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mercoledì 19 febbraio 2014

Sperimentati veicoli elettrici a ricarica wireless

Milton Keynes rimarrà nel cuore degli appassionati delle quattro ruote per due aspetti fra loro antitetici, ma entrambi altamente tecnologici: la città inglese, infatti, non solo è la sede della scuderia “Red Bull Racing”, detentrice del titolo piloti e del titolo costruttori del campionato di Formula 1 da ben 4 anni, ma è anche il campo di prova per il primo test di veicoli elettrici a ricarica wireless nel trasporto pubblico. Si tratta di un progetto sperimentale di grande respiro che, dopo uno studio approfondito, ha permesso di mettere in strada, lo scorso gennaio, ben 8 autobus elettrici che verranno monitorati per 5 anni allo scopo di verificarne la sostenibilità tecnica ed economica, non in astratto, bensì direttamente sul campo in una sorta di stress-test. Gli 8 veicoli dovranno, infatti, dimostrare di essere all’altezza dei loro diretti concorrenti diesel, viaggiando su una tratta decisamente impegnativa: 17 ore di servizio al giorno, 7 giorni alla settimana per coprire, ciascuno, una distanza di circa 90.000 km all’anno (più del doppio della lunghezza dell’equatore)! La grande novità sta nel metodo di ricarica, che non avverrà attraverso le più tradizionali colonnine alle quali collegare il veicolo con un apposito cavo, bensì in una modalità wireless. Grazie al principio dell’induzione magnetica,  la corrente che scorre in una bobina “primaria” annegata sotto il manto stradale e collegata alla rete elettrica, crea un campo magnetico in grado di generare – per induzione – una corrente elettrica in una bobina “secondaria” installata, a sua volta, a bordo del veicolo, ricaricandone così la batteria. Per garantire un funzionamento continuo compatibile con la tabella oraria del trasporto pubblico, sono previste due stazioni di ricarica presso i capolinea del tragitto: alla fermata, la bobina montata sull’autobus verrà abbassata a 4 cm dalle piastre ad induzione predisposte sotto la pavimentazione della strada in modo tale da essere investita dal campo magnetico generato da queste ultime. Con tale approccio, anche le batterie con cui sono equipaggiati i veicoli potranno essere più leggere e di dimensioni più compatte.Dopo una ricarica notturna completa, in 10 minuti di sosta ogni autobus sarà in grado di ricaricare due terzi dell’energia consumata per percorrere i 24 km di tratta della “Linea 7”: un tempo del tutto compatibile con la sosta per il cambio di autista alla guida o con la pausa per una tazza di tazza di tè! I vantaggi? Mezzi più silenziosi rispetto ai veicoli diesel, un abbattimento annuo di 5 tonnellate di particolato e di emissioni nocive dai tubi di scappamento ed una riduzione delle emissioni di CO2 stimata in 270 tonnellate all’anno.
La sperimentazione, che verrà gestita dalla MASP (MBK Arup Sustainable Projects) – una joint-venture fra la società di consulenza ingegneristica Arup e la divisione europea della giapponese Mitsui – è stata tenuta a battesimo dalla Baronessa Kramer, il Ministro inglese dei Trasporti, a testimonianza del forte interesse istituzionale nella ricerca in questo campo. La portata del progetto è, infatti, potenzialmente rivoluzionaria:  se green, performance e risparmio economico dimostreranno di poter andare a braccetto, l’approccio del trasporto pubblico in tutta la Gran Bretagna potrà trasformarsi completamente e, forse, colonizzare, dal Regno Unito, il vecchio continente! (Elettronews.com)

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mercoledì 29 gennaio 2014

Nissan Leaf, 100mila monetine per una carrozzeria speciale

Sì, il traguardo delle 100,000 unità vendute in 3 anni ha fatto impazzire quelli di Nissan. Avevate infatti mai visto un’auto interamente rivestita di monetine? Ecco, se la risposta è no, potete approfittarne adesso: sono infatti tante quanti gli esemplari venduti della Leaf elettrica le monete usate per ricoprire questo particolare modello commemorativo.

50,000 monete da 2 pence di sterlina britannica (è in Gran Bretagna che le Leaf europee sono costruite) e 50,000 monetine da 2 euro cent rivestono l’auto, stando a rappresentare i costi da record della berlina compatta elettrica: 0.02 sterline al miglio e, quindi, meno di 0.02 euro al km.
Tre “specialisti” (maniaci mosaicisti, verrebbe da dire) sono stati impegnati per una settimana intera per applicare le monete sulla carrozzeria della macchina, disponendo pence su una metà ed euro sull’altra. Non manca neppure la scritta “LEAF” in rilievo ottenuta con la sovrapposizione di tre strati di monete.
D’impatto, non c’è che dire, ma non pensiate che questa versione della Leaf elettrica possa entrare a far parte dei capricci di qualche eccentrico acquirente: la corazza di centesimi appesantisce di ben 504 kg l’auto, rendendola in pratica più utile come fermacarte che come mezzo di trasporto.
Il suo scopo, in fondo, è di far da monumento alle centomila auto elettriche vendute da Nissan dal 2010 ad oggi, non certo di andarsene a spasso.(fonte Nissan).

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mercoledì 27 novembre 2013

Sabbia intelligente

Tra le molteplici scoperte che periodicamente arrivano dal MIT di Boston non è raro che alcune sconfinino quasi nella fantascienza: è il caso della “sabbia intelligente”, microstruttura cubica della dimensione di un centimetro di lato (il granello), all’interno della quale è inserito un microprocessore e quattro magneti disposti su altrettanti lati, e che prevede una memoria fino a 32KB di codice. Questi granelli possono comunicare tra di loro e, tramite i magneti, quando viene inserito un oggetto tra di loro possono disporsi in modo tale da assumerne la forma; per esempio, inserendo una sedia simile a quelle delle case di bambola, i microgranelli sarebbero in grado di riprodurne la forma, realizzando una sedia in miniatura vera e propria. Da un ventennio il mondo della robotica studia le possibilità di autoassemblaggio, ottenendo finora risultati poco risolutivi in cui più elementi riescono ad avvicinarsi e accatastarsi, come i blocchi del Lego. Nello studio realizzato dal Distributed Robotics Laboratory (Drl) del Computer Science & Artificial Intelligence Laboratory del MIT, la tecnologia elaborata è completamente opposta: i granelli lavorano per sottrazione, disponendosi in modo tale da lasciare posto solo a quelli che possono duplicare la struttura modello, e questo usando un algoritmo che calcola come può essere riprodotto il profilo, con i dati poi trasmessi dai singoli granelli tra loro, stabilendo legami con quelli che servono alla costruzione e facendo cadere quelli che non servono. L’algoritmo può inoltre, essere impiegato per produrre copie più grandi dell’oggetto modello, sulla falsariga di come lavora una stampante 3D.(Automazione news).
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martedì 30 luglio 2013

Mangi troppo? Te lo dice il sensore nel dente

Un dispositivo avvisa se si esagera con cibo e bevute
 
 Il "grillo parlante" sarà installato nel dente. Un sensore in grado di avvisare se si è mangiato o bevuto troppo potrà ammonirci direttamente dalla nostra bocca e non gli si potrà mentire. L'ultima frontiera dei computer indossabili è stata realizzata dalla National Taiwan Universityverrà presentata al prossimo International Symposium on Wearable Computers che si terrà a settembre a Zurigo.
Come funziona - Il sensore consiste in un piccolo circuito delle dimensioni giuste per entrare nella cavità del dente, che può essere assemblato a protesi o dentiere. Il circuito può riconoscere i movimenti della mascella, distinguendo se il possessore sta bevendo, masticando, tossendo, parlando o fumando. Questi dati vengono poi inviati direttamente allo smartphone del medico. 
Al momento il prototipo è alimentato da una batteria esterna, comunica con un cavetto ed è in grado di riconoscere correttamente il gesto nel 94% dei casi. Il prossimo passo sarà installare una batteria interna ricaricabile e un sistema wireless di comunicazione. 
Gli ideatori spiegano: "La bocca è una porta sulla salute umana e questo sensore orale può potenziare tutte le applicazioni sulla salute, come quelle che monitorano la dieta". (TGCom24)

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martedì 16 luglio 2013

Fuel Cells ad idrogeno senza usare platino

Il prossimo passo verso il futuro della mobilità è da anni indicato nella tecnologia delle Fuel Cell, ossia delle celle a combustibile alimentate ad idrogeno; in grado di fornire autonomie enormi ai motori elettrici attualmente limitati dalla capacità media delle batterie al litio, hanno un difetto che ne rallenta la commercializzazione da sempre: il prezzo.
Dall’Inghilterra pare stia per arrivare però la tanto attesa chiave di volta:ACAL Energy afferma di aver sostituito il motivo di tanta dispendiosità con un elemento alternativo, rendendo così la produzione delle fuel cells finalmente abbordabile su larga scala.
Il problema è sempre stato costituito dalla presenza del platino tra i materiali impiegati per la realizzazione di una cella a combustibile: in esse ossigeno ed idrogeno reagiscono producendo l’energia elettrica che serve al motore grazie ad una membrana rivestita in platino.
Purtroppo però il platino ha costi molto elevati e si degrada rapidamente con l’uso, caratteristiche che non vanno d’accordo con le esigenze dell’industria automobilistica, la quale si trova a dover fare i conti con un prodotto doppiamente costoso: sia in quanto a materie prime che a metodi di produzione.
Per questo il risultato finale è sino ad adesso corrisposto ad auto dalle enormi potenzialità ma dal prezzo stellare.
La soluzione proposta da ACAL Energy si fa forte dell’eliminazione del platino dalle fuel cells in favore di un liquido catalizzatore registrato con il nome di FlowCatch che non soltanto consente la reazione energetica ma funge anche da refrigerante per la cella stessa.
Perfino il decadimento della cella a combustibile è prevenuto con un margine di sicurezza pari a 2 rispetto all’obiettivo limite fissato dall’U.S. Department of Energy: la società britannica afferma che la sua fuel cell è in gradi di coprire almeno 700,000 km prima di mostrare segni di cedimento nelle capacità, con test che dimostrerebbero l’affidabilità del prodotto su 10,000 ore di utilizzo in 16 mesi.
La notizia è stata riportata da Consumer Reports in primis proprio per l’aspettativa sul mercato che l’ipotesi di auto ad idrogeno davvero acquistabili spalancherebbe: senza conferme ufficiali da parte di nessuno, sembra che i Marchi automobilistici maggiori interessati a testare questa soluzione tecnologica siano già 6.
Negli ultimi due anni si sono formate numerose alleanze per condividere e ripartire i costi di sviluppo delle fuel cells ad idrogeno tra i colossi dell’industria automotive: da Daimler, Renault-Nissan e Ford a Toyota eBMW alla recente General Motors ed Honda.
Senza contare che Toyota ha già annunciato di voler aggredire il mercato con la prima berlina elettrica a fuel cells (la FCV-R) entro il 2015.
Rimane naturalmente il problema della distribuzione dell’idrogeno (che in Giappone è pioneristicamente in via di sviluppo con il primo network nazionale) e, soprattutto, del costo economico ed ambientale di produzione dell’idrogeno stesso. (Veicolielettricinews.it)

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domenica 16 giugno 2013

Google porta Internet ovunque con Project Loon

I colosso della ricerca di Mountain View ha ufficializzato nella giornata di ieri un progetto da cui si vociferava da tempo. Si tratta del Project Loon, ovvero di una progetto ambizioso di diffusione del segnale di Internet nelle zone più remote del pianeta sfruttando le mongolfiere.
 
L'idea, che può apparire bizzarra, potrebbe in realtà rivelarsi rivoluzionaria: utilizzando una tecnologia vecchia di due secoli, infatti, potrebbe essere possibile creare un "ponte" verso la modernità per le aree più remote del globo dove, ad oggi, non è stato possibile garantire alcun collegamento stabile con la Rete.
 
Grazie a questo progetto sarà possibile fornire un collegamento alla Rete non solo agli abitanti delle aree più sperdute e disagiate del pianeta, ma anche garantire la continuità dei collegamenti telefonici in aree colpite da calamità naturali (come terremoti e tsunami) fornendo, così, un servizio di primaria importanza anche in situazioni di emergenza.
 
Il progetto prevede l'utilizzo di mongolfiere telecomandate ed alimentate ad energia solare, in grado di viaggiare a circa 20 chilometri dal suolo; ciascuna mongolfiera, ovviamente, sarà munita di potenti antenne (simili a quelle di alcuni satelliti per le telecomunicazioni) in collegamento con stazioni al suolo che fungeranno da ripetitori. I test del servizio inizieranno in questi giorni in Nuova Zelanda e, in caso di successo, verranno estesi anche ad altre aree del pianeta prima del lancio vero e proprio del servizio.
 
Di seguito il comunicato apparso sul blog di Google:
 
"Siamo convinti che potrebbe essere possibile costruire un anello di palloni che possano volare in tutto il mondo sui venti stratosferici, fornendo l'accesso a Internet a coloro che si trovano nella parte sottostante. Siamo solo all'inizio, ma abbiamo costruito un sistema che utilizza palloni portati dal vento ad altitudini due volte più elevate di quelle che raggiungono gli aerei commerciali, riuscendo a garantire accesso a Internet a terra a velocità simili alle reti 3G di oggi o più veloci nel futuro". (Mr.Webmaster.it)

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mercoledì 5 giugno 2013

Attesa per Iwatch: Apple brevetta la batteria “curva”

Una batteria «curva» per dispositivi elettronici portatili: è il brevetto appena riconosciuto a Apple che aggiunge - secondo gli analisti - un nuovo tassello nel mosaico che porterebbe al lancio di un iWatch .
 Questa batteria non servirebbe infatti per gli attuali iPhone e iPad ma potrebbe adattarsi a un oggetto più piccolo. Al mercato degli smart-watch guarda anche E-Ink, che ha presentato un’anteprima di mini schermi con inchiostro elettronico (lo stesso del Kindle) ad hoc per orologi-pc.
 L’attore su cui però si concentrano le principali attese per lo smart-watch resta Cupertino. Il nuovo brevetto, depositato già a gennaio di quest’anno, parla di una batteria «curva» «per facilitare l’uso efficiente dello spazio». Componente che potrebbe essere concepito dunque per un tipo di dispositivo diverso da iPad e iPhone, di dimensioni ancora minori.
 Anche E-Ink, azienda creatrice della tecnologia più diffusa per i lettori di eBook come il Kindle di Amazon, punta sul mercato della tecnologia indossabile: ha presentato alcuni schermi in formato «orologio da polso», da 1,73 pollici, dotati di inchiostro elettronico. Sono schermi flessibili basati su una tecnologia fatta di sottili pellicole di transistor firmata Sony che già debutterà negli smart-watch di Sonostar annunciati al Computex in corso a Taipei, Taiwan.
(Ansa)

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martedì 30 aprile 2013

La password più sicura sta per arrivare: si attiva con il pensiero


Analizziamo la forma composta passthought, dove pass sta per passaggio, accesso e thought corrisponde a pensiero. Richiama la parola password con cui in realtà ha attinenza. E’ una novità della tecnologia: attraverso un dispositivo (connesso tramite Bluetooth) si potrà semplicemente pensare una combinazione alfanumerica, passthought, che sarà decifrata leggendo le nostre onde cerebrali. In tal modo si potranno attivare procedure come per esempio l’uso del cellulare o altri strumenti ma soprattutto non ci sarà pericolo che occhi indiscreti o altri sistemi possano carpirla. In futuro è probabile che invece di digitare il nostro PIN (personal identification number) nel prelevare denaro al bancomat potremmo sfruttare questo mezzo per sconfiggere i c.d. shoulder surfer, dove shoulder sta per spalla e surfer chi naviga, va in surf, ossia chi, alle spalle della vittima, intenta ad utilizzare uno sportello automatico, ruba i dati composti sulla tastiera. (IlMessaggero.it)

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venerdì 12 aprile 2013

Google lancia il testamento (per la vita digitale).


Cosa fare dei nostri dati e account dopo una lunga latitanza o, peggio, la nostra dipartita? Il motore di ricerca offre la soluzione
Che succede dopo la morte? Nessuno lo sa veramente. Cosa succede della nostra vita digitale quando l’abbandoniamo, o per noia o per improvvisa e involontaria dipartita da questa terra? In realtà, anche di questo poco si sa, ma Google ha deciso, per quel che riguarda i suoi servizi, di regalarci qualche certezza. Il motore di ricerca ha infatti introdotto uno strumento che permette di esprimere le proprie volontà per il futuro del nostro account. Tecnicamente si chiamaGestione Account Inattivo , nome neutro e rassicurante, ma è evidente che funziona come una sorta di testamento. Permette, infatti, di esprimere ciò che si vuole fare con i propri dati ospitati sulla rete dopo la morte, o, più semplicemente, quando si decide di smettere di usare il proprio account per un lungo periodo di tempo.  
 
L’idea si presta a un facile umorismo (macabro), e se non fosse trascorso da tempo il primo aprile si potrebbe pensare a una delle molte burle di Google. Ma burla o no, questo tool risolverebbe un problema serio. Molte persone hanno fatto l’esperienza di un profilo Facebook che continua a esserci proposto o che occhieggia con il volto di una persona amica, anche quando questa ci ha, purtroppo, lasciato. Una situazione che può essere dolorosa e incresciosa e a cui bene ha fatto Google a porre mano. 
 
“A molti di noi non piace pensare alla morte - in particolare la nostra,” ha scritto il Product Manager Andreas Tuerk in un post sul blog , “ma fare progetti per ciò che accade dopo che te ne sei andato è molto importante per le persone che si lasciano alle spalle. Così oggi, stiamo lanciando una nuova funzione che rende facile comunicare a Google ciò che si vuole fare con le risorse digitali quando si muore o non può più usare il proprio account”. 
 
Avete idea di quanta parte di voi galleggia nel mondo virtuale? La soluzione consente di istruire i server su cosa fare con i vostri messaggi di Gmail, vale a dire una fitta corrispondenza anche molto personale, i dati del profilo di Google+, i post di Blogger, i file del disco, le foto dell’album Picasa, magari ricordi imperdibili, i dati di Google Voice e i video di YouTube. Con pochi clic si può scegliere cosa si desidera recuperare e cosa affidare all’oblio. Google potrà inviare il pacchetto a “contatti attendibili”, sebbene resti qualche dubbio sul modo in cui propri cari riceverebbero tutti i dati della vita online che avevamo affidati a Google. 
 
Tra le impostazioni a disposizione, c’è il periodo di tempo di inattività oltre il quale il motore di ricerca avrà il via libera per cancellare i propri dati: tre, sei, nove o 12 mesi. È chiaro che un simile strumento consente anche di prevedere una certa pulizia e attenzione alla privacy, e magari un incentivo a non lasciare languire per troppo tempo i nostri account, a tutto vantaggio della vivacità dei servizi di Google. Ma questo è poco rilevante. L’idea di disporre della propria eredità digitale, senza mettere nei guai i posteri e proteggendo, magari, documenti, testi ed espressioni che vogliamo scompaiano con noi sembra saggiamente in linea con il nuovo stile di vita.  (La Stampa.it)

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venerdì 5 aprile 2013

Il combustibile eco si fa col microrganismo Ogm


Copiando il meccanismo della fotosintesi si produce energia dall'anidride carbonica

E' stato sviluppato un microrganismo geneticamente modificato in grado di convertire l'anidride carbonica in un combustibile ecologico. La ricerca è stata condotta presso la University of Georgia e pubblicata suProceedings of National Academies of Sciences.
Il processo - Il team di ricercatori ha sviluppato una metodologia per selezionare la CO2 presente nell'atmosfera e trasformarlo in prodotti industriali, tra cui il carburante. Il metodo segue il percorso della fotosintesi attraverso cui le piante utilizzano la luce solare, per trasformare acqua e anidride carbonica in zuccheri, e se ne servono per produrre energia. I ricercatori hanno creato un microrganismo, manipolando il materiale genetico, per imitare il processo. Per lo studio sono partiti dal Pyrococcus furiosus un microrganismo che si nutre di carboidrati nelle acque surriscaldate dell'oceano vicine a sfiati geotermici:

Biomasse, adieu Gli scienziati hanno poi modificato il microrganismo in modo che potesse alimentarsi a temperature inferiori. Hanno poi usato gas idrogeno per creare una reazione chimica nel microrganismo e integrato la CO2 con l'acido 3-idrossipropionico, una sostanza chimica industriale usata per fare acrilici e altri prodotti.
Michael Adams, a capo della ricerca, ha spiegato: "Grazie alla scoperta siamo in grado di eliminare le piante come intermediari, e di estrarre l'anidride carbonica direttamente dall'atmosfera per trasformarla in prodotti utili, senza dover passare attraverso elementi ricavati da biomasse altrimenti utili per l'alimentazione, come la coltivazione delle piante e l'estrazione degli zuccheri". Oltre alla produzione di prodotti industriali, altre manipolazioni genetiche potrebbero consentire al microrganismo di produrre altri prodotti, compresi i combustibili.

I limiti - Tuttavia il ciclo di conversione dipende ancora dai combustibili fossili. Infatti, i ricercatori hanno utilizzato l'idrogeno come fonte di energia, la cui sorgente più facilmente disponibile è al momento il gas naturale, un combustibile fossile. Adams ha aggiunto: "Nella ricerca a lungo termine ci auguriamo di poter utilizzare idrogeno da fonti rinnovabili biologiche, come da alghe fotosintetiche o rifiuti dei prodotti di fermentazione". In ogni caso, il combustibile prodotto con il Pyrococcus furiosus è a zero emissioni perché quando brucia rilascia la stessa quantità di CO2 utilizzata per crearlo e ciò lo rende più pulito di benzina, petrolio e carbone.(TGCom24)
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venerdì 15 marzo 2013

Tunnel carpale? Arriva Bat, il primo mouse wireless levitante


Roma, 13 mar. (Ign) - Si chiama Bat ed è ancora in fase di test, ma l'obiettivo che si propone è quello di prevenire e curare una delle malattie contemporanee più comuni: la Sindrome del tunnel carpale.Si tratta del primo mouse wireless levitante. Presentato dal designer Vabin Kibardin sul sito ufficiale Kibardindesign, è dotato di una base composta da un anello magnetico che gli permatte di 'galleggiare' a circa 40 mm quando non viene utilizzato, per poi abbassarsi a 10 mm dalla scrivania quando invece vi si appoggia la mano sopra per usarlo. Il mouse raggiunge un’altezza minima supportando fino a 1 kg di peso.Proprio la sua particolare peculiarità di fluttuare in aria, a detta infatti del suo inventore, permetterebbe di risolvere alcune problematiche che investono chi, con il computer, ci lavora molto.La Sindrome del Tunnel Carpale è la neuropatia (patologia che colpisce il sistema nervoso periferico) più frequente ed è dovuta alla compressione del nervo mediano al polso nel suo passaggio attraverso il tunnel carpale.

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martedì 12 marzo 2013

Uno" sguardo" al nuovo Samsung Galaxy S4


(AGI) - Roma, 12 mar. - Non e' ancora in grado di leggere nel pensiero, ma il nuovo Samsung Galaxy S4 e' stato concepito per seguire e interpretare lo sguardo. Le indiscrezioni pubblicate dal New York Times danno per certa la rivoluzionaria tecnologia di 'Eye tracking' che permettera' al super-smartphone di seguire i nostri occhi. L'ultimo gioiello del colosso sudcoreano sara' quindi in grado scorrere le pagine quando si e' arrivati alla fine del testo e di mettere in pausa un video quando si distoglie lo sguardo dal display. L'appuntamento per la presentazione e' per il 14 marzo a New York, ma intanto sui siti specializzati si parla anche delle altre caratteristiche del Galaxy S4: schermo ad altissima definizione (full HD) da 4,99 pollici, 2 giga di Ram (molto piu' potente di un netbook) e una fotocamera da 13 megapixel, piu' del doppio del concorrente iPhone 5 di Apple. (AGI) 

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venerdì 8 marzo 2013

Facebook cambia look: "rivoluzione" per foto, video e musica


(AGI) - Menlo Park (California), 8 mar. - Facebook cambia look con una 'rivoluzione' principalmente nella sezione notizie (news feed). Le foto, che rappresentano oltre il 50% del materiale condiviso dagli utenti, diventano protagoniste del social network, assieme alla musica che avra' una sezione dedicata. Si tratta della piu' radicale trasformazione di Facebook dal 2006, quando fu introdotto il news feed. Mark Zuckerberg ha spiegato che il social network diventera' un "giornale personalizzato" con diverse sezioni da esplorare, orientate soprattutto su immagini e video. Il restyling  consentirà di organizzare meglio le 'notizie' pubblicate e di dividerle per area di interesse. Piu' curata anche la parte 'mobile' per tablet e smartphone: da ora in poi ci sara' un unico layout.

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giovedì 7 marzo 2013

Metodo Vannoni sulle staminali?


Nelle ultime settimane si è parlato tantissimo del metodo Vannoni sulle staminali, un metodo scientifico che, attraverso proprio le cellule staminali, permette di combattere patologie praticamente incurabili. E’ stata la trasmissione Le Iene che ha voluto far maggiore chiarezza sul metodo Vannoni sulle staminali, un procedimento che è stato bloccato dal Consiglio Superiore di Sanità. Prima di scendere nei particolari riguardo tale blocco giudiziario, vogliamo spiegarvi in che consiste il metodo Vannoni sulle staminali.

Come funziona il metodo Vannoni

Si parte innanzitutto dal presupposto che le cellule staminali siano una grandissima risorsa per l’organismo umano, garantiscono praticamente la vita a tutti noi. Il metodo Vannoni sulle staminali prevede in poche parole che tali cellule siano estratte in modo attivo. Principalmente le si preleva dalla parte spugonsa dell’osso del bacino, tale osso viene poi lavorato ricavando cinque tipi diversi di cellule staminali, chiaramente ognuna ha le sue funzioni. Attraverso il metodo Vannoni sulle staminali queste vengono moltiplicate e iniettate in quantità maggiore nell’organismo umano. Con un massimo di due iniezioni di cellule staminali si avrà un miglioramento della patologia, debellandola completamente. Chiaramente, essendo una terapia e non un metodo miracoloso, può capitare che negli anni la patologia si ripresenti, ma grazie al metodo Vannoni sulle staminali si riuscirà sempre a combatterla.
Il perché del blocco giudiziario?
C’è stato però un blocco sul metodo Vannoni sulle staminali da parte della Comunità europea, questo perché il dottor Vannoni non ha scelto la strada della sperimentazione, come obbliga il Consiglio Superiore di Sanità, ma si è avvalso delle cure compassionevoli. In poche parole c’è stata un’interruzione perché le terapie non vengono svolte in un laboratorio farmaceutico e ciò non è permesso dalla Comunità Europea. (paperblog.com)

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mercoledì 27 febbraio 2013

Batterie elastiche per pc indossabili


Possono essere piegate, avvolte e si allungano fino al 300% della loro dimensione originale

ROMA
Si allungano fino al 300% della loro dimensione originale e si ricaricano senza fili, via wireless: sono le prime batterie flessibili agli ioni di litio, grazie alle quali monitor avvolgibili e computer indossabili diventano più vicini. Il risultato, descritto sulla rivista Nature Communications si deve a un gruppo di ricerca coordinato dall’americano John Rogers dell’università dell’Illinois. 
 
Le batterie possono funzionare fino a 8-9 ore prima di essere ricaricata e continuano a essere efficienti anche dopo essere stata stirate, piegate, avvolte. Il processo di allungamento è reversibile e le batterie sono capaci di 20 cicli di ricarica. In più hanno il vantaggio che si ricaricano senza fili, via wireless. Secondo gli autori le batterie flessibili potrebbero essere usate nell’elettronica flessibile, per esempio in dispositivi simili a «pelli» robotiche da applicare sul corpo umano, per monitorare la salute, o per schermi arrotolabili. La capacità di queste batterie estensibili, sottolineano gli autori, è simile alle batterie tradizionali al litio delle stesse dimensioni. Potrebbero tornare utili nella fabbricazione di dispositivi come gli orologi-pc, allo studio di aziende come Apple e Samsung 
 
Anche se la ricerca sui dispositivi elettronici procede a grandi passi e con buoni risultati uno degli ostacoli è costituito dalla progettazione di una fonte di un alimentatore in grado di sopportare la flessione e l’allungamento, pur mantenendo le sue prestazioni di accumulo di energia. I ricercatori hanno superato questa difficoltà usando degli strati di silicio morbido su cui sono installati elettrodi interconnessi fra loro con dei sottilissimi cavi a spirale. La matrice di silicio è quadrata e trasparente e contiene 100 elettrodi. 
 
«I componenti della batteria sono montati fianco a fianco e collegati da fitti e lunghi fili a spirale» ha osservato uno degli autori, Yonggang Huang della Northwestern University. «Sono i fili a spirale - ha proseguito Huang - che permettono alle batterie di essere flessibili. Quando abbiamo allungato la batteria, i fili ondulate si sono spiegati come una fisarmonica. E possiamo allungare il dispositivo anche quando la batteria è al lavoro».  
(Ansa

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martedì 19 febbraio 2013

Addio a Hotmail, un pezzo della “vecchia” Internet


Dopo 18 anni, 16 di gestione Microsoft, il servizio Hotmail è pronto a dire addio alla Rete. Niente di traumatico, una scomparsa di un pezzo storico della “vecchia” Internet ampiamente annunciato da Redmond. Ma da oggi c’è l’ufficialità: con un post sul blog di Outlook l’azienda ha annunciato cheOutlook.com è pronto a uscire dalla fase preview e a sostituire di fatto la gloriosa webmail da 360 milioni di utenti.
Come raccontano le agenzie, dopo una massiccia campagna sulla privacy contro Google, Microsoft è pronta a dare l’attacco frontale a GMail con la web app creata in stile, e con la filosofia, di Windows 8. A seguito dell’introdzuione in “via sperimentale” del nuovo servizio la scorsa estate, Outlook.com ha già totalizzato una sessantina di milioni di utenti. E secondo Redmond è dunque “il servizio email con la crescita più rapida a livello mondiale”.
A cominciare già da oggi Microsoft inizierà il trasferimento, senza dolori, senza interruzioni del servizio e senza che gli utenti debbano fare qualcosa, degli account di Hotmail in Outlook.com, promettendo di mantenere password, contatti e, naturalmente, lo stesso indirizzo di posta elettronica. La massicia migrazione dovrebbe concludersi entro la prossima estate. Inizialmente sarà volontaria, poi man mano che il processo andrà avanti diventerà obbligatoria. Oltre a una connessione diretta con i social network, Outlook sarà integrato con SkyDrive, il servizio di cloud storage dell’azienda. In una sola parola: sharing. Condivisione. Un passo oltre la “vecchia” email, appunto.

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martedì 18 dicembre 2012

Lenti a contatto LCD: il futuro sulla nostra retina!


Da quello che sembra, la nostre epoca risulta essere la più attinente al lavoro dei sognatori, persone comune dotate di grande cuore, immensa passione e una buona dose fantasia, capaci di ricreare, nella propria immaginazione, vere e proprie pietre miliari del prossimo futuro Hi Tech, che ci accompagneranno in nuovi orizzonti tecnologici mai varcati sino ad oggi.

Di solito sono diverse e molteplici le alternative Hi Tech capaci di deliziarci nella nostra comune esperienza mobile, con features e caratteristiche tecniche all’avanguardia in assoluto, offrendoci il primato di una fluida e splendida esperienza Hi Tech, capace di stupire anche i più scettici del settore.
Ma stavolta si va ben oltre il banale concetto di terminale Hi Tech, superando di gran lunga i prossimi sogni firmati dai brand più imponenti del settore. Si va a toccare e superare persino la promessa Hi Tech del futuro firmata Google, i famosi Google Glass, occhiali nati dai prestigiosi laboratori del colosso di Mountain View capaci di regalarci una “realtà aumentata”.

Il progetto che prende forma stamane ha dell’incredibile. Si tratta di vere e proprie lenti a contatto, che, a differenza delle comuni lenti che giovano alla nostra normale esperienza visiva, integrano dei pannelli LCD!
Questo meraviglioso progetto ha dell’incredibile, e sembra persino visino ad una realizzazione ufficiale, fuori dalla versione beta, per anticipare e migliorare, di gran lunga, la prossima esperienza offerta dagli acclamati Google Glass.
Questo sogno divenuto realtà ha preso forma al Centre of Microsystems Technology della Ghent University, dove un team di sviluppatori e ricercatori è riuscito a dotare delle lenti a contatto di un micro pannello LCD.
Tramite questo micro pannello sarà possibile visualizzare piccoli simboli che, nella reale applicazione, risultano poco visibili a causa dell’eccessiva vicinanza che priva l’occhio di una giusta distanza per una degna messa a fuoco.

Non è però detto che questo progetto non possa evolversi, regalando un nuovo step evoluzionistico alla splendida era in cui viviamo. Che ne pensate? Sono lieto di lasciarvi al primo video dimostrativo, nell’attesa di un’evoluzione ingegneristica capace di superare, ancora una volta, le nostre aspettative. (Android Planet)
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domenica 22 luglio 2012

Telefonino scarico? Una t-shirt fornisce l'energia per ricaricarlo

Roma, 11 lug. - (Adnkronos) - Il cellulare che si spegne improvvisamente e l'incubo di rimanere isolati. La paura più diffusa nell'era digitale potrebbe diventare presto un ricordo. Basterà infatti indossare una speciale t-shirt tecnologica per ricaricare il proprio telefonino in ogni luogo, una sorta di batteria indossabile. La buona notizia per gli irriducibili nativi digitali arriva da una nuova invenzione sviluppata dall'University of South Carolina (Usa). Due ricercatori, Xiaodong Li Bao e Lihong Bao, hanno trasformato il tessuto di una maglietta in un super condensatore in grado di immagazzinare l'energia elettrica così da far funzionare i telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici come iPad e lettori multimediali. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista 'Advanced Materials'.
I test effettuati hanno dimostrato che la maglietta è in grado di essere ricaricata anche migliaia di volte. "Questo tipo di supercondensatori ibridi - spiegano gli scienziati - possono funzionare dopo migliaia di cicli di carica-scarica e le loro prestazioni non diminuiscono più del 5%". Gli scienziati hanno usato per la loro ricerca un maglietta acquistata in un grande magazzino. Hanno poi proceduto a impregnarla con una soluzione di fluoruro, l'hanno fatta essiccare e portata ad alte temperature in un ambiente privo di ossigeno.
Il risultato è stato un tessuto ibrido, frutto della conversione durante il processo delle fibre in carbone attivo. La t-shirt ha conservato però la sua normale flessibilità. I ricercatori hanno poi utilizzato piccole parti del tessuto come un elettrodo, dimostrando che il nuovo materiale potrebbe essere utilizzato come un normale condensatore, capace di immagazzinare e rilasciare energia elettrica.
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lunedì 21 maggio 2012

Steve Jobs sognava di realizzare una ICar

Lo rivela Mickey Drexler, membro del board della Mela: "L'iCar di Steve probabilmente avrebbe conquistato il 50% del mercato"

Roma, 21 mag. (Ign) - "Il sogno di Steve prima di morire è stato quello di progettare un'iCar", un'automobile a marchio Apple. A rivelarlo è stato Mickey Drexler, membro del board della Mela, in una conferenza sull'innovazione a New York.
Nella sua mente Jobs aveva probabilmente già disegnato la sua iCar ma non l'ha mai progettata davvero. E chissà come sarebbe stata l'automobile targata Apple, tra ecologia e tecnologia? "L'industria dell'auto negli Stati Uniti è stata un disastro. Ma chi disegna le auto? Il sogno di Steve era quello di realizzare un' iCar, che probabilmente avrebbe conquistato il 50% del mercato", ha scandito Drexler.
Il fondatore dell'impero di Cupertino non era infatti affascinato solo dall'elettronica di consumo: nella sua vita ha ri-inventato yachts così come attrezzature mediche. Chissà quali innovazioni avrebbe potuto portare su strada.
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mercoledì 25 aprile 2012

Le batterie del futuro: oltre 1000 km di autonomia

Roma, 24 apr. -(Adnkronos) - Il più serio handicap delle auto elettriche è la scarsa autonomia. Anche gli ultimi modelli non vanno oltre i 150 chilometri (la Nissan afferma che il suo all-electric Leaf ha un'autonomia di circa 175 chilometri), garantendo una percorrenza poco più che cittadina. E questo a fronte di vetture che hanno un costo, rispetto ad un pari modello, superiore di 5/10 mila euro. Se non sul fronte dei costi sembra però che possa esserci una svolta su quello dell’autonomia; sono state infatti progettate delle nuove batterie agli ioni di litio in grado di assicurare un’autonomia fino a 10 volte superiore, consentendo percorrenze chilometriche nell’ordine degli 800-1.200 chilometri in condizioni ottimali di marcia.
I nuovi accumulatori, frutto di una ricerca promossa da IBM, invece di utilizzare gli ossidi di metalli pesanti, aspirano aria durante il moto del veicolo. Le molecole di ossigeno reagiscono con gli ioni di litio e producono la corrente elettrica che alimenta il motore dell’auto. Durante la carica avviene il processo inverso con l’ossigeno che viene rilasciato nell’atmosfera.
Ma anche l'Italia è presente sul mercato degli accumulatori con prodotti decisamente innovativi. Grazie infatti all'impiego di nano tecnologie sono stati messi a punto modelli di batterie al litio-zolfo, presentate dai ricercatori con un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Angewandte Chemie, che possono restituire un'energia di 1.200 w/h per chilogrammo. I nuovi accumulatori potrebbero garantire la crescente domanda di autonomia proveniente sia dal settore delle auto elettriche e ibride che da quello dell'elettronica che richiede fonti di alimentazione per computer e telefoni sempre più performanti e di grande autonomia.
Le nuove batterie sono state ottenute usando del materiale nanostrutturato, costituito da particelle di stagno di millesimi di millimetro incluse in un matrice di carbone. La batteria, che appare molto più sicura rispetto al rischio di infiammabilità ed esplosione, funziona convertendo il solfuro di litio in zolfo e rilasciando ioni di litio. Il processo è reversibile consentendo la ricaricabilità.
Accumulatori con caratteristiche di efficienza sempre maggiori sono richiesti dal settore delle energie rinnovabili. Sia in campo solare che eolico, due fonti energetiche discontinue, è infatti indispensabile poter associare all'impianto di produzione di energia anche un sistema che consenta accumuli nei momenti di punta della produzione per poi assicurare, con il rilascio dell'energia accumulata, l'operatività dell'impianto anche quando mancano sole e vento.
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