Tra le molteplici scoperte che periodicamente arrivano dal MIT di Boston non è raro che alcune sconfinino quasi nella fantascienza: è il caso della “sabbia intelligente”, microstruttura cubica della dimensione di un centimetro di lato (il granello), all’interno della quale è inserito un microprocessore e quattro magneti disposti su altrettanti lati, e che prevede una memoria fino a 32KB di codice. Questi granelli possono comunicare tra di loro e, tramite i magneti, quando viene inserito un oggetto tra di loro possono disporsi in modo tale da assumerne la forma; per esempio, inserendo una sedia simile a quelle delle case di bambola, i microgranelli sarebbero in grado di riprodurne la forma, realizzando una sedia in miniatura vera e propria. Da un ventennio il mondo della robotica studia le possibilità di autoassemblaggio, ottenendo finora risultati poco risolutivi in cui più elementi riescono ad avvicinarsi e accatastarsi, come i blocchi del Lego. Nello studio realizzato dal Distributed Robotics Laboratory (Drl) del Computer Science & Artificial Intelligence Laboratory del MIT, la tecnologia elaborata è completamente opposta: i granelli lavorano per sottrazione, disponendosi in modo tale da lasciare posto solo a quelli che possono duplicare la struttura modello, e questo usando un algoritmo che calcola come può essere riprodotto il profilo, con i dati poi trasmessi dai singoli granelli tra loro, stabilendo legami con quelli che servono alla costruzione e facendo cadere quelli che non servono. L’algoritmo può inoltre, essere impiegato per produrre copie più grandi dell’oggetto modello, sulla falsariga di come lavora una stampante 3D.(Automazione news).
mercoledì 27 novembre 2013
mercoledì 11 settembre 2013
Samuele Bersani, “Nuvola Numero Nove” dedicato a Lucio Dalla
E’ uscito ieri, 10 settembre 2013, il nuovo album di Samuele Bersani, “Nuvola Numero Nove” per Sony Music. Un ritorno, quello del cantautore romagnolo, che arriva a distanza di quattro anni dall’ultimo album di inediti “Manifesto Abusivo“ e dopo la partecipazione al Festival di Sanremo 2012, dove vinse il premio della Critica “Mia Martini” con il brano “Un pallone“. Il titolo dell’album è la traduzione letterale dell’americano “cloud nine“, che sta per “settimo cielo”. “E io oggi mi sento lassù, felice. Non ho più bisogno di rifugiarmi nella mia bellissima infanzia, e l’ho sempre cantata. La piadina romagnola… Adesso basta. Questo disco non è per nulla nostalgico, non reo nemmeno più che oggi sia peggio di ieri.”- ha raccontato Bersani.
Ed è proprio a quel Sanremo del 2012 che Bersani scambiò l’ultima chiacchierata con Lucio Dalla, in una delle notti del dopofestival, nel bar dell’albergo: “Aveva l’aria stanca, non era il solito Dalla. Un mese dopo se ne è andato.” Dalla che di questo album, che esce dopo un anno e mezzo da quel Festival e dalla sua scomparsa, ne è stato l’ispiratore: “Faccio questo lavoro e vivo in questa città perché un giorno lui m’ha ascoltato suonare. Su di me ha messo la sua firma, la sua pazienza, i suoi soldi.” Ed è quando, di ritorno a Bologna per ritrovare una tastiera, trova la Pressing a pezzi, che ha deciso di incidere l’album proprio nei suoi studi, ma per la prima volta senza di lui.
lunedì 9 settembre 2013
Quindici anni senza Lucio Battisti
Era il 9 settembre 1998. . A ricordarlo resta la sua musica, una discografia complessa fatta di album che sono entrati nella leggenda ma anche di dischi rimasti nella penombra, lontanissimi dallo stile degli anni Settanta. In questi giorni si è parlato molto di Battisti, ma non della sua arte, solo della bara traslata dal cimitero di Molteno, nei pressi di Lecco, verso, si dice, San Benedetto del Tronto. Fiumi di inchiostro e di pagine web, foto rubate al cimitero, polemiche...A me piace invece ricordarlo con le sue canzoni..............
giovedì 29 agosto 2013
"Creato" mini cervello in provetta
L'organoide è stato messo a punto dagli scienziati a partire da cellule staminali. Una versione in miniatura del cervello umano è stata ottenuta in provetta dopo anni di ricerche. Di appena quattro millimetri, è un grande strumento a disposizione dei ricercatori. Il risultato pubblicato sulla rivistaNature è frutto di uno studio guidato dall'Istituto di Biotecnologie molecolari dell'Accademia austriaca delle scienze, insieme alleUniversità di Edimburgo e Londra e all'Istituto Sanger, della Wellcome Trust.
Possibile anche riprodurre patologie - I ricercatori, coordinati da Madeline Lancaster e Juergen Knoblich, osservano: "Siamo fiduciosi che questo metodo permetterà di studiare una varietà di malattie legate allo sviluppo neurologico".
Il cervello in miniatura si è rivelato uno strumento unico per studiare l'intero processo di sviluppo del cervello umano: "Lo sviluppo delle regioni della corteccia - dicono i ricercatori riferendosi al mini cervello artificiale - avviene secondo un'organizzazione simile a quella che si osserva nei primi stadi di sviluppo del cervello umano".
Il mini cervello è anche un laboratorio nel quale riprodurre malattie neurologiche finora impossibili da studiare in un modello. "La complessità del cervello umano - osservano gli autori della ricerca - rendeva impossibile studiare molti disordini in organismi modello". Adesso, invece, nel cervello in provetta è già stata riprodotta la prima malattia: la microcefalia.
Il cervello in miniatura si è rivelato uno strumento unico per studiare l'intero processo di sviluppo del cervello umano: "Lo sviluppo delle regioni della corteccia - dicono i ricercatori riferendosi al mini cervello artificiale - avviene secondo un'organizzazione simile a quella che si osserva nei primi stadi di sviluppo del cervello umano".
Il mini cervello è anche un laboratorio nel quale riprodurre malattie neurologiche finora impossibili da studiare in un modello. "La complessità del cervello umano - osservano gli autori della ricerca - rendeva impossibile studiare molti disordini in organismi modello". Adesso, invece, nel cervello in provetta è già stata riprodotta la prima malattia: la microcefalia.
A partire da staminali - Il cervello è stato costruito a partire da cellule staminali umane pluripotenti, ossia cellule immature in grado di svilupparsi in ogni direzione. Nella ricerca sono state utilizzate sia cellule staminali embrionali, sia cellule adulte riprogrammate, le cosiddette Staminali pluripotenti indotte (Ips). Una volta isolate e immerse in un ambiente capace di stimolarne lo sviluppo, le cellule sono diventate neuroni e si sono assemblate spontaneamente in una struttura tridimensionale. Non è un vero e proprio organo, quello che le cellule hanno "costruito", ma un organoide.
Ancora da migliorare - Dimensioni e forma non sono infatti quelle del cervello umano, ma la struttura è quella di un cervello in miniatura e ricorda da vicino quella della parte più evoluta e complessa: la corteccia. Ha anche una cavità interna che ricorda il ventricolo che porta il liquido cerebrospinale nel cervello umano e una struttura, ed è in grado di sopravvivere per mesi in un bioreattore che lo aiuta a nutrirsi. Nonostante questo, ci sono ancora molte limitazioni e c'è ancora moltissima strada da fare prima di riprodurre in laboratorio un cervello del tutto simile a quello umano. Per alcuni, anzi, questo è un obiettivo impossibile. Tuttavia per la prima volta questo mini cervello primitivo è un modello che, come notano i ricercatori, ha "incredibili somiglianze" con il cervello umano. (TGCom24)
mercoledì 31 luglio 2013
Facebook: arriva il tasto "Non mi piace".
Ce ne accorgiamo ogni qual volta un amico pubblica sul suo profilo Facebook una notizia raccapricciante, o semplicemente inopportuna: non esiste un modo per esprimere il nostro disappunto. O perlomeno per esprimerlo in modo conciso, senza fare commenti. Ci vorrebbe un tasto Non mi piace, così giusto per chiarire come la pensiamo senza troppi arzigogoli.A dire il vero, Mark Zuckerberg starebbe pensando da tempo alla possibilità di arricchire la propria creatura con un tastoDislike. Anzi, per qualcuno è solo questione di giorni: presto, ciascuno di noi potrà puntare il pollice all’ingiù dinnanzi a qualsiasi contenuto indesiderato.Pensandoci bene nulla che ci cambi la vita e nemmeno la giornata. Ma per Facebook il discorso è diverso. Per il social network più affollato del mondo la possibilità di capire qual è lo stato d’animo dei suoi utenti ha tutto un altro valore.E se finora l'interesse si è concentrato perlopiù sui sentimenti positivi degli utenti - "Le azioni tendono a concentrarsi sulle interazioni sociali positive”, aveva dichiarato qualche tempo fa Bob Baldwin uno degli ingegneri di punta della società californiana - oggi a Menlo Park c'è chi crede che a dettagliare i profili degli iscritti in tutti i loro aspetti, positivi e negativi che siano, c’è solo da guadagnarci.In fondo una bella fetta del mondo social dispone già di strumenti analoghi: YouTube, ad esempio, permette di puntare il pollice in entrambi i versi, Reddit prevede il downvote di un articolo e Pandora dà modo ai suoi utenti di rifiutare un suggerimento musicale qualora non sia gradito.Lo stesso Facebook, a ben guardare, dispone al suo interno di strumenti sviluppati per raccogliere il “sentimento negativo” degli utenti verso questo o quel contenuto, si pensi ad esempio all’azione che permette di nascondere post ritenuti offensivi o alla possibilità di eliminare alla radice certi annunci pubblicitari che appaiono sulla colonna di destra.Dunque l’innesto di un tasto Non mi piace non farebbe altro che ampliare questa conoscenza, consentendo allo staff di Facebook di capire qualcosa di più sui nostri gusti e sulle nostre preferenze, come chiarisce un alto dirigente della società intervistato dalla ABC: “Stiamo progettando di raffinare questi strumenti affinché gli utenti possano comunicarci con precisione quali sono i motivi per cui nascondono quel particolare contenuto”.Insomma, a differenza del tasto Mi Piace, il "Dislike button" (o ciò che verrà) sarà qualcosa che servirà a Facebook - e non ai nostri amici – per capire perché non vogliamo che certi post si ripresentino sulla nostra bacheca. E regolare di conseguenza la pubblicità.Vien da chiedersi se, prima o poi, a qualcuno non venga voglia di carpire pure la nostra indifferenza verso certi contenuti sociali. Io, per esempio, sono fra quelli che vorrebbero fra le opzioni un bel tasto E chi se ne frega.(Panorama.it)
martedì 30 luglio 2013
Mangi troppo? Te lo dice il sensore nel dente
Un dispositivo avvisa se si esagera con cibo e bevute Il "grillo parlante" sarà installato nel dente. Un sensore in grado di avvisare se si è mangiato o bevuto troppo potrà ammonirci direttamente dalla nostra bocca e non gli si potrà mentire. L'ultima frontiera dei computer indossabili è stata realizzata dalla National Taiwan Universityverrà presentata al prossimo International Symposium on Wearable Computers che si terrà a settembre a Zurigo.Come funziona - Il sensore consiste in un piccolo circuito delle dimensioni giuste per entrare nella cavità del dente, che può essere assemblato a protesi o dentiere. Il circuito può riconoscere i movimenti della mascella, distinguendo se il possessore sta bevendo, masticando, tossendo, parlando o fumando. Questi dati vengono poi inviati direttamente allo smartphone del medico. Al momento il prototipo è alimentato da una batteria esterna, comunica con un cavetto ed è in grado di riconoscere correttamente il gesto nel 94% dei casi. Il prossimo passo sarà installare una batteria interna ricaricabile e un sistema wireless di comunicazione. Gli ideatori spiegano: "La bocca è una porta sulla salute umana e questo sensore orale può potenziare tutte le applicazioni sulla salute, come quelle che monitorano la dieta". (TGCom24)
Al momento il prototipo è alimentato da una batteria esterna, comunica con un cavetto ed è in grado di riconoscere correttamente il gesto nel 94% dei casi. Il prossimo passo sarà installare una batteria interna ricaricabile e un sistema wireless di comunicazione.
giovedì 25 luglio 2013
Asteroide si avvicina all’Italia, le info necessarie per vederlo
La Nasa annuncia gli orari del passaggio e le informazioni utili per osservarloL’Asteroide 2003 DZ15 è sempre più vicino al nostro Pianeta e, ovviamente, anche alla nostra Penisola, dandoci la possibilità di vederlo, molto probabilmente, anche ad occhio nudo. Questo fa parte di uno degli innumerevoli corpi celesti che transitano intorno al nostro Pianeta riescono talvolta a regalarci uno spettacolo memorabile. Numerosi esempi possono arrivare da comete a stelle cadenti e anche asteroidi. La distanza in cui esso transiterà vicino alla Terra è pari a 2,7 milioni di chilometri e sarà possibile osservarlo ad occhio nudo in un luogo che possibilmente non presenti interferenze luminose. Il diametro della massa rocciosa nello Spazio sarà di 153 metri e raggiungerà il massimo di illuminazione e intorno alle ore 22 del 29 luglio 2013. Spettacolo assicurato quindi. Evento astronomico che potrà essere inoltre seguito anche in diretta streaming e tramite appositi incontri che molti osservatori astronomici in Italia stanno predisponendo. Alcuni esperti in questi ultimi giorni stanno tuttavia raccomandando un binocolo per poterlo osservare ancora meglio
martedì 16 luglio 2013
Fuel Cells ad idrogeno senza usare platino
Il prossimo passo verso il futuro della mobilità è da anni indicato nella tecnologia delle Fuel Cell, ossia delle celle a combustibile alimentate ad idrogeno; in grado di fornire autonomie enormi ai motori elettrici attualmente limitati dalla capacità media delle batterie al litio, hanno un difetto che ne rallenta la commercializzazione da sempre: il prezzo.Dall’Inghilterra pare stia per arrivare però la tanto attesa chiave di volta:ACAL Energy afferma di aver sostituito il motivo di tanta dispendiosità con un elemento alternativo, rendendo così la produzione delle fuel cells finalmente abbordabile su larga scala.Il problema è sempre stato costituito dalla presenza del platino tra i materiali impiegati per la realizzazione di una cella a combustibile: in esse ossigeno ed idrogeno reagiscono producendo l’energia elettrica che serve al motore grazie ad una membrana rivestita in platino.Purtroppo però il platino ha costi molto elevati e si degrada rapidamente con l’uso, caratteristiche che non vanno d’accordo con le esigenze dell’industria automobilistica, la quale si trova a dover fare i conti con un prodotto doppiamente costoso: sia in quanto a materie prime che a metodi di produzione.Per questo il risultato finale è sino ad adesso corrisposto ad auto dalle enormi potenzialità ma dal prezzo stellare.La soluzione proposta da ACAL Energy si fa forte dell’eliminazione del platino dalle fuel cells in favore di un liquido catalizzatore registrato con il nome di FlowCatch che non soltanto consente la reazione energetica ma funge anche da refrigerante per la cella stessa.Perfino il decadimento della cella a combustibile è prevenuto con un margine di sicurezza pari a 2 rispetto all’obiettivo limite fissato dall’U.S. Department of Energy: la società britannica afferma che la sua fuel cell è in gradi di coprire almeno 700,000 km prima di mostrare segni di cedimento nelle capacità, con test che dimostrerebbero l’affidabilità del prodotto su 10,000 ore di utilizzo in 16 mesi.La notizia è stata riportata da Consumer Reports in primis proprio per l’aspettativa sul mercato che l’ipotesi di auto ad idrogeno davvero acquistabili spalancherebbe: senza conferme ufficiali da parte di nessuno, sembra che i Marchi automobilistici maggiori interessati a testare questa soluzione tecnologica siano già 6.Negli ultimi due anni si sono formate numerose alleanze per condividere e ripartire i costi di sviluppo delle fuel cells ad idrogeno tra i colossi dell’industria automotive: da Daimler, Renault-Nissan e Ford a Toyota eBMW alla recente General Motors ed Honda.Senza contare che Toyota ha già annunciato di voler aggredire il mercato con la prima berlina elettrica a fuel cells (la FCV-R) entro il 2015.Rimane naturalmente il problema della distribuzione dell’idrogeno (che in Giappone è pioneristicamente in via di sviluppo con il primo network nazionale) e, soprattutto, del costo economico ed ambientale di produzione dell’idrogeno stesso. (Veicolielettricinews.it)
Rimane naturalmente il problema della distribuzione dell’idrogeno (che in Giappone è pioneristicamente in via di sviluppo con il primo network nazionale) e, soprattutto, del costo economico ed ambientale di produzione dell’idrogeno stesso. (Veicolielettricinews.it)