gli stand del Ces il 3D perde gli occhialini (anche se la resa ancora invita ad attendere) e la risoluzione da 1080 diventa ridicola di fronte alla tecnologia 4K che addirittura quadruplica i pixel a disposizione. Per non parlare del prototipo a 8K presentato da Sharp: le immagini viste allo stand giapponese parlano un linguaggio visivo che finora era sconosciuto. Ma proviamo ad andare con ordine. Quello che potrebbe essere uno dei prodotti simbolo dello show del Nevada di quest’anno è lo schermo Oled da 55 pollici presentato da Lg, un quadro tecnologico da appendere alla parete migliore della casa. Come detto 4 millimetri di spessore e 7,5 chili di peso: arriverà verso la fine dell’anno a un prezzo ancora da specificare. E che sarà intorno agli 8-10 mila euro. Non bazzecole, dunque.
Principale rivale di Lg, sul fronte delle novità più gustose, è l’altra coreana, il leader di settore Samsung che a sua volta ha presentato un tv Oled dalle caratteristiche simili (anche nel prezzo). Un percorso in parallelo che troviamo anche sul fronte della gestione della tv: mentre Lg ha mostrato in fiera quello che è in tutto e per tutto un clone di Kinect di Microsoft, Samsung ha “affogato” webcam e microfono nella cornice delle proprie tv. Una soluzione molto elegante che conferma l’alto livello di design dei prodotti della multinazionale. La tecnologia Smart Interaction permette di dialogare con lo schermo attraverso i gesti e la voce e di essere riconosciuti dal computer interno e ottenere così la propria configurazione preferita non appena ci si siede sul divano.
La televisione del futuro (e del presente) è smart grazie alla connessione alla Rete. Il che significa applicazioni, parola ormai magica e trasversale sui diversi dispositivi della nostra vita, e contenuti sempre nuovi e slegati dal palinsesto. In questo campo, lo diciamo da mesi, Google vuole giocare la sua partita e molti marchi presenti alla fiera, con Sony in testa (e presente fin dall’inizio del progetto di Mountain View), hanno presentato nuove soluzioni per la televisione marchiata Big G. In Italia non è ancora arrivata, ma già si assapora la novità che sarà portata dai 100 canali promessi da Youtube, il sito di streaming di proprietà di Google. Rimanendo invece alle novità proposte dalla multinazionale di Tokyo si segnala il prototipo che presenta una nuova tecnologia, chiamata Crystal Led, capace di mandare in onda colori al limite del credibile. Verrebbe da dire che sono così veri da sembrare in realtà innaturali.
Passando al 3D, la soluzione della tridimensionalità senza bisogno di indossare gli occhiali quest’anno è stata proposta da diverse aziende. Ma capofila in questo senso rimane senz’altro Toshiba, che di fatto è l’unico marchio ad avere alcuni modelli già in commercio. Come detto, anche con i nuovi apparecchi la resa non convince ancora del tutto, ma i passi avanti rispetto solo all’anno scorso sono stati davvero concreti. E grazie al Face tracking non c’è più la necessità di rimanere immobili per non perdere il punto di visione ottimale. Come anticipato, infine, la moltiplicazione dei pixel fino a risoluzioni degne dei migliori cinema mondiali è l’ultima tendenza del Ces di quest’anno. La tecnologia 4K è presente in molti stand e propone uno spiegamento di pixel pari a 3840×2160. L’alta definizione che è entrata da poco nelle nostre casa è già ormai vecchia. (Corriere.it)
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martedì 10 gennaio 2012

Fukushima plate, i piatti si misurano la radioattività

Roma, 10 gen. (Adnkronos) - Sono tante le paure del dopo-Fukushima, tra cui quella di mangiare o meno cibi giapponesi. C'è chi rinuncia completamente a sushi e miso, chi acquista i prodotti made in Europee per prepararsi da sé le pietanze della gastronomia nipponica, e chi costruisce piatti in grado di rilevare la radioattività della pietanza. Funzionano così: se il bordo del piatto diventa rosso, sarà meglio evitare di consumare ciò che contiene, perché sicuramente contaminato. Se invece il Led resta bianco, allora via libera alle bacchette, perché non c'è nessun pericolo radioattività.
Sono i "Piatti Fukushima" che alla loro apparizione hanno subito destato l'interesse del pubblico. Peccato che sia solo un'installazione artistica nata dalla creatività del designer tedesco Niels Ferber, pensata come denuncia delle false soluzioni alla tragedia, ma anche della mancanza di critica da parte della gente. Realizzati in ceramica, i piatti di Ferber sono dotati di tre cerchi in Led che si illuminano di rosso se il contenuto del piatto è radioattivo, di una o due linee bianche a seconda della presenza più o meno blanda di radioattività.
Stando a quanto ha dichiarato il designer, molta gente lo ha contattato per sapere dove procurarsi i piatti, ma nessuno si è informato su come funzionasse davvero questo rilevamento di radioattività, che allo stato attuale sarebbe praticamente impossibile da realizzare. E se lo fosse, il costo sarebbe così elevato da rendere impossibile la sua commercializzazione. Non a caso, sul sito web dell'artista, il Fukushima Plate viene così presentato: "In una società che sacrifica la ragione al profitto, la sicurezza diventa un lusso per chi può permettersela. Il Fukushima Plate è un comune piatto da portata che ingloba un misuratore di radioattività che visualizza il livello di contaminazione del tuo cibo. Potrebbe diventare uno strumento indispensabile per sopravvivere nel futuro". Ma era solo una provocazione.
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