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giovedì 10 novembre 2011

Arezzo, tradizione ed ambiente con il salone "AgrieTour"

Arezzo, 10 nov. - (Adnkronos) - 135 espositori in rappresentanza di 450 aziende per un weekend che racconterà il composito mondo dell'agriturismo in modo completo e articolato. Da venerdì 11 a domenica 13 novembre infatti, presso Arezzo Fiere e Congressi, si svolgerà la decima edizione del Salone Nazionale dell'Agriturismo. Un appuntamento imperdibile per tutti gli operatori del settore ma anche una bella occasione di approfondimento per tutti coloro che vorranno approfondire la conoscenza di un mondo fatto di tradizione e cultura, di rispetto per il verde e di tempo libero.
''AgrieTour negli anni è diventato un punto di riferimento essenziale per tutto il comparto - spiega Andrea Sereni, presidente di Arezzo Fiere e Congressi - Proprietari di aziende agrituristiche, tour operator specializzati in turismo rurale, enti e territori a vocazione rurale, trovano qui la sede ideale per confrontarsi e per offrire un quadro completo di una realtà che ha raggiunto ormai livelli notevoli anche in termini puramente economici''.
Quello dell'agriturismo, infatti, è un fenomeno che muove circa mille milioni di euro l'anno e che coinvolge quasi 20mila strutture sparse in tutte le regioni italiane. Lo fa proponendo un turismo alternativo, legato a un concetto di rispetto per l'ambiente e di ricerca del naturale.
Non a caso questa edizione 2011 vedrà l'organizzazione collaborare con il WWF nella presentazione di un progetto che tocca temi importanti come la politica agraria comunitaria (Pac), la lotta ai cambiamenti climatici, lo sviluppo delle energie rinnovabili, la valorizzazione delle biodiversità e la gestione delle risorse idriche.
Da segnalare inoltre che un intero padiglione ospiterà Agriener, fiera sulle energie rinnovabili pensata proprio per le strutture agrituristiche.
''AgrieTour si muove su due binari. - puntualizza Sereni - Da una parte rimane un appuntamento fondamentale per gli addetti ai lavori, dall'altro conferma la sua volontà di aprirsi al grande pubblico. Non a caso abbiamo dedicato un intero padiglione ai più piccoli che, con l'iniziativa AgrieTour Bimbi, potranno divertirsi a giocare nelle fattorie didattiche mentre i più grandi, oltre a informarsi sulle tante strutture vacanziere presenti al Salone, potranno appassionarsi alle sfide del Campionato di Cucina Contadina''.
AgrieTour, patrocinato dal Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e dall'Enit, conta sulla partecipazione attiva della Regione Toscana, con l'Agenzia Toscana Promozione, la Camera di Commercio di Arezzo e le Categorie Agricole Nazionali Coldiretti, Cia e Confagricoltura.
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lunedì 7 novembre 2011

Solo il 17% delle aziende italiane ha un edificio certificato

Milano, 7 nov. - (Adnkronos) - Aziende sempre più green più a parole che nei fatti, tanto che solo il 17% possiede un edificio certificato. A tracciare il quadro ci pensa un'analisi Ifma Italia (International Facility Management Association) che sarà presentata nell'ambito di Ambiente Integrato (in contemporanea con Clima Expo Roma dal 10 al 12 novembre), che fotografa un'Italia in forte ritardo sullo stato delle aziende quando si parla di efficienza energetica negli stabili.
Se infatti il 90% delle aziende coinvolte dall'indagine dichiarano di aver effettuato azioni di riqualificazione energetica in almeno uno dei propri edifici, solo il 17% delle aziende possiede un edificio certificato. Inoltre solo il 35% delle aziende ha richiesto finanziamenti per la realizzazione di interventi di riqualificazione e una percentuale ancora minore (30%) possiede e utilizza un modello per l'analisi energetica.
In particolare troppo poche aziende, sfruttano le ampie superfici dei tetti per l'installazione di pannelli solari, che potrebbero contribuire a una diminuzione della spesa energetica, ed anche il ricorso ai così detti 'cappotti' per l'isolamento termico degli edifici è una pratica poco diffusa.
Molte aziende, inoltre, in questo periodo di incertezza economica, risultano poco inclini ad apportare modifiche strutturali anche poco dispendiose, come quelle che riguardano i sistemi di illuminazione, e preferiscono invece promuovere, tra i dipendenti, una maggiore attenzione verso tutti quei piccoli accorgimenti che possono ridurre i consumi.
Esistono comunque forti differenze tra le azienda correlate al settore produttivo. Le imprese della telecomunicazione sono, in questo senso, quelle che risultano essere le più attente a creare una corrispondenza tra organizzazione dello spazio fisico e le reali necessita' di chi lo occupa, mentre nel settore bancario e assicurativo, questo approccio è ancora poco diffuso. Nelle aziende tradizionali infatti, anche l'organizzazione 'spaziale' del lavoro è assoggettata a valutazioni di natura gerarchica e non pratica.
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martedì 18 ottobre 2011

Viaggiare pedalando: c'è il servizio Albergabici della Fiab

Roma, 18 ott. - (Adnkronos) - Partecipare a una staffetta su due ruote, scorazzare sulle ciclovie in tutta sicurezza, pedalare lungo ferrovie dismesse e, alla fine, trovare un albergo che non solo sia pronto ad ospitare la nostra bicicletta, ma che possibilmente rispetti anche i principi di chi sceglie di spostarsi a impatto zero. Se mobilità sostenibile fa rima con bicicletta, per chi decide di contribuire attivamente scegliendo il mezzo a propulsione umana, il problema può diventare trovare i percorsi e le strutture adatte.
A risolvere il problema ci pensa "Albergabici", il servizio della Fiab, la Federazione italiana amici della bicicletta, che raccoglie le strutture ricettive (alberghi, agriturismo, bed & breakfast, campeggi e così via)che offrono servizi a favore dei ciclisti. Il sito offre l'elenco, regione per regione, delle strutture idonee ai ciclisti, con lo scopo di mettere in rete informazioni altrimenti difficilmente reperibili, per chi viaggia in bicicletta o semplicemente intende effettuare alcune escursioni.
Così si può scoprire se in una determinata città c'è un albergo dotato di riparo coperto e sicuro per le bici, se dispone di una piccola officina o di un noleggio biciclette, qual è la distanza dalla stazione ferroviaria. I dati vengono inseriti nel portale dalle singole strutture che hanno il compito di aggiornarli almeno ogni anno, garantendo così una informazione precisa e trasparente. Il servizio è integrato con il portale Bicitalia.org che consente di visualizzare la posizione delle strutture in riferimento alle principali Ciclovie di Bicitalia.
Secondo i dati della Fiab, in Italia il cicloturismo è in crescita, anche se le strutture adeguate sono ancora poche e sicuramente ben lontane da alcuni esempi europei, come la pista ciclabile del Danubio che d'estate accoglie, lungo i suoi 300 km da Passau a Vienna, più di 5.000 cicloturisti al giorno, movimentando anche svariati milioni di fatturato.
Basta pensare che in Germania ogni anno più di due milioni di persone trascorrono le vacanze in bicicletta usando, tra le altre sistemazioni, 3.300 strutture certificate ''Bed and Bike''. Se ci fossero le stesse condizioni favorevoli in tutta Europa, si potrebbe attirare e sfruttare appieno una fetta di mercato corrispondente a circa 19 milioni di cicloturisti ogni anno, e far lavorare così 30.000 strutture ricettive che offrono servizi specifici per i viaggiatori in bicicletta.
Che qualcosa si stia muovendo anche in Italia è dimostrato dal fatto che in pochi mesi diverse centinaia di strutture si sono registrate al servizio Albergabici promosso dalla Fiab.
"Albergabici" si propone di compiere un passo nella direzione delle esigenze del ciclista, che generalmente chiede strade per pedalare in sicurezza, strumenti adatti per l'esplorazione del territorio (una buona cartografia specializzata e possibilmente di segnaletica dedicata), percorsi con pendenze non impossibili e paesaggisticamente di pregio con uno sviluppo esteso di ciclovie.
Un ciclista non agonista può percorrere fra i 50 e i 100 km in un giorno dal mattino alla sera. Questo significa che se si vuole trattenere il cicloturista ospite per alcuni giorni è opportuno offrirgli, oltre all'accoglienza, anche itinerari adeguati. Le strutture elencate all'interno del sito sono tutte a misura di ciclista, così come gli itinerari e gli appuntamenti segnalati.
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venerdì 23 settembre 2011

Ultima corrida a Barcellona. Sarà vietata dal 2012

Madrid, 23 sett. - (Adnkronos/Dpa) - Domenica prossima Barcellona dirà addio alla corrida. E finirà un'era quando il torero Serafin Marin materà il sesto e ultimo toro nello spettacolo al Monumental della capitale della Catalogna. La chiusura dell'arena quasi centenaria riflette il declino della corrida in Spagna, malgrado si contino ancora tanti appassionati. "Abbiamo perso una battaglia, non la guerra", ha detto Marin al quotidiano 'El Mundo'. Ma gli animalisti cantano vittoria e l'attivista Aida Gascon è determinata a farla finita con le corride in tutto il resto del paese. Già nel 2004 Barcellona si era dichiarata città "anti-corrida"; decine di altri comuni l'hanno poi imitata e nel luglio del 2010 il parlamento catalano ha votato per la fine delle corride dal primo gennaio 2012. Alle Canarie lo avevano già fatto nel 1991, ma la decisione era passata largamente sotto silenzio. L'opposizione agli spettacoli nell'arena si spiega con il crescente sentimento animalista che li considera alla stregua di una tortura, ma anche con il forte nazionalismo catalano contro la corrida, un simbolo tipicamente spagnolo. La Catalogna, secondo Marin, "vuole liberarsi di tutto quanto rappresenti la Spagna".
Il giro d'affari delle corride, un'industria con 200 mila addetti, vale oltre 2,5 miliardi di euro all'anno, contribuendo per lo 0,25% al Pil nazionale. Ma negli anni lo spettacolo che ispirò artisti e scrittori del calibro di Pablo Picasso e Ernest Hemingway ha perso il suo appeal. Solo il 37% degli spagnoli è interessato alla corrida, mentre il 60% boccia lo spettacolo, stando a un sondaggio del 2010. Con diverse regioni che difendono la corrida come patrimonio culturale spagnolo, il governo del primo ministro Jose Luis Rodriguez Zapatero ne ha affidato la responsabilità del ministero della Cultura. I Popolari all'opposizione che dovrebbero vincere le elezioni del prossimo 20 novembre hanno preso posizione contro il bando della corrida in Catalogna e si sono rivolti alla Corte Costituzionale. Dal canto loro, gli appassionati catalani della corrida hanno raccolto 300 mila firme in difesa della 'Fiesta', ma l'iniziativa potrebbe non avere alcun effetto contro quello che per molti e' un inevitabile sviluppo sociale. Così i toreri catalani stanno organizzando spettacolo altrove nel paese anche nel sud della Francia.
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sabato 17 settembre 2011

I paesi del petrolio puntano sulle fonti alternative

Abu Dhabi, 17 set. - (Adnkronos/Aki) - Sempre più energia da fonti rinnovabili e alternative per ridurre il consumo interno di carburanti fossili e 'liberare' petrolio per le esportazioni. E' questa la linea di sviluppo che molti paesi mediorientali produttori di greggio hanno tracciato come modello per coniugare la crescente domanda di energia sul piano locale e la crescita economica. Negli ultimi tempi molti governi della regione hanno accelerato con progetti che riguardano lo sfruttamento di fonti energetiche diverse dal greggio, cercando di trasformare la completa dipendenza dal petrolio in un mix più equilibrato. Dal nucleare all'eolico, dal solare alle biomasse, si sono moltiplicati gli investimenti nel mondo islamico nelle energie rinnovabili e alternative.
I progetti più ambiziosi in Medio Oriente riguardano senza dubbio l'energia nucleare, considerata relativamente a basso costo e in grado di essere prodotta in tempi piuttosto brevi. Proprio a inizio settimana è stata inaugurata a Bushehr la prima centrale nucleare della storia dell'Iran. Il presidente Mahmoud Ahmadinejad, che di recente ha annunciato l'obiettivo di costruire 32 nuove centrali nucleari, come gli altri suoi colleghi, deve fronteggiare una 'fame' di energia che ha fatto registrare nella regione un aumento dei consumi di oltre il 5% dal 1999 al 2009, il dato di crescita più alto dopo l'Asia, mentre il consumo di petrolio è cresciuto in media del 4% all'anno.
Considerato che il Pil di molti paesi arabi dipende per oltre il 50% dagli introiti delle esportazioni di greggio, il benessere economico di questi Stati dipende dagli idrocarburi. Ne è consapevole l'Arabia Saudita che da tempo ha avviato contatti con società americane, coreane, giapponesi e francesi per la costruzione di reattori. Secondo alcuni studi, la maggior parte della produzione di greggio saudita nei prossimi 20 anni sarà utilizzata soprattutto per soddisfare il mercato interno. Per sopperire all'aumento della domanda interna e non far calare la quantità di idrocarburi destinati all'esportazione, Riad ha stanziato centinaia di milioni di dollari in investimenti nelle energie rinnovabili e nel nucleare.
Secondo alcuni analisti, il governo di re Abdullah intende dotarsi di energia atomica anche per controbilanciare i rapporti di forza nella regione, considerati i programmi di Teheran, che la comunità internazionale ritiene finalizzati alla costruzione di armi, e il potere deterrente costituito dalla bomba atomica israeliana.
A partire dal 2006, inoltre, anche alcuni Stati delle sponda sud ed est del Mediterraneo, come l'Egitto, e i paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg) hanno commissionato studi di fattibilità per realizzare impianti nucleari per scopi pacifici. Il Kuwait, ad esempio, ha siglato un accordo di cooperazione sul nucleare con la Francia. A fine 2009, invece, gli Emirati hanno siglato un accordo del valore di 40 miliardi di dollari per costruire reattori nucleari con la società di Stato della Corea del Sud, Korea Electric Power Corp.
In Turchia al momento non ci sono reattori commerciali funzionanti ma è stato assegnato l'appalto per la costruzione del primo reattore sul Mar Morto, che entrerà in funzione nel 2015, ed è già prevista la costruzione di un secondo sulla costa mediterranea. Anche la Giordania, che comunque continua a lavorare nel solco delle energie 'tradizionali' come dimostra il recente accordo con l'Iraq per la realizzazione di un gasdotto, ha lanciato due anni fa un bando per la scelta del sito in cui costruire il suo primo reattore nucleare e ha siglato memorandum di cooperazione con Cina e Giappone.
Le resistenze al nucleare avanzate dall'opinione pubblica hanno però convinto altri governi a guardare all'energia 'verde', la cui produzione totale nei paesi del Medio Oriente e Nord Africa è aumentata dall'8,4% tra il 2000 e il 2007, con in testa Egitto e Iran. Israele, ad esempio, ha in programma la realizzazione del più grande impianto ad energie rinnovabili della regione che dovrebbe sorgere entro la fine del 2012 nell'area settentrionale delle alture del Golan. E' il caso anche degli Emirati, che oltre al nucleare, cavalcano il business dell'energia pulita con lo sfruttamento delle biomasse e soprattutto con Masdar City, il quartiere a emissioni zero che sorge ad Abu Dhabi. Entro il 2012 il ricco Stato del Golfo prevede di inaugurare la centrale solare più grande del mondo. Primato questo al momento detenuto dall'Arabia Saudita.
Lo stesso governo egiziano punta forte sulle rinnovabili, annunciando di voler produrre, dal 2020, il 20% del proprio fabbisogno dalle centrali eoliche, settore che è un punto di forza delle politiche energetiche del Paese. I progetti energetici uniscono anche Stati un tempo rivali. E' il caso di Pakistan e Iran che di recente hanno siglato una joint venture, una delle prime per quanto riguarda le rinnovabili, per realizzare un parco eolico da 1.000 megawatt.
I paesi del Nord Africa, invece, sembrano rivolgere le loro attenzioni alla produzione di energia solare sfruttando il deserto del Sahara. Il gigantesco progetto Desertec, del valore di 400 miliardi di dollari, guarda proprio in questa direzione. L'idea è di costruire un'immensa centrale di pannelli solari nel deserto per lo sfruttamento dell'energia solare ed eolica in grado di produrre elettricità per Medio Oriente, Nord Africa e paesi Ue. Al progetto, nato su iniziativa della società tedesca Dll GmbH di Monaco, hanno aderito gradualmente tutti i colossi dell'energia. Ma la recente crisi libica e, più in generale quella nordafricana, secondo alcuni addetti ai lavori rischia di mettere in pericolo la realizzazione di Desertec.
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martedì 13 settembre 2011

'Guerrilla gardening': eco-recupero aree verdi italiane

Roma, 12 set. (Adnkronos) - Cresce in Italia il movimento di eco-recupero per il ripristino delle aree verdi, specialmente in zone urbane degradate. Si chiama 'guerrilla gardening' il fenomeno di 'giardinaggio politico' che utilizza gli spazi pubblici inutilizzati per piantare alberi, fiori o piante, per abbellire le città, colorarle e sponsorizzare così il rispetto dei diritti della terra e la salvaguardia ambientale. Proprio come è successo pochi giorni fa a Latina, quando nottetempo alcune persone hanno piantato nel giardino pubblico della città alberi da frutto e fiori. A realizzarli sono gruppi autogestiti e autofinanziati che solitamente si occupano attivamente della cura del verde pubblico.
Il movimento, nato nel 1973, grazie a Liz Christy e il suo gruppo Green Guerrilla, iniziò a trasformare un lotto di terreno degradato nell'area di Bowery Houston a New York in un vero e proprio giardino. Dalla Grande mela sino all'Europa gli 'attacchi verdi' sono stati migliaia in questi anni. In Italia sono molti i gruppi indipendenti che promuovono il guerrilla gardening: il più numeroso è situato a Milano ed ha portato alla creazione di una rete di attivisti che si coordinano anche attraverso il sito guerrillagardening.it.
"L'idea è nata 5 anni fa nonostante il movimento sia attivo da più tempo. Non abbiamo mai creato un'associazione - spiega Michele, uno dei promotori del sito e del movimento - perché è necessario che tutti gli aderenti abbiano totale libertà di iniziativa".
Se a Milano si cerca di creare nuovi spazi verdi per cercare di rendere le città meno tetre "nonostante i parchi siano curati e mantenuti decorosamente", al sud, specialmente nelle città della Campania, "le iniziative sono indirizzate al superamento del 'disagio verde', ovvero - continua l'attivista di guerrilla gardening - nel creare piccole oasi di piante e fiori al'interno del degrado urbano".
"I nostri 'attacchi' -spiega- sono più che altro manifestazioni tese a dimostrare alla gente che con un po' di impegno e un po' di costanza si può abbellire le città e farle diventare più vivibili. Quello che tentiamo di fare è di cambiare la mentalità delle persone, cercando di imprimere loro una svolta verde".
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Canapa italiana: sfruttarla in 1000 modi

Roma, 13 set. - (Adnkronos) - La canapa viene spesso accostata alle droghe leggere. Ma l'utilizzo 'ludico' dei derivati della pianta e' marginale rispetto alle sue potenzialita': dal settore agricolo, industriale e medico fino ad arrivare all'impiego in edilizia e anche in quello alimentare. Tanto che in Puglia c'e' anche chi propone la pizza con la farina di canapa.
Il progetto e' di alcuni ragazzi dell'associazione CanaPuglia che il 17 settembre prossimo, a Conversano (Ba), con l'iniziativa 'Puglia in canapa', tornano a promuovere l'utilizzo di questa pianta, un risorsa sostenibile ed ecologica, troppo spesso demonizzata. E ad aprire uno spiraglio allo sviluppo di questa risorsa sembra essere l'edilizia.
"A San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, abbiamo realizzato il primo edificio con i mattoni di canapa" racconta all'Adnkronos, Olver Zaccanti dell'Anab, l'associazione nazionale architettura bioecologica, che sabato a Conversano terra' il seminario dal titolo 'La Canapa: una grande risorsa anche per l'edilizia' che illustrera' il programma 'Inater' dell'Unione Europea che prevede dei cantieri scuola (il prossimo si terra' nella primavera del 2012) proprio con questa nuova tecnica.
La canapa, dunque, viene utilizzata non solo per i materiali isolanti ma anche per i mattoni e tra i vantaggi nell'utilizzo di questo tipo materiale, oltre all'isolamento termo-acustico, c'e' anche la capacita' di intrappolare la Co2.La canapa, infatti, spiega Zaccanti, "nel suo ciclo di vita assorbe Co2 che rimane incamerata".
E non solo: "questi mattoni, che si ricavano combinando la parte legnosa dello stelo di canapa con la calce, quando verranno dismessi potranno essere utilizzati come fertilizzanti per le prossime colture di canapa". Si tratta, dunque, di un materiale innovativo ma che purtroppo arriva dalla Francia: "per ragioni economiche in Italia non c'e' piu' una filiera della canapa", spiega. E dire che nel secondo dopoguerra il Bel paese era il secondo produttore, dopo la Russia.
Secondo Assocanapa, "l'avvento delle fibre sintetiche e la concorrenza del mais hanno fatto si' che ci fosse uno scarso interesse da parte delle industrie a costruire macchinari da utilizzare nel settore". Il vero problema, infatti, spiega il Coordinamento nazionale per la canapicoltura, "e' la mancanza degli impianti di prima trasformazione" e attualmente, "gli ettari coltivati sono meno di 200".
Ma secondo Claudia Sterzi, vicepresidente di Ascia, Associazione sensibilizzazione canapa autoprodotta, e segretaria dell'Associazione Radicale Antiproibizionista, un grosso limite allo sviluppo di questa coltura e' anche la normativa.
Oggi in Italia, spiega la segretaria dell'Associazione Radicale Antiproibizionista, ''si puo' coltivare la canapa'' a condizione che venga coltivata una varieta' a basso tenore della sostanza drogante, Thc (inferiore allo 0,2%) e questo, ovviamente comporta, ''autorizzazioni, controlli e oneri in piu' per i produttori''. Con ripercussioni non indifferenti, quando emergono delle irregolarita' che riguardano la percentuale di Thc che "non puo' essere uguale in tutte le piante".
Il proibizionismo, dunque, aggiunge Sterzi, "danneggia solo gli innocenti e favorisce il narcotraffico". Per non parlare del settore farmaceutico. In Italia "questa sostanza in teoria e' prescrivibile ma in pratica e' molto difficile da ottenere, perche viene prodotta in Olanda".
A bloccare lo sviluppo del settore, dunque, "e' l'eccesso di controlli e, dal punto di vista terapeutico, la mancanza di una ditta farmaceutica italiana che si assuma tutti gli oneri della coltivazione". Serve, dunque, un approccio diverso che superi la ''demonizzazione'' che finora c'e' stata.
Anche perche', conclude la segretaria dell'Associazione Radicale Antiproibizionista, "e' scientificamente provato che la canapa diventa letale se assunta in dosi 40 mila volte superiori a quella normale mentre per il caffe' il rapporto e' di 1 a 150 e, di 1 a 7 se parliamo di valium".
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sabato 3 settembre 2011

Haiti: 85% barriera corallina è morta


L’incuria dell’uomo nei confronti della natura continua a mietere vittime. Ma bisognerebbe ricordare prima di tutto che le prime vittime siamo noi stessi, allo stesso tempo colpevoli e vittime, che degradando la nostra casa mettiamo in serio pericolo il nostro futuro e quello degli altri esseri viventi. Lungimiranza sembra una parola ormai lontana dagli ingranaggi che muovono i nostri passi, troppo diretti ad un effimero benessere presente che però è destinato a far tornare con i piedi per terra, ed abbassando lo sguardo rendersi conto che le meraviglie della natura stanno progressivamente pagando il prezzo più caro della nostra avidità e cupidigia.
Come molti sapranno dal 1 settembre in Italia è scattata lo stop della pesca, difatti non è sempre e solo a causa dell’inquinamento che si arrecano grandi danni all’ecosistema, ma anche lo sfruttamento intensivo di una risorsa può causare danni irreparabili. Come è avvenuto proprio ad Haiti dove ad oggi l’85% della barriera corallina risulta danneggiata irreparabilmente (biologicamente morto) a causa della pesca senza limiti e dei cambiamenti climatici. A diffondere la notizia il "New York Times", che ha riportato una dichiarazione del direttore della ong californiana "Reef Check”, Gregor Hodgson, che ha dichiarato: "Credo ci si trovi davanti al peggiore sfruttamento da pesca del mondo intero, che ha causato un danno ormai da considerare irreparabile".
Che i turisti e gli uomini di tutto il mondo davanti a notizie di questo genere, almeno una volta si fermino a pensare per comprendere quanto sia importante essere “rispettosi” di ciò che convive con noi. (2DUERIGHE.COM)
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giovedì 1 settembre 2011

Gravi rischi per ambiente polare da trivellazioni nell'Artico


Roma, 31 ago. (Adnkronos)- Teme "gravi rischi per i ghiacci e per l'ambiente polare" dalle trivellazioni per la ricerca del petrolio in Artico il direttore del Dipartimento Terra e Ambiente del Cnr, Enrico Brugnoli, che, raggiunto telefonicamente dall'ADNKRONOS nella base del Consiglio nazionale delle ricerche 'Dirigibile Italia' di Ny-Alesund, nelle isole Svalbard, nel Circolo polare artico, commenta così la notizia dell'accordo tra il gigante petrolifero russo Rosneft e il colosso americano Exxon che apre alla ricerca di nuovi giacimenti di petrolio anche al Polo Nord.
"Già il particolato è causa dello scioglimento dei ghiacci artici, figuriamoci quali danni potrebbero avvenire da versamenti di petrolio" afferma lo scienziato del Cnr. "Comprendo pienamente l'esigenza di approvvigionamento energetico ma -aggiunge Brugnoli- le trivellazioni, che rappresentano interessi economici e politici, possono rappresentare anche un pericolo forte per quest'area".
"Qui -sottolinea lo scienziato- ci sono iceberg importanti, l'Artico, i ghiacci polari sono una grande risorsa d'acqua per il pianeta. Non è la stessa cosa trivellare in Artico rispetto alle attività petrolifere fatte in oceano aperto o in Adriatico".
"Si sa che qui in Artico -continua Brugnoli- possono esserci riserve petrolifere importanti ma le piattaforme e le attività petrolifere vanno fatte in estrema sicurezza, nella piena tutela dell'ambiente, e le ultime sciagure lasciano pensare sulla sicurezza delle tecnologie attuali".
"I Poli -ricorda Brugnoli- sono la cartina al tornasole dei cambiamenti climatici, noi siamo qui per studiare come evitare lo scioglimento dei ghiacci, come tutelare questi ambienti".
"Il Cnr -afferma ancora Brugnoli- è qui in Artico per finalità di ricerca scientifica e tenere alta la presenza italiana nel Consiglio Artico come membro. I ghiacci si sciolgono e aprono così nuovi interessi sul fronte dei trasporti e sul fronte energetico".
"I ghiacci -ribadisce lo scienziato del Cnr- si stanno sciogliendo e su questo non c'è dubbio. Ora tutta la comunita' internazionale, tranne gli Usa, sta studiando questi fenomeni e le loro conseguenze per la vita sulla Terra".
Brugnoli riferisce quindi la recente "installazione di una nuova torre italiana di ricerca in Artico". "Ci sono 20 Paesi presenti in quest'area e l'Italia -continua ancora- ha forti rapporti con Norvegia, Corea, Inghilterra e Francia" nel campo della ricerca scientifica". "Va bene la ricerca petrolifera ma -sottolinea ancora- va tutelato l'ambiente". Proprio in questi giorni l'Ambasciatore italiano in Norvegia, Antonio Bandini, è in visita presso la base del Consiglio nazionale delle ricerche nelle isole Svalbard, nel Circolo polare artico.
Una visita voluta per ribadire che per l'Italia, ha detto Bandini, "è essenziale essere presenti nell'Artico nel momento in cui il grande Nord è al centro dell'attenzione politica internazionale su temi fondamentali quali i trasporti marittimi, la tutela ambientale, lo sfruttamento delle risorse energetiche". E, "in conseguenza dei rapidi cambiamenti climatici e ambientali, -conclude Brugnoli- la necessità di studiare in particolare il sistema Artico con un approccio integrato multidisciplinare è sempre più stringente".
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I vip si mobilitano per la Rainbow Warrior

Roma, 1 set. - (Adnkronos) - Abiti, biglietti riservati per i concerti, oggetti autografati, opere d'arte e anche una cena con il tuo beniamino: i personaggi famosi di tutto il mondo si mobilitano per salvaguardare il pianeta. Con un'asta on line i vip contribuiscono alla costruzione della Rainbow Warrior III, la nuova nave ammiraglia di Greenpeace, che sarà varata ufficialmente ad ottobre, in concomitanza con il 40esimo anniversario dell'Organizzazione. (FOTO)
In partnership con CharityBuzz, una casa d'aste specializzata nel no-profit, l'asta rimarrà online fino alla fine di settembre su http://www.charitybuzz.com/greenpeace. Tra gli oggetti per i quali si può fare un'offerta anche la possibilità di incontrare dal vivo il calciatore Leo Messi allo stadio di Barcellona, due biglietti vip per il concerto di Paul McCartney negli Stati Uniti, opere d'arte di Picasso e Damien Hirst, una cena con l'attrice Lucy Lawless e vari oggetti autografati appartenuti a Helena Bonham Carter, Jake Gyllenhaal, Helen Mirren e molti altri.
Tra le celebrities italiane coinvolte nell'iniziativa ci sono Laura Pausini, Claudia Gerini, Sandra Ceccarelli, Andrea DeCarlo, Beppe Grillo e Giovanni Soldini che hanno donato capi di abbigliamento firmati, oggetti autografati e premi vinti.
La Rainbow Warrior III è la prima nave della flotta di Greenpeace ad essere costruita specificamente per venire incontro alle particolari esigenze dell'organizzazione ambientalista e avrà un ruolo essenziale nella lotta e nella prevenzione dei crimini contro l'ambiente.
La nave è dotata delle più avanzate tecnologie per minimizzare il suo impatto ambientale e di un rivoluzionario sistema di velatura che le permetterà di contenere al minimo l'utilizzo di carburanti e quindi la sua impronta energetica.
"Contribuire alla costruzione della Rainbow Warrior III è un'occasione per ciascuno di noi di essere parte della storia e di decidere che genere di futuro vogliamo lasciare in eredita' ai nostri figli. Sono orgogliosa di far parte dell'equipaggio che contribuisce alla costruzione della nave" commenta Lucy Lawless a nome di tutte le celebrities coinvolte nel progetto.
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sabato 27 agosto 2011

L'Onu sceglie il pipistrello come protagonista 2011/2012


Roma, 26 ago. - (Adnkronos) - Il pipistrello continua a non piacere all'uomo, nonostante gli sforzi dell'Onu che ha proclamato l'Anno del pipistrello sia per il 2011 che per il 2012. Tutta colpa di Dracula che, nella fantasia popolare (o almeno così si spera), sceglie proprio questa bestiolina per trasformarsi nel famoso succhiatore di sangue. Ma anche Batman, l'eroe dei fumetti, non è esente da colpe. Il supereroe, infatti, combatte i criminali incutendo terrore proprio attraverso l'immagine del pipistrello.
Certo è che vivere pressoché di notte, dormire a testa in giù ed emanare odori sgradevoli non aiutano a riabilitare l'immagine di questo animale. Per non parlare poi dell'aspetto estetico, non proprio grazioso.
Le dicerie, dunque, sono molto diffuse. La credenza popolare più famosa è sicuramente quella che reputa il pipistrello ' portatore sano ' di sventure ma ce ne sono altre molto più fantasiose. Ad esempio, mentre le feci del piccione in testa all'uomo pare portoni addirittura fortuna, le urine del pipistrello dovrebbero, invece, indurre alla calvizia.
L'idea forse nasce da un'altra famosa leggenda secondo la quale i pipistrelli non possano resistere alla tentazione di agganciarsi ai capelli. Ma la grande verità sui chirotteri è che non sono ciechi.
Insomma, il pipistrello è di fatto uno dei mammiferi più perseguitati del pianeta ed è per questo che il 2011 è stato indetto l'anno europeo del pipistrello mentre il 2012 sarà l'anno internazionale. L'obiettivo è aumentare la consapevolezza del prezioso ruolo che questi animali svolgono nell'ambiente naturale e parallelamente sensibilizzare il pubblico in merito alla necessità della loro tutela.
I pipistrelli infatti tengono sotto controllo gli insetti ma a causa dell'inquinamento, della mancanza di rifugi sicuri e di ambienti dove poter cacciare, sono diventati animali a rischio. Nell'ultimo anno, però, il pipistrello sta riscuotendo successo come anti zanzare: mangiandone 2000 a notte è più efficace degli zampironi.
E così sul web spopolano gli acquisti on line delle batbox, graziose casette per pipistrelli da posizionare sul balcone di casa propria. Per chi non fosse avvezzo alle nuove tecnologie può sempre andare alla Coop: in 300 punti vendita è, infatti, possibile acquistare la speciale casetta (22 euro).
Aspettando di portare a buon fine l'acquisto, è possibile omaggiare il chirottero domani sera alla notte europea del pipistrello. Una manifestazione organizzata da Eurobats che ogni anno si svolge in oltre trenta paesi. Convegni, giochi e passeggiate notturne per conoscere meglio questo mammifero.
Un esempio per tutti: nel parco Albanese di Mestre, gli esperti accompagneranno i partecipanti in una passeggiata alla ricerca dei pipistrelli utilizzando il bat detector (rilevatore di ultrasuoni). Le iniziative sono tante. Per conoscerle basta andare sul sito del ministero dell'ambiente o di Eurobats.
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