giovedì 5 gennaio 2012

A 30 anni dal Commodore 64

Era il gennaio del 1982 quando al Ces di Las Vegas (nell’edizione Winter, all’epoca ce n’erano due) venne presentato il Commodore 64, il computer che ha preso per mano tanti adolescenti nel mondo per condurli nel nuovo mondo dell’informatica. La scusa era proprio quella di imparare il futuro, la realtà spesso si coniugava con infinite partite con gli amici al mitico calcio del Commodore (International Soccer, sotto un video commovente). Sono passati 30 anni da allora e ancora si sta discutendo – come scrive Luca Annunziata su Punto Informatico – se il C64 davvero è il computer più venduto di sempre (qui un po’ di numeri): con 17 milioni di pezzi e una configurazione immutata negli anni difficilmente qualche pc moderno potrà mai mettere in discussione la supposta leadership.
Il dato forse non è poi così importante: il Commodore era un simbolo, una macchina all’avanguardia per l’epoca (sempre su PI trovate un po’ di specifiche). L’inizio timido dell’informatica di massa. In Italia arrivò un anno dopo, nel marzo del 1983 (negli Usa era commercializzato già dal giugno 1982), dopo aver fatto bella mostra di sé allo Smau di un anno prima. E fu subito un successo, malgrado costasse all’epoca del lancio 973.500 lire (Wikipedia), cifra comunque minima per un computer allora, e fu infatti quella la chiave del successo (negli Usa costava 565 dollari contro i 135 stimati di costo di produzione della singola macchina). Sotto la pubblicità del 1982.
Sono passati appunto 30 anni e la cosa fa indiscutibilmente impressione a chi, allora, sul C64 faceva i primi passi nel digitale. Magari provando anche a programmare un software qualunque usando il manuale e il Basic, con un “if” sempre seguito dall’immancabile “then”. I ricordi sono tanti. Dalla devastazione operata sulla propria collezione di musicassette, perché Vasco ormai era passato di moda e serviva il nastro per registrare dall’amico compiacente BattleZone (pirateria da principianti), alla sfida assolutamente da tifosi con il compagno di banco. Lui aveva lo Zx Spectrum e sosteneva (pazzo) che fosse molto meglio. Perché ben prima di “Windows vs Mac” oppure “iOS vs Android” (ma anche “Fifa vs Pes” o “Cod vs Battlefiedl”), le sfide di religione digitale sono iniziate proprio allora. E il Commodore era molto meglio (tiè!). Tratto da Corriere della Sera
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martedì 3 gennaio 2012

Un tradimento su cinque nasce dalla rete

Roma, 3 gen. (Adnkronos) - Il tradimento prende le mosse dalla Rete e nasce sempre più spesso sotto forma di bit. Sul banco degli imputati finiscono i social network: "Anche in Italia i sono diventati una delle cause più frequenti di infedeltà coniugale e di separazioni/divorzi". A fotografare il fenomeno è l'avvocato Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dell'Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani (Ami) e autore del saggio 'I Perplessi Sposi'. I numeri la dicono lunga: "Nel nostro Paese almeno il 20% delle crisi coniugali che arrivano in Tribunale - fa i conti il presidente dell'Ami - sono causate da Facebook (80% del totale) e da Twitter (20%). Si tratta di un fenomeno denunciato l'anno scorso dall'associazione dei matrimonialisti degli Usa e confermato dall'Ami. Le infedeltà riguardano coppie di tutte le età, anche quelle sposate da trent'anni e più. Facebook è virtuale solo all'inizio del rapporto, ma è poi occasione di incontri veri e propri (secondo il Centro Studi dell'Ami, il 70% si trasformano in scappatelle, il 30% diventano storie durature e parallele)".
Spesso in Tribunale sono portate le prove di messaggi compromettenti scambiati sui social network. Ed è fiorente, assicura Gassani, il commercio di software per risalire alla password del coniuge iscritto su Facebook o Twitter. Anche il tradimento virtuale può essere causa di divorzio e di addebito. "Nel Sud si tradisce su Facebook come nel Nord - conclude il presidente dell'Ami - e questa è un'altra novita' interessante".
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Cosa si cela dietro ai nomi delle band?

Dimmi come si chiama la tua band e ti dirò chi sei.

Facile a dirsi se quel nome è uno dei più pronunciati dai musicofili di tutto il mondo.

Eppure chi grida “I love you, Rolling Stones!” ai concerti, chi indossa le T-shirt ufficiali dei Pearl Jam e chi colleziona i vinili degli ABBA spesso non sa cosa si cela dietro ai nomi che hanno fatto la storia della musica.
E se i fan di Mick Jagger e soci sono avvantaggiati, visto che ormai l’origine del nome dalla canzone di Muddy Waters intitolata appunto Rolling Stone la conoscono anche le pietre (rotolanti e non), gli amanti di Eddie Vedder e compagnia bella faranno più fatica a conoscere la storia che sta dietro al nome della propria band del cuore: Pearl era la nonna del cantante e preparava una marmellata (in inglese jam) di peyote che tutti chiamavano Pearl Jam (“la marmellata di Pearl”).
Chi invece ha creduto per una vita intera che ABBA stesse per “padre” in ebraico, sappia che si tratta semplicemente delle iniziali dei componenti del gruppo, ossia Agnetha, Björn, Benny e Anni-Frid.
C’è poi AC/DC, nome scelto dalla sorella dei fratelli Young (Angus e Malcolm, chitarristi e fondatori del gruppo) che lesse la scritta su un elettrodomestico e la trovò perfetta per esprimere l'elettricità e il dinamismo della band; Beatles che richiama il nome del gruppo di Buddy Holly (i Crickets, ovvero i grilli) e mischia il termine “beetles” (coleotteri) e beat; Blink 182, in cui il numero aggiunto successivamente indica le volte in cui la parola “fuck” viene ripetuta nel film preferito di uno dei membri della band; Chumbawamba, nato da un sogno del chitarrista in cui in un locale pubblico, sulla porta del bagno, c’era scritto “chumba” e “wamba” invece di “uomini” e “donne”.
Dai Duran Duran, così battezzati in onore del cattivo Durand Durand del film cult Barbarella con Jane Fonda, agli Everything but the girl che videro un cartello sulla vetrina di un negozio che diceva che lì dentro si vendeva tutto, tranne la commessa, se è vero che la genesi onomastica di una band non aggiunge nulla a livello musicale è anche vero che conoscerne la storia può risultare davvero divertente.
Ad esempio Green Day in slang americano significa “giornata passata a farsi le canne”, inoltre quando lasciarono la scuola per fare i musicisti a tempo pieno il loro preside gli disse “It'll be a green day in hell before you make anything of yourselves” (Il giorno in cui l'inferno sarà verde voi combinerete qualcosa nella vita).
Anche i Lynyrd Skynyrd furono ispirati dalla scuola, in particolare dal loro noiosissimo professore di educazione fisica che si chiamava Leonard Skinner…
Meno divertenti ma comunque interessanti, il nome Foo Fighters era un termine utilizzato nella Seconda Guerra Mondiale per indicare strane palle di fuoco spesso avvistate dai piloti, mentre quello del gruppo punk Fugazi riprende il gergo militare dei tempi del Vietnam, rifacendosi alla peggiore situazione in cui, come soldati, ci si poteva trovare in guerra. È infatti l’acronimo di: Fucked Up, Got Ambushed, Zipped In ('fottuti, finiti in un'imboscata, chiusi' nei sacconi di plastica con la cerniera usati per contenere i cadaveri).

Anche in Italia spopola la mania di darsi nomi pregni di significato; è il caso degli Articolo 31, che fa riferimento alla famigerata Section 31 del Broadcasting act del 1960, una legge emanata dal parlamento irlandese che costituiva una vera minaccia alla libertà di espressione, affermando che solo i partiti politici espressamente autorizzati dal governo irlandese avrebbero potuto parlare in radio e in televisione.
Ci sono poi i Linea 77, il cui nome deriva dalla linea dell’autobus che la band prendeva per raggiungere la loro prima sala prove, i Litfiba, dall’indirizzo telex della sala prove della band, ovvero “L” (prefisso telex), “IT” (Italia), “FI” (Firenze), “BA” (Via de' Bardi) e la PFM, acronimo della pasticceria bresciana Premiata Forneria Marconi, giusto per citare qualche esempio.

Insomma: un nome, una garanzia.  (di Camilla Sernagiotto sky.it )
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lunedì 2 gennaio 2012

Aghi per siringhe che non provocano dolore

Molti saranno felici di sapere che potrebbe essere vicino il lancio sul mercato di un innovativo tipo di aghi per siringhe che non fanno male: si tratta di microaghi composti da fibroina, la principale proteina della seta.
L’invenzione arriva dalla mano di un gruppo di ingegneri appartenenti alla Tufts University, i quali sono riusciti a trovare il modo per sfruttare le proprietà di morbidezza della seta per creare una struttura solida e rigida, capace di attraversare la pelle senza provocare dolore e rilasciare un medicinale in maniera adeguata. Il segreto si trova nella dimensione degli aghi. Difatti, sono talmente piccoli che il sistema nervoso non è capace di percepire la loro presenza, eliminando la sensazione di bruciore o dolore che si prova quando l’ago penetra la cute, purché il farmaco iniettato non sia una sostanza per sé irritante. I risultati dello studio, pubblicati di recente sulla rivista Advance Functional Materials, dimostrano che è possibile sintetizzare a partire della fibroina, una sorta di aghi lunghi 500 micron e larghi soltanto 10 micron, ossia la decima parte di un capello.
Con questi microaghi, i farmaci possono essere somministrati in modo assolutamente normale, senza subire alterazioni nella loro composizione né sull’attività biologica del principio attivo.
I microaghi sono lo sufficientemente lunghi da permettere il rilascio del medicinale, ma come detto in precedenza, la loro lunghezza limitata non stimola i nervi sottocutanei e dunque non vi è una risposta di dolore.
Gli specialisti hanno inoltre dimostrato l’efficienza dei microaghi in caso di rilascio prolungato di diversi tipi di medicinali.
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Le notizie più pazze del 2011.

Roma, 1 gen. (Adnkronos) - Notizie pazze per brindare con un sorriso al nuovo anno. Si va dall'uomo che abbandona la moglie in aeroporto perché ci mette troppo tempo in bagno, al cliente inglese risarcito perché la commessa del reparto verdura del supermercato pesava le tette insieme alla frutta. Sono 'Le notizie piu' pazze del mondo', raccolte in un libro, come ogni anno, dal Centro di Documentazione Giornalistica. Nelle pagine del buonumore c'è di tutto: dal ladro che non resiste ad aggiornare il suo profilo su Facebook e viene perciò arrestato, all'allevatore geloso che marchia la moglie. E ancora si sorride leggendo della bimba canadese che fa causa al padre perché non ha voluto mandarla in gita o del pastore inglese che tinge di arancione tutte le pecore per non farsele rubare. Senza farsi mancare mogli o suocere vendute all'asta sul web e i ladri maldestri che chiamano la polizia perché rimasti bloccati in ascensore.
E ancora: c'è chi paga multe, calcolate dal 208 avanti Cristo, mentre a Bali un giovane fa sesso con una mucca e per punizione gliela fanno sposare. Da urlo la storia di un uomo dell'Ohio, condannato a sei mesi di reclusione, perché faceva sesso con il tavolino da pic-nic. E se ci sono mogli che costringono a mangiare torte ogni giorno, con il malcapitato 'lui' che chiede il divorzio dalla tavola, in Russia c'è pure chi viene beccato alla frontiera con un orso in auto. Senza dimenticare il pesce che mangia cioccolato, il gatto convocato come giurato o la donna olandese che chiama il suo ex 65.000 volte in un anno. Senza parole la storia del prete che in Messico benedice i fedeli con pistola ad acqua santa, o quella del capo cinese che è troppo ubriaco per guidare e si fa spingere la macchina fino a casa da dieci dipendenti. La filosofia di queste pagine è nella premessa: quando si è tristi si muovono 54 muscoli facciali, quando si è sereni soltanto 19. Almeno per economia, è sempre meglio sorridere.
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venerdì 30 dicembre 2011

L'auto si trasforma in Supercar con una App per smarthphone

Roma, 29 dic. - (Ign) - Trasformare la propria auto in una Supercar. E' il 'miracolo' che promette la App 'Safe0' che con il dispositivo di bordo Zbox di Via-Com permette di dialogare via Smartphone con uno o più veicoli, usufruendo anche di servizi di antifurto senza pagare canoni o collegarsi a centrali. Ideata e prodotta da un’azienda italiana, specializzata in alta tecnologia di bordo, totalmente gratuita e scaricabile con un qualsiasi Smartphone Apple o Android, l’App Safe permette di dialogare direttamente con il veicolo attraverso un dispositivo periferico Zbox installabile in officina. La vecchia 'centrale' che raccoglie i dati e li utilizza per fornire servizi diventa così superata. Lo Zbox invia prima di tutto informazioni utili a garantire la sicurezza di chi viaggia e la tranquillità di chi sta in casa, assicurando, in totale privacy, un collegamento via sms automatico alla propria personale rete di soccorso, costituita da numeri di parenti, amici, aziende selezionate e in prospettiva anche numeri utili del settore pubblico. Grazie all’App e al dispositivo si possono attivare automaticamente funzioni come l’indicazione esatta della posizione del veicolo con georeferenziazione, l’allarme in caso di incidente o di furto, l’avvertimento in caso di richiesta di soccorso e tante altre, come ad esempio la segnalazione in caso di necessità di cambio olio al motore.
Presto si potrà aderire ad una rete che mette a disposizione le proprie competenze per un primo intervento, un consiglio, una diagnosi o un aiuto e, in previsione, godere di sconti per i diversi servizi. “Grazie alla tecnologia aperta Zbox, potranno nascere aziende che offrono servizi ai possessori di SAFe i quali potranno sceglierli liberamente scaricandoli con un semplice click” spiega l’AD di Via-Com Andrea Spoto “Le Assicurazioni , le Banche o i gestori di flotte potranno proporre le loro App ed avere in cambio i dati necessari, come ad esempio: la dinamica dell’incidente o il punto dove si è verificato ovvero il luogo della transazione per il pedaggio di un parcheggio”.
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Ecco i pattini che vanno a 16 chilometri all'ora

Roma, 30 dic. - (Ign) - Sembra che l'inventore di questi pattini ultraveloci Peter Treadway abbia avuto l'ispirazione un giorno in cui con l'auto ha cercato per ore posteggio nella sua città Los Angeles.
Di alluminio e di nylon, funzionano a batteria e possono essere controllati con un telecomando. "Sono belli, facili da usare e molto comodi - spiega Peter -. E poi aggiunge si sa sempre dove 'posteggiarli'".
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giovedì 29 dicembre 2011

Alcol: in arrivo il cerotto anti sbornia

Capodanno è ormai vicino. In tutto il mondo si festeggerà l'ingresso del nuovo anno, e soprattutto brinderemo al suo arrivo. E forse, diciamolo, per una volta alzeremo un po' il gomito. Unico inconveniente, il post-sbornia che ci accompagnerà il 1° giorno del 2012. Ma c'è una soluzione, sotto forma di cerotto, e si chiama Bytox.
Prevenire è meglio che curare, si sa. Certo, sarebbe meglio non esagerare ma se proprio per una sera vogliamo lasciarci andare, esiste il modo per non subire i postumi dell'alcool. E sembra che a New York, il cerotto anti-sbornia, soprattutto per le feste di Capodanno vada a ruba.
Si tratta di uno dei numerosi aiutanti o presunti tali creato da alcuni giovani imprenditori della Grande Mela, che ha fatto il loro debutto nel corso di questo inverno.
Finora, il cerotto è acquistabile solo su Bytox.com, ad un prezzo che varia dai 2,99 per la versione monodose a 124,99 dollari per il pacchetto da 50, ma è disponibile anche in alcune cantine di New York e nel minibar dell'Hotel Gansevoort a Manhattan.
Il dottor Grossman, che ha messo a punto il cerotto, ha detto che il Bytox (lettaralmente “bye bye tossine”) dovrebbe essere applicato su una parte del corpo priva di peluria, preferibilmente l'avambraccio, 45 minuti prima di bere alcolici e va mantenuto fino al giorno successivo, ossia fino a otto ore dopo che si è bevuto l'ultimo bicchiere.
Il suo funzionamento, a detta del suo creatore, è più o meno quello dei presidi utilizzati per prevenire il mal d'auto. Inoltre secondo Grossman, Bytox è in grado anche di reintegrare le vitamine e gli acidi persi a causa del consumo di alcool. Tuttavia, tale aspetto non è ancora stato approfondito dalla Food and Drug Administration.
In un'intervista al New York Times, il dottor Grossman ha detto che la patch è più efficace rispetto ad una pillola perché gli ingredienti - diversi tipi di vitamine del gruppo B, bacca di acai, vitamine A, D, E e K, acidi folico e pantotenico - vengono immessi continuamente nel flusso sanguigno. Con una pillola, invece molte delle vitamine e dei minerali verrebbero rapidamente espulsi.
Ma poi aggiunge: "Se hai intenzione di bere molto, niente può aiutarti". Messaggio chiaro, secondo gli esperti infatti il tempo è l'unica cura sicura per guarire dai postumi di una sbornia.
Il suggerimento è quello di non esagerare, ma se per Capodanno dovessimo ritrovarci a fare i conti con i fumi dell'alcool, in mancanza di cerotti e pillole, l'unica cosa che può aiutarci è un bel cucchiaio di miele, insieme ad una profonda dormita.(Nextme.it)
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mercoledì 28 dicembre 2011

E' morta Cita, la scimmia di Tarzan

Cheeta (italianizzato Cita), il famoso scimpanze' compagno di avventure dello storico Tarzan, quello interpretato dal campione olimpici di nuoto Johnny Weissmuller nel 1930, e' morta sabato 24 dicembre, alla vigilia di Natale. E' la notizia che rimbalza sui siti a partire dai Entertainment Weekly Eintern. Jiggs Jr (questo il suo vero nome) si e' spento alla veneranda eta' di 80 anni al Suncoast Primate Sanctuary di Palm Harbor per un problema ai reni. Una scimmia quasi umana, cosi la ricorda Debbie Cobb, direttrice del centro in cui Jiggs Jr ha trascorso gli ultimi anni di vita:''amava su tutto, vedere la gente ridere, probabilmente una reminescenza di quando faceva ridere migliaia di persone interpretando la buffa spalla di Tarzan''. (Ansa)
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