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sabato 27 agosto 2011

L'imballaggio ecocompatibile conviene ma scienza poco diffusa

Roma, 26 ago. - (Adnkronos) - Il packaging è spesso il primo contatto con il consumatore: un tramite fondamentale per comunicare le caratteristiche del prodotto. Per questo "l'attenzione delle aziende verso il packaging è in crescita" spiega all'Adnkronos, Marco Sachet, direttore dell'Istituto italiano imballaggio.
Anche perché "è nell'interesse delle aziende ottimizzare. Introdurre più prodotto nello stesso volume permette di risparmiare nel trasporto come anche progettare imballaggi con minor quantità di materiale possibile".
L'imballaggio ecocompatibile, dunque, conviene. Purtroppo, però, aggiunge Sachet, "la scienza del packaging è ancora poco diffusa in Italia, e comunque solo nelle grandi aziende, mentre negli Stati Uniti ci sono ben otto università impegnate nella ricerca in questo settore".
Per rispondere alla richiesta delle aziende che cercano persone in grado di gestire i loro imballaggi, l'Istituto aveva promosso il corso di laurea di primo livello all'Università di Parma ma "il ministero dell'Istruzione ha deciso di chiuderlo in quanto considerato tra i corsi universitari ridicoli".
Serve, dunque, un professionista del packaging anche perché "il vero problema è che molti non sanno e non hanno mai sentito parlare di questo settore" aggiunge il direttore dell'Istituto.
Si tratta di un'enorme danno visto che l'industria dell'imballaggio rappresenta l'1,5% del Pil nazionale, con un fatturato di 24 miliardi di euro per i materiali e di 4 miliardi per i macchinari e una quota di esportazioni molto alta, oltre il 90% per le macchine.
Ci sono, però grandi aziende che stanno facendo enormi passi avanti in questo campo. Le metodologie di progettazione adottate da Bticino, ad esempio, hanno consentito all'azienda di realizzare un pack per prodotti tecnologici con un'incidenza di costo inferiore del 13% e totalmente riciclabile.
Anche la Barilla è riuscita per diversi prodotti, come le fette biscottate e i plum cake, a ridurre gli imballaggi di trasporto ma anche quelli rivolti al consumatore. Per Sachet, però, è una crescita che al momento riguarda solo le grandi aziende: "la dimensione della aziende a volte non permette degli investimenti in ricerca" che, invece, sarebbero utili per tutti: azienda, consumatore e ambiente.
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venerdì 26 agosto 2011

Ricercatori cagliaritani scoprono un pianeta di diamante


Nella Via Lattea, a circa 4.000 anni luce dalla Terra, c'è un diamante immenso: è un pianeta dalla massa più grande di Giove, fatto interamente di questa gemma. La scoperta, preziosa, è proprio il caso di dirlo, è annunciata su Science da un gruppo internazionale al quale partecipa l'Italia con Osservatorio di Cagliari dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), e università di Cagliari.
Il pianeta è circa 20 volte più denso di Giove e orbita intorno a una stella morta, della quale resta solo il nucleo densissimo: è una pulsar millisecondo che ruota a una velocità incredibile, compiendo circa 173 giri su se stessa ogni secondo. A differenza di Giove, il pianeta di diamante non è fatto di idrogeno ed elio ma di carbonio e ossigeno, allo stato cristallino. Il pianeta è affascinante non solo per la sua composizione, ma per la sua storia: si pensa che in passato sia stato una stella massiccia, che si è trasformata in un pianeta. La materia gassosa della stella, secondo i ricercatori, sarebbe stata travasata per oltre il 99,9% verso la pulsar durante un processo, ormai concluso, che ha riaccelerato la pulsar fino all'elevatissimo ritmo di rotazione attuale. "In quella fase la pulsar doveva essere una potente sorgente di raggi X, con caratteristiche simili alle cosiddette Binarie a raggi-X Ultra Compatte di Piccola Massa, di cui PSR J1719-1438 e il pianeta compagno dovrebbero dunque rappresentare dei discendenti", ha spiegato Andrea Possenti, direttore dell'Osservatorio di Cagliari e fra gli autori della ricerca con Marta Burgay, Nichi D'Amico e Sabrina Milia (D'Amico e Milia insegnano anche all'università di Cagliari). Secondo lo studio, coordinato dall'università australiana Swinburne University of Technology, il pianeta impiega solo 2 ore e 10 minuti per ruotare intorno alla pulsa. Ha una massa di poco superiore a quella di Giove, ma un raggio inferiore alla metà rispetto. Ciò fa supporre che la densità del pianeta sia molto più elevata di Giove. Sono state queste evidenze che hanno fatto concludere ai ricercatori che il pianeta dovrebbe essere composto in gran parte di carbonio e di ossigeno allo stato cristallino e che dovrebbe avere dunque una struttura simile a un diamante.
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lunedì 22 agosto 2011

Si stringe il cerchio attorno alla 'particella di Dio'


Roma, 22 ago. (Adnkronos) - Si stringe il cerchio nella caccia al bosone di Higgs passato alla storia come la 'particella di Dio'. Secondo gli scienziati che lavorano agli esperimenti Atlas e Cms dell'Lhc del Cern di Ginevra, infatti, se l'elusiva particella di Higgs è da qualche parte, "ormai è a corto di posti dove nascondersi". E a confermarlo sono i nuovi dati presentati dagli scienziati del Cern oggi in India, a Mumbai, nel corso della biennale Lepton-Photon.
Provare o confutare l'esistenza del bosone di Higgs, che è stato ipotizzato nel 1960 come parte di un meccanismo che conferisce massa alle particelle fondamentali, è tra i principali obiettivi del programma scientifico di Lhc, la più grande macchina per la scienza mai costruita dall'uomo. "I dati prodotti dalle collaborazioni Atlas e Cms hanno escluso l'esistenza di un Higgs su gran parte della regione di massa 145-466 GeV con una certezza del 95 per cento" annuncia il Cern. "Questi sono tempi entusiasmanti per la fisica delle particelle" afferma il numero uno del direttorato per la Ricerca dell'istituto di Ginevra, Sergio Bortolucci. Il fisico italiano è infatti convinto che potranno arrivare importanti risposte entro un anno. "La scoperta -dice Bortolucci- sono quasi certo che arriverà entro i prossimi dodici mesi. Se l'Higgs esiste, gli esperimenti di Lhc faranno ormai presto a trovarlo. E se così non fosse, la sua assenza indicherà la strada per una fisica nuova". Ma che cos'è il bosone di Higgs?
Il bosone di Higgs è un ipotetico bosone massivo e scalare previsto dal modello standard ed è l'unica particella del modello la cui esistenza deve essere ancora verificata sperimentalmente. Questa particella giocherebbe un ruolo fondamentale in quanto portatore di forza del campo di Higgs che, secondo la teoria,permea l'Universo e conferisce la massa ai 'mattoncini' che costituiscono la materia. La sua importanza secondo gli scienziati è anche dovuta al fatto che può garantire la consistenza del modello standard. Pur non essendo mai stata osservata, secondo una parte della comunità scientifica vi sarebbero alcuni indizi dell'esistenza del bosone di Higgs. Oltre ai risultati sulla affascinante ricerca di questa particella, il Cern sottolinea che gli esperimenti in atto con l'Lhc di Ginevra hanno prodotto una massa enorme di dati anche in altri campi della fisica. Passi avanti della scienza che sono oggi sul tavolo del summit indiano e che coinvolgono una vasta gamma di temi scientifici. "Grazie alle eccellenti prestazioni di Lhc, gli esperimenti e la Worldwide Lhc Computing Grid, alcune delle analisi attuali -spiega il Cern- sono basate su circa il doppio del campione di dati presentati al convegno di fisica delle particelle a luglio", tenutosi a Grenoble, in Francia.
"Grazie alle superbe performance di Lhc abbiamo registrato un enorme mole di nuovi dati scientifici negli ultimi mesi" sottolinea la scienziata italiana Fabiola Gianotti, a capo dell'esprimento Atlas. "Questo ci ha permesso -prosegue Gianotti- di fare grandi passi avanti nella nostra comprensione del modello standard e nella ricerca del bosone di Higgs e di una nuova fisica". Il modello standard (Ms) è una teoria quantistica dei campi che descrive tutte le particelle elementari ad oggi note e tre delle quattro forze fondamentali note. "E' fantastico che la straordinaria prestazione di Lhc quest'anno ci abbia portato così vicino a una regione di possibile scoperta. Qualunque sia il verdetto finale sulla particella Higgs stiamo vivendo un momento incredibile nel ricerca scientifica di nuova fisica" commenta il fisico italiano Guido Tonelli, numero uno dell'esperimento Cms di Lhc. Fiato sospeso inoltre per tutti gli altri scenari che si possono aprire dal lavoro di Lhc al summit indiano Lepton-Photon, che si concluderà a Mumbai sabato prossimo. Giovedì è infatti attesa la conferenza stampa del direttore generale del Cern, Rolf Heuer, e gli scienziati di LhCb, un altro importante esperimento scientifico in corso al Cern, presenteranno il 27 le ultime misurazioni sul modello standard. Dopo la conferenza Lepton Photon, assicura infine il Cern, i risultati degli esperimenti di Lhc saranno disponibili a tutti sul sito web dell'istituto ginevrino.
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venerdì 19 agosto 2011

IBM sviluppa il chip che simula il cervello.


L'azienda statunitense, tra le maggiori al mondo nel settore dell'informatica, ha annunciato l'avvio della fase 2 di sperimentazione di microprocessori capaci di simulare il funzionamento del cervello umano. E le sue capacità cognitive e reattive.

Simulare in un microprocessore i neuroni e le sinapsi del cervello umano per imitarne le capacità di percezione, apprendimento e azione. A questo stanno lavorando i ricercatori dell'Ibm, l'azienda informatica che ieri ha annunciato di aver già sviluppato un nuovo tipo di chip capace, appunto, di imparare dalle esperienze fatte, stabilire correlazioni, fare ipotesi e, di nuovo, imparare dai risultati raggiunti.
La ricerca è realizzata insieme a sei importanti atenei americani (Columbia University, Cornell University, University of California, Merced, Università del Wisconsin, Madison) e cofinanziata dalla Darpa (Defense Advanced Research Projects Agency), il “braccio” scientifico del Pentagono, che ha già investito nella fase 2 progetto altri 21 milioni di dollari.
I ricercatori di Big Blue, informa l'azienda, stanno già sperimentando un paio di questi primi chip "neurosinaptici" che, seppur basati ancora sulla tecnica del silicio, sembrano in grado di ricreare il dialogo tra neuroni e sinapsi, grazie ad avanzati algoritmi. Entrambi i core contengono 256 neuroni. Un nucleo contiene 262.144 sinapsi programmabili e l'altro contiene 65.536 sinapsi di apprendimento. Il team Ibm ha già dimostrato con successo applicazioni semplici come navigazione, visione artificiale, pattern recognition, memoria associativa e classificazione.
L'obiettivo a lungo termine del progetto SyNAPSE (Systems of Neuromorphic Adaptive Plastic Scalable Electronics) è quello di creare un sistema che non solo analizzi contemporaneamente informazioni complesse provenienti da molteplici modalità sensoriali ma sia anche in grado di rimodularsi dinamicamente nell'interazione con se stesso. Nel lungo periodo Ibm si prefigge di realizzare un sistema di chip con dieci miliardi di neuroni e 100 mila miliardi di sinapsi, che consumi solo un kilowatt di energia e occupi un volume di meno di due litri.
Si tratta di «un'importante iniziativa per andare oltre il paradigma di von Neumann - ha detto Dharmendra Modha, responsabile del progetto per Ibm Research - che è stata dominante dell'architettura dei computer per più di mezzo secolo. Le future applicazioni del computing aumenteranno la domanda di funzionalità a cui l'architettura tradizionale non è in grado di rispondere in maniera efficiente. Questi chip sono un altro passo significativo nell'evoluzione dei computer da calcolatrici ai sistemi di apprendimento – conclude il ricercatore - e segnano l'inizio di una nuova generazione di computer e delle loro applicazioni nel mondo degli affari, della scienza e del governo».
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venerdì 12 agosto 2011

Quando il computer diventa una seconda pelle


Un sottile chip, come un tattoo elettronico, controlla organismo e dispositivi
Un dispositivo elettronico ultrasottile e simile a un tatuaggio temporaneo, da applicare sulla pelle senza fili né colla, potrà monitorare molte funzioni dell’organismo che oggi vengono controllate collegandosi a elettrodi o ingombranti macchinari. Il «super cerotto» è stato messo a punto da un gruppo di ingegneri e altri scienziati guidato dall’università dell’Illinois, negli Usa.
Grazie alle sue innovative proprietà, e in particolare a una serpentina elettronica morbida e flessibile come la pelle, il dispositivo è in grado di assecondare le rughe e le proprietà meccaniche della cute umana. Oltre alla raccolta dei dati relativi all’attività di muscoli, cuore e cervello, questo tatuaggio elettronico - spiegano i suoi inventori su Science - può anche essere utile ai pazienti con disturbi neurologici o muscolari anche gravi. Per esempio i malati di Sla, aiutandoli a comunicare interfacciandosi con speciali computer.
I ricercatori hanno inoltre scoperto che, se applicati a livello della gola, i sensori del ’cyber tattoò sono in grado di distinguere i movimenti muscolari durante la fonazione, aprendo nuove strade per la cura della patologie della laringe. «Da non sottovalutare poi l’aspetto ludico: »«Questa nuova tecnologia derivata dalla microelettronica - sottolineano gli scienziati - è stata testata anche per il controllo di un videogioco, dimostrando il potenziale di interfaccia tra uomo e macchina». «Uno dei principali vantaggi - affermano i ricercatori - è che il funzionamento del dispositivo non necessita di un gel conduttore o di un collegamento. Non deve penetrare nella pelle o avere fili ingombranti. Il suo segreto è nella sua comodità e libertà per il paziente che lo porta». La piastra su cui aderisce il «super cerotto» è inizialmente montata su un sottile foglio di plastica solubile in acqua, poi laminato con la stessa per aderire alla pelle «nello stesso modo con cui si applicano i tatuaggi temporanei», spiegano gli ingegneri. «Il nostro obiettivo - afferma John A. Rogers, coordinatore della ricerca - era quello di sviluppare una tecnologia elettronica in grado di integrarsi con la pelle in un modo che è meccanicamente e fisiologicamente invisibile per l’utente. Quella trovata quindi è una soluzione che cancella la distinzione tra elettronica e biologia». La nuova sfida per il team è integrare i vari dispositivi montati sulla piattaforma «in modo che funzionino insieme come un sistema - si augurano - piuttosto che individualmente. E di aggiungere anche la funzionalità wi-fi»
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domenica 26 giugno 2011

Domani un asteroide grande quanto un bus sfiorerà la Terra

Roma, 26 giugno 2011 - Un asteroide grande quanto un autobus, domani “sfiorerà” la terra. Lo riferisce il sito space.com che cita la Nasa sottolineando che “2011 MD”, così è stato ribattezzato l’asteroide, passerà verso le 19.14 (ora italiana) a circa 12mila chilometri dalla superficie terrestre, sopra la costa Antartica.
“L’asteroide non rappresenta alcuna minaccia per la terra”, rassicurano gli esperti.
“Asteroid 2011 MD” è stato scoperto appena quattro giorni fa, attraverso il telescopio Linear, nel New Mexico. Secondo gli astronomi oggetti celesti di queste dimensioni (tra 9 e 30 metri) passano vicino alla terra ogni sei anni.
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venerdì 17 giugno 2011

Nasce il sedile che misura il battito cardiaco

Roma (TMNews) – Realizzato da un gruppo di ingegneri Ford il primo sedile “ECG”(elettrocardiogramma) che misura il battito cardiaco del guidatore, senza bisogno di contatto con la pelle: messo a punto dall’European Research Centre di Aachen, in Germania, in collaborazione con il Rheinisch-Westfälische Technische Hochschule (RWTH), i primi test mostrano come questo particolare sedile sia in grado di monitorare con successo il 95% dei battiti per il 98% del tempo, nonostante sia ancora in fase iniziale di sviluppo.
Come funziona? Semplice: i sensori riconoscono gli impulsi elettrici generati dal cuore trasformandoli in segnali che possono essere inviati e analizzati da medici o anche da software medicali.
“Anche se si tratta di una ricerca attualmente in corso, la tecnologia di monitoraggio dell’attività cardiaca sviluppata da Ford e dall’Università di Aachen potrebbe diventare presto una rivoluzione sul piano della sicurezza.
I soggetti a rischio cardiovascolare, ad esempio, potranno guidare con la sicurezza di tenere sotto controllo costante la loro condizione e, in caso di emergenza, prevenire rischi e incidenti”- ha spiegato Achim Lindner, medico del Ford Research Centre.
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lunedì 13 giugno 2011

Mercoledì 15 giugno la luna sarà rossa

Nuovo spettacolo astronomico mercoledì prossimo quando avverrà la prima eclisse totale di Luna del 2011, la più lunga degli ultimi 10 anni. Il fenomeno, sottolinea l'Osservatorio Schiapparelli di Varese, sarà seguito in tutto il mondo e sarà visibile anche dall'Italia. 

La sola fase di totalità durerà addirittura 100 minuti, la più lunga degli ultimi 10 anni. Prendendo come punto di riferimento la città di Varese, gli astronomi dell'Osservatorio riferiscono che la Luna sorgerà alle 21.10 locali ed alle 21.22 inizierà la fase massima dell'eclisse, che si protrarrà fino alle 23.03.

Il momento di migliore visibilità sarà alle ore 22.13, con la Luna alta circa 9 gradi in direzione Sud-Est, all'interno della costellazione di Ofiuco. Sarà dunque necessario avere l'orizzonte sud-est sgombro da ostacoli naturali o artificiali per poterla osservare. Ma per chi non riuscisse a vederla direttamente sul sito del magazine scientifico Focus, Focus.it, l'eclisse verrà trasmessa in diretta web a partire dalle ore 21.30. Attraverso il sito si potranno così vedere le immagini delle telecamere posizionate sul telescopio dell'osservatorio di Cà Del Monte (Pv), immagini straordinarie che verranno commentate dagli esperti dell'osservatorio.
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giovedì 9 giugno 2011

Esplosioni solari: compromesse le comunicazioni?


Il Solar Dynamics Observatory (SDO) della Nasa, ieri mattina, 7 giugno, ha registrato una tra le più spettacolari eruzioni solari mai registrate. 
Il nome tecnico di questo evento è "espulsione di massa coronale" ed è un avvenimento che si può registrare anche molte volte al giorno, ma questa volta, la particolarità è l'estensione dalla parte di superficie solare interessate. 
L'espulsione di ieri mattina infatti riguardava una porzione di sole grande quasi quanto la sua stessa metà e secondo gli esperti potrebbero anche esserci delle conseguenza sulla Terra, interferendo sul suo campo magnetico per un apio di giorni e influendo anche sul campo delle telecomunicazioni satellitari. 
L'intensità della tempesta geomagnetica potrebbe variare tra G1 e G2, in una scala il cui valore massimo è G5. Sulle regioni polari della Terra potrebbero riscontrarsi anche problemi per i voli aerei.


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