domenica 28 agosto 2011

Ridere fa bene al cuore


Roma, 28-08-2011. Cardiologi: "Nuovi studi misurano l'efficacia preventiva della risata"
"Ora è ufficiale, ridere protegge il cuore il buonumore vale quanto l'esercizio fisico e i farmaci". E' quanto emerge da una ricerca dell'Università del Maryland presenta oggi al Congresso europeo di Cardiologia che si apre oggi a Parigi. La scarica positiva di una risata ha sulle arterie lo stesso effetto benefico dell'attività fisica o delle statine, i farmaci anti-colesterolo. Per la prima volta una ricerca dell'Università del Maryland, presentata al Congresso europeo di Cardiologia che si apre oggi a Parigi, è riuscita a misurare l'impatto del buonumore sulla salute.
I risultati sono sorprendenti ed hanno destato grande interesse fra i 30.000 medici presenti, tanto da inserire questo parametro fra i capisaldi di uno stile di vita corretto, al pari del movimento o della dieta. "Per star meglio basta un buon film comico - spiega il prof. Roberto Ferrari, past president della European Society of Cardiology (ESC) e presidente della "Fondazione Anna Maria Sechi per il Cuore" (FASC) -: lo studio ha messo a confronto l'espansione dell'endotelio, il rivestimento interno dei vasi sanguigni, nelle stesse persone in seguito alla visione di uno spettacolo divertente e di uno drammatico, dimostrando che la risata provoca la dilatazione dei vasi fino al 50% in più, aiutando così a prevenire aterosclerosi, infarti e ictus".

La ridotta funzionalità vascolare è determinante per lo sviluppo di malattie cardiache, che rappresentano tuttora la prima causa di morte nel mondo, con 4,3 milioni di decessi ogni anno in Europa, il 48% del totale. In Italia sono circa 5 milioni le persone affette da cardiopatia ischemica, la più diffusa tra le malattie cardiovascolari, mentre l'infarto del miocardio ogni 12 mesi colpisce circa 200 mila persone. Perché gli effetti siano visibili l'ilarità deve essere frequente, l'ideale sono 15 minuti al giorno.
La rabbia aumenta il rischio d'infarto
Rabbia e negatività aumentano invece il rischio di infarti nei sani, fino a raddoppiarlo in chi è già malato, come dimostra un'altra ricerca dell'Università di Pisa presentata al Congresso. Gli oltre 30.000 esperti dedicano infatti grande attenzione al rapporto fra umore e salute, oggetto di un'intera sessione dei lavori, preoccupati per gli effetti della crisi economica globale che fa prevedere un aumento del 15% degli eventi cardiovascolari nel vecchio continente nei prossimi mesi, così come è accaduto in Irlanda in seguito al crac del 2010.
"Nel nostro Paese tradurremo in pratica i risultati di queste ricerche nel primo progetto di prevenzione basato sulla promozione del buonumore promosso dalla FASC - continua Ferrari -. Be happy, be healthy, che partirà in autunno, si basa sul valore protettivo e terapeutico della risata e utilizzerà la comicità in tv come strumento principale di prevenzione, come indicato dallo studio USA. Stiamo elaborando un nuovo programma ad hoc con attori e cabarettisti che ci vedrà impegnati direttamente, per garantire la massima scientificità. Ridere infatti è importante ma ovviamente da solo non basta e soprattutto non può sostituirsi all'esercizio fisico e a una dieta sana". (RaiNews24)
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Vacanze finite, sindrome da rientro per un italiano su tre.


Milano, 27 ago. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Hanno seguito dalle spiagge e dai luoghi di villeggiatura le Borse ballerine, i titoli sulle montagne russe, gli annunci del Governo sui drammatici tagli in arrivo. Ora che per i vacanzieri italiani si avvicina il momento del rientro in città e sul posto di lavoro, tutta l'ansia accumulata leggendo i giornali sotto l'ombrellone e seguendo a distanza l'ultimo atto della crisi rischia di mettere a dura prova i nervi, aggravando lo stress da rientro.
La sindrome nota come 'post vacation blues' è dietro l'angolo, avvertono gli esperti. Colpisce, come sottolinea lo psichiatra Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano, "ormai circa il 35% della popolazione, con maggior incidenza tra i 25 e i 45 anni".
Più di un italiano su 3, dunque, rischia di soffrire il rientro a tal punto da 'somatizzarlo'. I sintomi? Senso di stordimento, calo di attenzione, digestione difficile, mal di testa e dolori muscolari. Ma anche ansia, abbassamento dell'umore, senso di vuoto, atteggiamento distaccato e irritabilità".
Si tratta di disagi legati alla cosiddetta sindrome d'adattamento che scaturisce ogni qualvolta avviene un cambiamento dello stile di vita, come succede in vacanza. Ma quest'anno c'è un ingrediente in più: "Il precipitare della crisi economica, le palpitazioni delle Borse e la paura del default complicheranno le cose - sottolinea Massimo Di Giannantonio, psichiatra dell'università 'G. D'Annunzio' di Chieti - e i più vulnerabili sono sicuramente gli italiani che appartengono alle categorie sociali meno protette: lavoratori part-time e a progetto. Chi si trova messo ai margini del mercato del lavoro".
Al rientro i soggetti a rischio potranno andare incontro a due grandi categorie di disturbi: il disturbo distimico e quello dell'adattamento. "La prima categoria - spiega Di Giannantonio - è principalmente legata ad alterazioni della sfera somatica. Si tratta dunque di disturbi del sonno, disturbi di carattere endocrinologico, del sistema nervoso periferico (come difficoltà digestive o alterazione dei ritmi circadiani). Mentre invece l'area del disturbo dell'adattamento riguarda la sfera psichica-relazionale e comporta difficoltà e fatica nell'assunzione della responsabilità, difficoltà nella gestione dei rapporti lavorativi e intrafamiliari".
Ma il rientro 'a tinte fosche' può avere effetti diversi a seconda delle caratteristiche interiori degli italiani. Ci sono due opposte reazioni possibili: "Reazioni che corrispondono a due diverse tipologie di persone. Quelle indipendenti, creative e costruttive che torneranno fiduciose e padrone di sé e utilizzeranno lo schema crisi come un ulteriore stimolo alle loro doti creative. In altre parole reagiranno come un cavallo che riceve una sferzata, cercando di mettere a disposizione degli altri la parte migliore della propria personalità. L'altro profilo - continua lo psichiatra - è quello in cui rientrano le persone 'campo-dipendenti', passive, con grave mancanza di creatività, che sentono la crisi come uno stimolo depressogeno, demotivatore e portatore di sofferenza. Una situazione che aggraverà il loro disagio, generando ulteriore stress e fatica".
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sabato 27 agosto 2011

E' allarme per psicofarmaci al posto di antidolorifici


Ritirato dal mercato farmaco Nurofen Plus

Londra, 27 ago. (TMNews) - E' allarme in Gran Bretagna dopo il ritrovamento di alcune pastiglie di un potente psicofarmaco, il Seroquel XL, utilizzato contro la schizofrenia, all'interno di alcune confezioni di antidolorifico Nurofen Plus. L'azienda produttrice del farmaco, Reckitt Benckiser, è stata costretta a ritirare il medicinale dal mercato. "Nurofen è stato ritirato" si legge in un documento diffuso ieri sera. "I consumatori sono pregati di consegnare tutte le confezioni di Nurofen Plus nella farmacie più vicine", sottolinea il comunicato. "Crediamo si tratti di un sabotaggio e collaboriamo con la polizia che sta indagando per trovare i responsabili", aggiunge la nota. Secondo la Reckitt Benckiser, circa 250mila confezioni di Nurofen Plus circolano nelle case britanniche. Almeno due persone hanno assunto per errore gli psicofarmaci.

(Fonte Afp)
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Dal 'barefooting' al 'fish pedicure'; il benessere passa dai piedi


Londra, 25 ago (Adnkronos) - Dalla testa ai piedi il passo è breve e il benessere durevole. Camminare senza scarpe, finchè possibile, è meglio. Lo consigliano gli ortopedici, i 'personal trainer', i guru olistici. Specie se sulla sabbia o sull'erba, ma anche sul parquet e sulle mattonelle, l'effetto di massaggio naturale è benefico per corpo e mente, il risultato posturale migliora la colonna dorsale.
Una disposizione naturista che precede l'ecologia come la conosciamo oggi e tuttavia l'asseconda nel rispetto per l'ambiente e l'individuo, al di là delle convenzioni. La bella stagione, le vacanze e le alte temperature favoriscono in questo periodo lo stare scalzi il più a lungo possibile. "Sentire il contatto con la terra -precisa l'ortopedico Lorenzo Fonzone di Napoli- permette di attingere energia in grado di riattivare la circolazione e il flusso delle forze vitali all'interno dell'organismo".
Ma camminare senza scarpe è divenuta anche una moda. Fan dei piedi nudi si scoprono diverse star hollywoodiane, che sia per abbandonare le calzature, sia per indossare con minor sforzo il famigerato tacco 12, passano prima dal chirurgo estetico. Tra i più noti a Beverly Hills, Ali Sadrieh è specializzato in "foot surgery". Attori e attrici gli chiedono soprattutto di modificare alluci, limare mignoli o "riempire" la pianta del piede.
Oggi sfidano il mondo a piedi nudi Sienna Miller, Uma Thurman e Jody Foster, proprio come negli anni Sessanta girava per Saint Tropez la mitica BB o la giovanissima Jane Fonda di "A piedi nudi nel parco", accompagna da Robert Redford sedotto dal suo fascino infantile e sbarazzino. Tutte, insomma, accese sostenitrici del "barefoot", la seduzione del piede e il camminare scalzi, terapia alternativa per il benessere e l'equilibrio di tutto il corpo.
Un trend quello del 'barefooting' che da Oltreoceano si sta diffondendo anche in Europa, a cominciare della Germania, dove si pratica frequentemente nei parchi: si veda ad esempio il sito dedicato www.barefusspark.info/it. In Italia, invece, i suoi seguaci appartengono al club dei "Nati Scalzi", che segnala attività da svolgere in tutto il Paese, rigorosamente privi di scarpe (www.nati-scalzi.org).
Di pari passo, crescono, intanto, i trattamenti di bellezza per la salute e la bellezza delle estremità, sempre più sofisticati tanto da non avere niente da invidiare a quelli per il viso. Dopo la riflessologia, l'ayurvedica e i massaggi plantari rilassanti adesso è il momento del "fish-pedicure".
Nato in Medioriente e adesso sdoganato anche in Europa, dopo non poche polemiche da parte degli ambientalisti, questo trattamento prevede, mentre si sta seduti su comodi divanetti, di affondare i piedi in una specie di acquario a temperatura controllata. Qui nuotano centinaia di piccoli pesci d'acqua dolce, i Garra Rufa, appartenenti alla famiglia Cyprinidae, che rimuovono con dolcezza le cellule morte della pelle, cibandosene.
L'effetto levigante è ottenuto in breve tempo, grazie a un lieve solletico, sotto l'occhio esperto di estetiste che controllano le diverse fasi del procedimento, dalle abluzioni iniziali al risultato finale, in un clima un po' rituale e un po' magico. I prezzi sono contenuti, a partire da 10-20 euro in su, secondo il tempo di immersione.
Da Mykonos a Londra, l'Europa più trendy si è fatta conquistare da questi singolari luoghi d'incontro affollati da curiosi, a metà tra un salone di bellezza 'old style' e un moderno bar per l'aperitivo, dove si chiacchiera piacevolmente tenendo i piedi a bagno, assediati da decine di pesci festosi. Un vero sollievo per i viandanti affaticati, naturisti e non, del terzo millennio.
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L'Onu sceglie il pipistrello come protagonista 2011/2012


Roma, 26 ago. - (Adnkronos) - Il pipistrello continua a non piacere all'uomo, nonostante gli sforzi dell'Onu che ha proclamato l'Anno del pipistrello sia per il 2011 che per il 2012. Tutta colpa di Dracula che, nella fantasia popolare (o almeno così si spera), sceglie proprio questa bestiolina per trasformarsi nel famoso succhiatore di sangue. Ma anche Batman, l'eroe dei fumetti, non è esente da colpe. Il supereroe, infatti, combatte i criminali incutendo terrore proprio attraverso l'immagine del pipistrello.
Certo è che vivere pressoché di notte, dormire a testa in giù ed emanare odori sgradevoli non aiutano a riabilitare l'immagine di questo animale. Per non parlare poi dell'aspetto estetico, non proprio grazioso.
Le dicerie, dunque, sono molto diffuse. La credenza popolare più famosa è sicuramente quella che reputa il pipistrello ' portatore sano ' di sventure ma ce ne sono altre molto più fantasiose. Ad esempio, mentre le feci del piccione in testa all'uomo pare portoni addirittura fortuna, le urine del pipistrello dovrebbero, invece, indurre alla calvizia.
L'idea forse nasce da un'altra famosa leggenda secondo la quale i pipistrelli non possano resistere alla tentazione di agganciarsi ai capelli. Ma la grande verità sui chirotteri è che non sono ciechi.
Insomma, il pipistrello è di fatto uno dei mammiferi più perseguitati del pianeta ed è per questo che il 2011 è stato indetto l'anno europeo del pipistrello mentre il 2012 sarà l'anno internazionale. L'obiettivo è aumentare la consapevolezza del prezioso ruolo che questi animali svolgono nell'ambiente naturale e parallelamente sensibilizzare il pubblico in merito alla necessità della loro tutela.
I pipistrelli infatti tengono sotto controllo gli insetti ma a causa dell'inquinamento, della mancanza di rifugi sicuri e di ambienti dove poter cacciare, sono diventati animali a rischio. Nell'ultimo anno, però, il pipistrello sta riscuotendo successo come anti zanzare: mangiandone 2000 a notte è più efficace degli zampironi.
E così sul web spopolano gli acquisti on line delle batbox, graziose casette per pipistrelli da posizionare sul balcone di casa propria. Per chi non fosse avvezzo alle nuove tecnologie può sempre andare alla Coop: in 300 punti vendita è, infatti, possibile acquistare la speciale casetta (22 euro).
Aspettando di portare a buon fine l'acquisto, è possibile omaggiare il chirottero domani sera alla notte europea del pipistrello. Una manifestazione organizzata da Eurobats che ogni anno si svolge in oltre trenta paesi. Convegni, giochi e passeggiate notturne per conoscere meglio questo mammifero.
Un esempio per tutti: nel parco Albanese di Mestre, gli esperti accompagneranno i partecipanti in una passeggiata alla ricerca dei pipistrelli utilizzando il bat detector (rilevatore di ultrasuoni). Le iniziative sono tante. Per conoscerle basta andare sul sito del ministero dell'ambiente o di Eurobats.
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L'imballaggio ecocompatibile conviene ma scienza poco diffusa

Roma, 26 ago. - (Adnkronos) - Il packaging è spesso il primo contatto con il consumatore: un tramite fondamentale per comunicare le caratteristiche del prodotto. Per questo "l'attenzione delle aziende verso il packaging è in crescita" spiega all'Adnkronos, Marco Sachet, direttore dell'Istituto italiano imballaggio.
Anche perché "è nell'interesse delle aziende ottimizzare. Introdurre più prodotto nello stesso volume permette di risparmiare nel trasporto come anche progettare imballaggi con minor quantità di materiale possibile".
L'imballaggio ecocompatibile, dunque, conviene. Purtroppo, però, aggiunge Sachet, "la scienza del packaging è ancora poco diffusa in Italia, e comunque solo nelle grandi aziende, mentre negli Stati Uniti ci sono ben otto università impegnate nella ricerca in questo settore".
Per rispondere alla richiesta delle aziende che cercano persone in grado di gestire i loro imballaggi, l'Istituto aveva promosso il corso di laurea di primo livello all'Università di Parma ma "il ministero dell'Istruzione ha deciso di chiuderlo in quanto considerato tra i corsi universitari ridicoli".
Serve, dunque, un professionista del packaging anche perché "il vero problema è che molti non sanno e non hanno mai sentito parlare di questo settore" aggiunge il direttore dell'Istituto.
Si tratta di un'enorme danno visto che l'industria dell'imballaggio rappresenta l'1,5% del Pil nazionale, con un fatturato di 24 miliardi di euro per i materiali e di 4 miliardi per i macchinari e una quota di esportazioni molto alta, oltre il 90% per le macchine.
Ci sono, però grandi aziende che stanno facendo enormi passi avanti in questo campo. Le metodologie di progettazione adottate da Bticino, ad esempio, hanno consentito all'azienda di realizzare un pack per prodotti tecnologici con un'incidenza di costo inferiore del 13% e totalmente riciclabile.
Anche la Barilla è riuscita per diversi prodotti, come le fette biscottate e i plum cake, a ridurre gli imballaggi di trasporto ma anche quelli rivolti al consumatore. Per Sachet, però, è una crescita che al momento riguarda solo le grandi aziende: "la dimensione della aziende a volte non permette degli investimenti in ricerca" che, invece, sarebbero utili per tutti: azienda, consumatore e ambiente.
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Lumache di terra, dalla tradizione alle ricette da top chef


Roma, 27 ago. (Ign) - Aveva visto lungo la ''Lumachella de la Vanagloria'' di Trilussa che guardando la propria ''bava'' disse ''già capisco che lascerò un'impronta ne la Storia''. Tra antiche sagre e nuove blasonate creazioni culinarie, ancora oggi, la lumaca di terra, prodotto antico della gastronomia italiana, conquista un posto d'onore sulle nostre tavole.
Antonello Colonna, chef dell'esclusivo Open Colonna a Roma, spazio gastronomico del Palazzo dell'Esposizioni, spiega che la lumaca "appartiene alla categoria di prodotti legati alla tradizione''. La sagra della lumaca, racconta a Ign testata on line del Gruppo Adnkronos, ''è tra le più antiche''. ''Roma - spiega - vanta una grande tradizione, quella della ‘lumacata’ che si tiene il giorno di San Giovanni, il 24 giugno". In quei giorni, "dopo dei periodi piovosi - racconta lo chef - si raccolgono infatti le lumache che escono fuori”.
E i momenti della raccolta si fondono con quelli della gastronomia. Così la ricetta classica: ''Si fanno spurgare, cioè si mettono in un piccolo recinto, qualcuno aggiunge della lattuga in modo che loro mangino e si purifichino il ventre e poi vengono cucinate''. Si fa il ''soffritto aglio, olio e peperoncino, si aggiunge del pomodoro, si fa sbollire per 10, 15, 20 minuti, e poi si immergono le lumache. Così la carne della lumaca, che è abbastanza grassa, si unisce alla salsa in un intingolo da ‘scarpetta''', assicura Colonna. Lui stesso propone piatti con le lumache per delle "serate a tema" su richiesta del cliente.
Filippo La Mantia ha una personale ricetta che presenta anche nella carta del suo ristorante al primo piano dell'hotel Majestic a Roma. "Io ho una ricetta che faccio con le lumache biologiche della Val di Noto dove ci sono allevamenti straordinari. Io preparo questo ragù di lumaca con pesto di limone, prezzemolo, capperi e basilico", racconta a Ign il cuoco siciliano. Ma come reagiscono i clienti a questa proposta culinaria? ''Ovviamente bisogna consigliare loro di provare - osserva -. I curiosi ci sono. E la lumaca riscuote un successo straordinario, inoltre viene prima fatta al vapore quindi diventa morbida poi viene passata in tegame con tutti i profumi''.
Anche in Sicilia la lumaca ha una lunga storia. ''E’ una tradizione antichissima e popolare, nata nei quartieri poveri. Era un rito mettersi in strada... Ancora oggi nei mercati c’è il venditore con una zuppiera enorme piena di lumache con prezzemolo e aglio cotte in tegame nei pentoloni e la gente va a comprare 'coppettini' pieni di lumache e mangia mentre cammina oppure si siede e mangia lumache e pane caldo''. Questo alimento, prosegue lo chef, "viene consumato per le feste patronali soprattutto in estate, quando vengono raccolte le lumachine fra i cespugli, in giro nelle campagne, e vengono servite con il prezzemolo, l’aglio che - precisa - io ovviamente non uso (niente soffritti nella sua cucina, né aglio e cipolle, ndr)''. Insomma ''tutte tradizioni con cui siamo nati e cresciuti''. Tanto da entrare a far parte del linguaggio colloquiale. ''Giochiamo sempre con il termine ‘lu crastuni’, che sono le lumache grosse che escono quando piove che hanno corna lunghissime. Così per dire ‘cornuto’ a uno noi lo soprannominiamo ‘crastuni’'', spiega La Mantia.
Per chi volesse accostarsi ad un gusto nuovo e per gli appassionati del genere l’appuntamento è a Cherasco, Cuneo, per il Festival della Lumaca che si terrà dal 17 al 19 settembre prossimi nell’ambito del 40esimo Incontro Internazionale di Elicicoltura (allevamento della chiocciola). Tra frittate, paté, spiedini la lumaca sarà la regina delle tre giornate gastronomiche.
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venerdì 26 agosto 2011

Ricercatori cagliaritani scoprono un pianeta di diamante


Nella Via Lattea, a circa 4.000 anni luce dalla Terra, c'è un diamante immenso: è un pianeta dalla massa più grande di Giove, fatto interamente di questa gemma. La scoperta, preziosa, è proprio il caso di dirlo, è annunciata su Science da un gruppo internazionale al quale partecipa l'Italia con Osservatorio di Cagliari dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), e università di Cagliari.
Il pianeta è circa 20 volte più denso di Giove e orbita intorno a una stella morta, della quale resta solo il nucleo densissimo: è una pulsar millisecondo che ruota a una velocità incredibile, compiendo circa 173 giri su se stessa ogni secondo. A differenza di Giove, il pianeta di diamante non è fatto di idrogeno ed elio ma di carbonio e ossigeno, allo stato cristallino. Il pianeta è affascinante non solo per la sua composizione, ma per la sua storia: si pensa che in passato sia stato una stella massiccia, che si è trasformata in un pianeta. La materia gassosa della stella, secondo i ricercatori, sarebbe stata travasata per oltre il 99,9% verso la pulsar durante un processo, ormai concluso, che ha riaccelerato la pulsar fino all'elevatissimo ritmo di rotazione attuale. "In quella fase la pulsar doveva essere una potente sorgente di raggi X, con caratteristiche simili alle cosiddette Binarie a raggi-X Ultra Compatte di Piccola Massa, di cui PSR J1719-1438 e il pianeta compagno dovrebbero dunque rappresentare dei discendenti", ha spiegato Andrea Possenti, direttore dell'Osservatorio di Cagliari e fra gli autori della ricerca con Marta Burgay, Nichi D'Amico e Sabrina Milia (D'Amico e Milia insegnano anche all'università di Cagliari). Secondo lo studio, coordinato dall'università australiana Swinburne University of Technology, il pianeta impiega solo 2 ore e 10 minuti per ruotare intorno alla pulsa. Ha una massa di poco superiore a quella di Giove, ma un raggio inferiore alla metà rispetto. Ciò fa supporre che la densità del pianeta sia molto più elevata di Giove. Sono state queste evidenze che hanno fatto concludere ai ricercatori che il pianeta dovrebbe essere composto in gran parte di carbonio e di ossigeno allo stato cristallino e che dovrebbe avere dunque una struttura simile a un diamante.
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Il fiume che scorre per 6000 km sotto la foresta amazzonica


Un enorme fiume sotterraneo scorrerebbe a ben 4 mila metri sotto il Rio delle Amazzoni, il più grande fiume al mondo che scorre nella foresta Amazzonica in Perù e Brasile. E’ quanto dedotto da alcuni scienziati brasiliani che avrebbero studiato i carotaggi effettuati per l’esplorazione petrolifera in 241 pozzi petroliferi negli anni ’70 e ’80.
Il ricercatore indiano Valiya Hamza dell’Osservatorio Nazionale brasiliano ha detto che il suo team ha trovato indicazioni che il fiume sotterraneo sarebbe lungo 6.000 chilometri, circa la stessa lunghezza del Rio delle Amazzoni in superficie. Ha detto che le “informazioni termiche” fornite da Petrobras ha permesso al suo team di identificare il movimento dell’acqua 4.000 metri sotto il Rio delle Amazzoni. I loro risultati sono stati presentati la scorsa settimana a Rio de Janeiro in una riunione della Società Brasiliana di geofisica.
I ricercatori hanno aggiunto che l’esistenza di un fiume sotterraneo che scorre da ovest a est (quindi anch’esso verso l’Oceano Atlantico) significherebbe che la foresta pluviale amazzonica ha due sistemi di scarico delle acque – il Rio delle Amazzoni e il fiume sotterraneo. Hamza ha sottolineato che gli studi sono ancora in fase preliminare, ma ha aggiunto che si aspettava di confermare il flusso sotterraneo entro la fine del 2014. La portata del fiume sotterraneo – se confermato – è comunque molto inferiore a quella del Rio delle Amazzoni ed è stata stimata a 3.000 metri cubi al secondo, rappresentando solo il 3% di quello del Rio delle Amazzoni, che nasce nella giungla peruviana e sfocia nell’Oceano Atlantico, all’estremo nord del Brasile ed è catalogato come il più lungo del mondo con i suoi 6.800 km.
I ricercatori hanno concordato di chiamare il fiume Hamza fiume sotterraneo in onore del ricercatore indiano Valiya Mannathal Hamza, che ha studiato la regione per oltre quattro decenni ed ha guidato il gruppo che ha effettuato la scoperta. Da parte sua, Hamza si è rifiutato di commentare le possibili conseguenze della scoperta da un punto di vista ambientale e di salvaguardia della Foresta Amazzonica. (Gaianews.it)
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