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martedì 4 ottobre 2011

Pesce fresco a km zero, ci pensa la Fish Box.


Roma, 3 set. (Adnkronos) - Giovedì notte ore 23. Sulla banchina di Termoli arriva l'ultima pescata della settimana dopo i due mesi di fermo biologico. I pescatori che utilizzano ancora le tecniche dell'antica cultura marinara, scaricano pesci di stagione, freschissimi e a chilometri zero perché arrivano dall'Adriatico centrale, pronti ad arrivare al consumatore nelle prime ore del mattino, all'interno di una cassetta detta 'Fish Box'. E' l'ultima frontiera dei Gruppi di acquisto solidale, realtà diffusa in Italia da tempo, ma che non comprendeva ancora il settore ittico finché non ci ha pensato una piccola azienda di Termoli.
Una decina di persone in tutto che si sono messe in testa di cambiare i consumi e le abitudini d'acquisto, invertire la rotta per condizionare il mercato dell'alimentazione. Vera e propria 'community supperter fishery', basata sull'alleanza tra produttori e consumatori, il progetto Fish Box nasce con l'obiettivo di diffondere un consumo del pesce più consapevole e sostenibile, accorciando la catena distributiva e, quindi, contribuendo a diminuire le emissioni di Co2.
"Mettiamo in contatto i Gruppi di acquisto solidale con i pescatori, osservando un protocollo rigido che riguarda tanto i pescatori, ai quali chiediamo di rispettare le regolamentazioni della comunità economica, utilizzando maglie a norma europea, quanto il pesce, che non deve mai essere sotto misura o a rischio estinzione", spiega all'Adnkronos Daniele Mugnano, co-fondatore del progetto.
Il risultato è pesce buono, sano, fresco e a un prezzo equo in virtù del rapporto praticamente diretto tra pescatori e consumatori. All'acquirente viene chiesto di imparare a consumare il pesce a seconda della stagionalità e di accettare il fatto che "se c'è maltempo, non facciamo le consegne perché i pescatori non vanno in mare", sottolinea Mugnano.
Per organizzarsi in virtù di questa incognita, si chiudono gli ordini il mercoledì a mezzogiorno ed entro giovedì alla stessa ora si dà conferma che le barche siano in mare e che, quindi, il pesce arriverà puntuale il giovedì notte alla banchina di Termoli. "Le richieste sempre in aumento e il fatto che il 60% dei Gruppi di acquisto solidale del centro Italia si rivolgano a noi, dimostrano che puntare sulla sostenibilità alimentare, in un momento di crisi, è una scelta vincente", spiega Mugnano.
E' già in cantiere un nuovo progetto, "Conserve di mare", che entro l'inizio del 2012 offrirà ai Gruppi di acquisto scatolette di tonno sostenibili e barattoli di 'pesce dimenticato' tutto da riscoprire, conservati in olio d'oliva e realizzati grazie ad alcune cooperative di pescatori.
Per provare, basta rivolgersi al gruppo di acquisto più vicino e scegliere tra le proposte illustrate sul sito www.fishbox.it, dove è possibile consultare una tabella delle stagionalità in cui viene indicato che tipo di pesce trovare in un certo periodo dell'anno. Per esempio, da settembre a gennaio ci sono le alici, i calamaretti abbondano tra gennaio e febbraio e i calamari da settembre a dicembre; per i gamberetti rosa il periodo migliore è da marzo a giugno, per le mazzancolle da settembre a dicembre.
Inutile pretendere nasello e pannocchie ad aprile o il rombo a giugno. In caso contrario, probabilmente quel pesce viene da mari lontani ed è stato nelle celle frigo di piattaforme, mercati generali, pescherie e centri commerciali, perdendo valori nutrizionali e, contemporaneamente, contribuendo all'inquinamento. Nei Fish Box, invece, si trova solo pesce locale e di stagione, pescato con tecniche tradizionali. Non si troverà mai pesce a rischio estinzione, novellame (pesci allo stadio giovanile impiegati per ripopolamenti) e pesce sotto taglia.
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venerdì 9 settembre 2011

Dop, Igp, Stg: l'Italia al top in Europa per la qualità

Roma, 9 set. - (Adnkronos) - Anche nel 2010 l'Italia si conferma primo Paese europeo per numero di riconoscimenti conseguiti: sono infatti 219 i prodotti Dop, Igp e Stg riconosciuti dall'Ue (25 in più rispetto al 2009). Di questi, 213 risultano attivi. Lo rileva l'Istat.
I settori con il maggior numero di riconoscimenti sono gli ortofrutticoli e cereali (84 prodotti), gli oli extravergine di oliva, i formaggi (entrambi 40) e le preparazioni di carni (33). Le carni fresche e gli altri settori comprendono, rispettivamente, 3 e 19 specialità.
Nel 2010 gli operatori sono 84.587, in aumento del 3,0% rispetto al 2009. Di questi, il 92,2% svolge esclusivamente attività di produzione, il 6,0% solo trasformazione e il restante 1,8% effettua entrambe le attività. I produttori (79.536 unità, +2,7% rispetto al 2009) sono concentrati soprattutto nei settori dei formaggi (32.432), degli oli extravergine di oliva (19.891) e degli ortofrutticoli e cereali (16.499).
I trasformatori (6.574 unità, +8,4% rispetto al 2009) sono presenti prevalentemente nella lavorazione dei formaggi (1.699), degli oli extravergine di oliva (1.641) e delle carni fresche (949). Nel 2010 entrano nel sistema delle certificazioni 10.240 nuovi operatori (9.374 produttori e 1.197 trasformatori), che compensano l'uscita di 7.773 operatori (7.265 produttori e 688 trasformatori).
Al 31 dicembre 2010 il 52,2% delle aziende agricole è localizzato in sole tre regioni, Sardegna, Toscana e Trentino-Alto Adige. Le produzioni di qualità sono più diffuse nelle aree collinari e montane del Paese, con il 46,5% dei produttori in collina e il 27,7 in montagna.
A livello territoriale si registra un progressivo rafforzamento dei prodotti di qualità nelle regioni meridionali.
"I prodotti italiani di qualità protetti dal riconoscimento comunitario hanno sviluppato un fatturato al consumo superiore ai 9 miliardi di euro dei quali circa 1,5 miliardi realizzati sui mercati esteri attraverso l'esportazione". E' quanto stima la Coldiretti per il 2010 in occasione della pubblicazione del rapporto Istat ''I prodotti agroalimentari di qualità Dop, Igp e Stg'' che certifica la leadership italiana in Europa con 229 riconoscimenti di prodotti a Denominazione di origine (Dop), Indicazione geografica protetta (Igp) e Specialità tradizionali garantite (Stg).
"Ad aumentare -sottolinea la Coldiretti - è anche il fatturato realizzato grazie soprattutto alle buone performance ottenute da prodotti più rilevanti economicamente". "Tra i singoli prodotti positive - continua la Coldiretti - sono soprattutto le performance di quelli a denominazione di origine come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano che mettono a segno un aumento record del 26 per cento sui mercati mondiali, ma anche il prosciutto di Parma che ha ottenuto nel 2010 il miglior risultato di sempre con un rilevante effetto traino per l'intero settore".
"In Cina il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano -prosegue la confederazione degli imprenditori agricoli- sono aumentati del 162 per cento, nonostante la tradizionale opposizione al consumo di prodotti lattiero-caseari da parte dei cittadini asiatici. Formaggi e salumi sono i settori dove i prodotti a denominazione di origine italiani realizzano il fatturato più rilevante mentre in numero a prevalere nei riconoscimenti ci sono nell'ordine gli ortofrutticoli, i formaggi, i salumi, gli oli di oliva e i prodotti della panetteria".
"A frenare la diffusione del Made in Italy a denominazione è la proliferazione dei prodotti alimentari taroccati all'estero che -precisa la Coldiretti - sono causa di danni economici, ma anche di immagine. Il rischio reale è che si radichi nelle tavole internazionali un falso Made in Italy che toglie spazio di mercato a quello autentico e banalizza le specialità nostrane frutto di tecniche, tradizioni e territori unici e inimitabili. Si stima che il falso Made in Italy alimentare all'estero valga 50 miliardi di euro e riguarda i prodotti più rappresentativi".
"E' il caso - spiega la Coldiretti - dei formaggi tipici dove il Parmesan è la punta dell'iceberg diffuso in tutto il mondo , dagli Usa all'Australia, ma ci sono anche il Romano , l'Asiago e il Gorgonzola prodotti negli Stati Uniti dove si trovano anche il Chianti californiano e inquietanti imitazioni di soppressata calabrese, asiago e pomodori San Marzano 'spacciati' come italiane. E in alcuni casi sono i marchi storici ad essere 'taroccati' come nel caso della mortadella San Daniele e del prosciutto San Daniele prodotti in Canada".
"I Paesi dove sono più diffuse le imitazioni sono Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti dove - denuncia la Coldiretti - appena il 2 per cento dei consumi di formaggio di tipo italiano sono soddisfatti con le importazioni di formaggi Made in Italy, mentre per il resto si tratta di imitazioni e falsificazioni ottenute sul suolo americano con latte statunitense in Wisconsin, New York o California". "Ma a preoccupare sono anche - conclude la Coldiretti - le tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso Made in Italy è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita".
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sabato 27 agosto 2011

Lumache di terra, dalla tradizione alle ricette da top chef


Roma, 27 ago. (Ign) - Aveva visto lungo la ''Lumachella de la Vanagloria'' di Trilussa che guardando la propria ''bava'' disse ''già capisco che lascerò un'impronta ne la Storia''. Tra antiche sagre e nuove blasonate creazioni culinarie, ancora oggi, la lumaca di terra, prodotto antico della gastronomia italiana, conquista un posto d'onore sulle nostre tavole.
Antonello Colonna, chef dell'esclusivo Open Colonna a Roma, spazio gastronomico del Palazzo dell'Esposizioni, spiega che la lumaca "appartiene alla categoria di prodotti legati alla tradizione''. La sagra della lumaca, racconta a Ign testata on line del Gruppo Adnkronos, ''è tra le più antiche''. ''Roma - spiega - vanta una grande tradizione, quella della ‘lumacata’ che si tiene il giorno di San Giovanni, il 24 giugno". In quei giorni, "dopo dei periodi piovosi - racconta lo chef - si raccolgono infatti le lumache che escono fuori”.
E i momenti della raccolta si fondono con quelli della gastronomia. Così la ricetta classica: ''Si fanno spurgare, cioè si mettono in un piccolo recinto, qualcuno aggiunge della lattuga in modo che loro mangino e si purifichino il ventre e poi vengono cucinate''. Si fa il ''soffritto aglio, olio e peperoncino, si aggiunge del pomodoro, si fa sbollire per 10, 15, 20 minuti, e poi si immergono le lumache. Così la carne della lumaca, che è abbastanza grassa, si unisce alla salsa in un intingolo da ‘scarpetta''', assicura Colonna. Lui stesso propone piatti con le lumache per delle "serate a tema" su richiesta del cliente.
Filippo La Mantia ha una personale ricetta che presenta anche nella carta del suo ristorante al primo piano dell'hotel Majestic a Roma. "Io ho una ricetta che faccio con le lumache biologiche della Val di Noto dove ci sono allevamenti straordinari. Io preparo questo ragù di lumaca con pesto di limone, prezzemolo, capperi e basilico", racconta a Ign il cuoco siciliano. Ma come reagiscono i clienti a questa proposta culinaria? ''Ovviamente bisogna consigliare loro di provare - osserva -. I curiosi ci sono. E la lumaca riscuote un successo straordinario, inoltre viene prima fatta al vapore quindi diventa morbida poi viene passata in tegame con tutti i profumi''.
Anche in Sicilia la lumaca ha una lunga storia. ''E’ una tradizione antichissima e popolare, nata nei quartieri poveri. Era un rito mettersi in strada... Ancora oggi nei mercati c’è il venditore con una zuppiera enorme piena di lumache con prezzemolo e aglio cotte in tegame nei pentoloni e la gente va a comprare 'coppettini' pieni di lumache e mangia mentre cammina oppure si siede e mangia lumache e pane caldo''. Questo alimento, prosegue lo chef, "viene consumato per le feste patronali soprattutto in estate, quando vengono raccolte le lumachine fra i cespugli, in giro nelle campagne, e vengono servite con il prezzemolo, l’aglio che - precisa - io ovviamente non uso (niente soffritti nella sua cucina, né aglio e cipolle, ndr)''. Insomma ''tutte tradizioni con cui siamo nati e cresciuti''. Tanto da entrare a far parte del linguaggio colloquiale. ''Giochiamo sempre con il termine ‘lu crastuni’, che sono le lumache grosse che escono quando piove che hanno corna lunghissime. Così per dire ‘cornuto’ a uno noi lo soprannominiamo ‘crastuni’'', spiega La Mantia.
Per chi volesse accostarsi ad un gusto nuovo e per gli appassionati del genere l’appuntamento è a Cherasco, Cuneo, per il Festival della Lumaca che si terrà dal 17 al 19 settembre prossimi nell’ambito del 40esimo Incontro Internazionale di Elicicoltura (allevamento della chiocciola). Tra frittate, paté, spiedini la lumaca sarà la regina delle tre giornate gastronomiche.
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lunedì 15 agosto 2011

I senatori pranzano con pochi euro, poverini...''.


Roma, 11 ago. (Adnkronos) - Il pranzo alla buvette a 1,50 euro? ''Poverini. Hanno troppe spese, almeno su questo possono risparmiare, su''.
Il popolo di Facebook ironizza sui prezzi del menù offerto al Senato, una realtà svelata dal deputato dell'Idv Carlo Monai. Ma c'è anche chi si indigna: ''facciamo sentire il nostro disgusto contro l'ultima 'vergogna' messa a segno dalla 'casta' di Palazzo Madama: il pranzo alla buvette dei senatori costa 1 euro e 50''.
E c'è anche chi commenta: ''semplicemente disgustoso.....Ma quanto rimborsa poi lo Stato per ogni pranzo alla società che gestisce la buvette per ogni pranzo?''.
Tra gli utenti del social network si registra un misto tra sarcasmo ed incredulità. Non manca chi si dice semplicemente ''senza parole''. Altri navigatori stilano l'elenco dei prezzi: ''Pasta al ragù, 1 euro e 50; roast beef, 2 euro; birra, 1,60; caffè, 42 centesimi; pasticcino, 0,46; aperitivo o ammazzacaffè, 0,93. E poi ancora, spremuta, 92 centesimi; panino col prosciutto, 1,17; tramezzino, 96 centesimi; cappuccino, 58; tè con fette biscottate, 84 centesimi. Mensa dei poveri? Trattoria popolare di un bassofondo urbano? No, buvette del Senato'', viene spiegato.
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Anguria, il frutto dell'estate


Anguria, la regina dell’estate, ha fatto il suo timido ingresso con la spesa del mese di luglio e ora trova conferma con il mese di agosto. Come moltissima della frutta della verdura del mese precedente.
Il frutto rosso e succoso è un antiossidante perfetto, oltre a contenere tantissima acqua (quasi il 90%) necessaria per la nostra idratazione corporea. Ricca di fruttosio naturale, vitamina A, vitamina C e potassio, è un frutto originario dell’Africa ma negli anni ha preso piede anche qui da noi e viene spesso impiegato nelle diete grazie al suo basso contenuto calorico.
Per riconoscere una buona anguria è indispensabile osservare la buccia che dovrà apparire ben tesa: le classiche striature dovranno risultare allargate e battendo con le nocche dovrà produrre un suono di rimando nitido a dimostrazione di una polpa soda e compatta. Per sicurezza rivolgetevi sempre al vostro fruttivendolo di fiducia, magari direttamente al produttore di zona per abbattere costi legati alla distribuzione e al viaggio di trasporto. Una piccola gita in qualche fattoria, filiera o da qualche coltivatore locale assicurerà l’acquisto di prodotti sani, privi di diserbanti e prodotti chimici.
La presentazione classica dell’anguria prevede che venga tagliata a fette e servita dopo cena, senza aggiunta di condimenti vari. Oppure in spiaggia come merenda o break rinfrescante in una giornata assolata, o nella classica macedonia estiva, con pesche e melone. Eppure l’anguria si presta alla creazione di ricette divertenti e originali, piene di gusto e sapore. ad esempio come antipasto: con mozzarelle, cipolla cruda e basilico; oppure con pimosale, songino, noci e pomodoro verde. La ricetta ce l’ha ispirata questo sito.
Con il frutto dolce si possono realizzare gustosi frullati, insalate di stagione, spiedini croccanti con menta, uvetta, pinoli e caramello. Magari alternando al frutto cetrioli, feta e pomodori. Dall’anguria si può ottenere un’ottima granita, utilizzando 250 gr di zucchero, 250 ml di acqua e del succo di mezzo limone. Create uno sciroppo sciogliendo a fuoco lento acqua e zucchero insieme. Frullatelo freddo con la polpa dell’anguria e il succo di limone. Versate il tutto in un recipiente rettangolare dai bordi bassi, magari di plastica, e disponete in freezer per circa 2 ore. Miscelate saltuariamente con l’ausilio di una spatola ogni mezz’ora, quindi servite in coppe ghiacciate.
Con l’anguria è possibile realizzare un dissetante gelato completamente naturale. Questi gli ingredienti di base: 600gr di polpa di anguria senza semi, 65gr di zucchero di canna e 15 gr di glucosio (meglio però aggiungere altri 80gr di zucchero di canna), 50gr di acqua, il succo di mezzo limone, 100gr di panna vegan (in alternativa 70gr di panna e 30gr di latte vegan). Frullate il tutto con il frullatore a immersione e versatelo nella gelatiera. E se non si ha la fortuna di possedere la gelatiera sostituite la panna con l’albume montato perfettamente a neve, oppure con lo yogurt. Quindi riponete in freezer in una vaschetta di plastica, o negli stampi per ghiaccioli, e servite freddo accompagnato da scaglie di cioccolato amaro. Buona degustazione.
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sabato 13 agosto 2011

Il pranzo di Ferragosto è veloce e chic.


Roma, 14 ago. - (Ign) - Al mare, al lago o in montagna, in famiglia o con amici, tutti a tavola per il grande pranzo di Ferragosto. Ma cosa preparare? Sicuramente piatti freschi, sfiziosi e soprattutto veloci per ricavare più spazio al relax, magari con un aperitivo in mano prima di gustare le prelibatezze estive da tavola. Ecco allora un'idea per un finger food di grande effetto. Ad offrirla è Alessandro Circiello, chef di Rai Due.
"Le mode gastronomiche ormai impazzano. E da mode, sempre più spesso, diventano vere e proprie abitudini. Al finger food sta accadendo più o meno questo - spiega a IGN, testata online del Gruppo Adnkronos, il cuoco amato dal pubblico de 'I Fatti Vostri', in onda su Rai Due -. Non è ancora la pratica corrente di tutti i pasti domestici, ma potrebbe diventarlo. Il nome spiega già tutto: finger food, letteralmente significa 'cibo da dita', è una nuova tendenza inglese d'importazione, un modo nuovo e veloce per mangiare, il tutto rigorosamente con le mani".
"Ma in questo caso - aggiunge il talento della cucina italiana (nel 2010 si è aggiudicato il premio Solidus come Migliore Chef dell'anno) -, è la vista che prima di tutto vuole la sua parte. Mangiare con gli occhi, dunque. Si viene attratti alla vista, perché le pietanze del finger food hanno come caratteristica imprescindibile quella di essere sfiziose, colorate, belle. Insomma, capaci di vincere la ritrosia di molti a usare le mani e abbandonare forchetta e coltello. Poi, se ci pensate, - fa osservare - può risultare persino più comodo. O quantomeno più pratico, anche a casa".
Gli usi sono svariati "dai formaggi con i loro abbinamenti a prodotti composti, utilizzando le tecniche dell'alta ristorazione" ma, avverte Circiello, "non chiamate 'tartine' o 'stuzzichini' ciò che vi troverete a gustare con le mani. Il finger food è ormai una tendenza consolidata e c'è chi ne è diventato un esperto".
Allora largo alle proposte ferragostane e chic di Alessandro Circiello che per il 15 agosto ha pensato come aperitivo 'Bocconcini di salmone marinato al sale'; 'Gazpacho di pomodoro con mozzarella di bufala'; 'Praline al formaggio'.
BOCCONCINI DI SALMONE MARINATO AL SALE
Ingredienti per 4 persone: Salmone fresco in filetti g. 600; Sale g. 300; Zucchero semolato g. 200; Aneto q.b.; Pepe nero in grani q.b.; per l'accompagnamento zucchine, broccoli cimoni, timo
Procedimento: marinare il salmone con gli ingredienti sopra citati, per almeno 30 ore in frigorifero, dopo di che eliminare il sale di marinatura passandolo velocemente in acqua corrente, tagliarlo nella forma desiderata e servire con le verdurine cotte precedentemente che risultino croccanti, ed infine le erbe aromatiche.
GAZPACHO DI POMODORO CON MOZZARELLA DI BUFALA
Ingredienti per 4 persone: per il gazpacho, pomodori ramati rossi g. 500, basilico 1 mazzo, olio extra vergine d'oliva g. 40, cetrioli g. 30, peperone rosso g. 30, pane bianco g. 50, sale q.b. Ovoline di mozzarella di bufala g. 300 insalata lollo q.b.
Procedimento: frullare tutti gli ingredienti sopra citati per il gazpacho, porre in appositi bicchieri, infine spiedinare la mozzarella con l'insalata.
PRALINE AL FORMAGGIO
Ingredienti per 4 persone: ricotta di pecora g. 200, caprino g. 100, mascarpone g. 100, sale q.b., timo q.b., semi di sesamo q.b. menta fresca q.b. olive nere g. 50.
Procedimento: miscelare i formaggi, dare forma di piccole praline con l'aiuto di una sacca da pasticceria, ultimare con olive denocciolate, erbe aromatiche e semi di sesamo.
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